Dare cioccolato ai bambini per calmare un capriccio non è una buona idea: uno studio spiega perché
Molti genitori ricorrono al cibo come mezzo per regolare il comportamento dei propri figli. Non è raro che, di fronte a un capriccio, i bambini vengano calmati con snack o cioccolatini, o che venga promessa una ricompensa più gustosa se finiscono di mangiare una verdura che non gradiscono. Tuttavia, un recente studio ha messo in luce come queste pratiche– apparentemente innocue e, anzi, piuttosto efficaci –,possano avere un impatto negativo sulla relazione dei bambini con il cibo, portando a problematiche che possono minare la stabilità emotiva e la stessa salute fisica.
Il comportamento dei genitori condiziona il rapporto con il cibo
Lo studio, condotto dall'Università della Florida del Nord, si è concentrato sull'influenza che i comportamenti alimentari dei genitori esercitano sul rapporto dei bambini con le emozioni e il cibo, soprattutto durante la prima infanzia. Gli studiosi hanno esaminato quattro pratiche alimentari specifiche adottate dai genitori: l'uso del cibo per regolare le emozioni, l'uso del cibo come premio o punizione, l'alimentazione emotiva (offrendo cibo in situazioni emotivamente cariche, indipendentemente dalla fame) e l'alimentazione strumentale (usando il cibo per incoraggiare comportamenti desiderati).
Quando i genitori utilizzano il cibo come "esca", ad esempio promettendo il cibo preferito a cena ma solo se il bambino finirà i compiti, possono inconsapevolmente insegnare ai figli a legare il cibo non solo alla fame, ma anche alle emozioni. Questo tipo di relazione però distorce quello che dovrebbe essere un sano rapporto con il cibo e potrebbe portare a una serie di abitudini alimentari poco salutari con conseguenze rilevante nel lungo periodo.
Il cibo non può calmare i capricci
Le scelte e le azioni dei genitori giocano naturalmente un ruolo fondamentale nell'educazione dei figli, poiché i bambini tendono a imitare ciò che vedono fare agli adulti. Quando il cibo viene utilizzato come strumento per placare emozioni o stress, i bambini potrebbero imparare a ricorrere al cibo come modalità per gestire i propri sentimenti. Questo fenomeno è noto come "alimentazione emotiva", e si manifesta spesso in episodi di abbuffate come risposta a frustrazione o stress.
Lo studio ha anche esplorato un altro fenomeno correlato ma opposto, una sporta di "alimentazione inadeguata" in cui i bambini tendono al contrario mangiare meno del solito in situazioni stressanti. Mentre l'abbuffata emotiva ha un legame diretto con le pratiche alimentari dei genitori, l'insufficiente apporto nutritivo potrebbe essere una risposta biologica naturale al dolore o al disagio, piuttosto che un comportamento appreso dai genitori.
I possibili rischi
Secondo quanto osservato dai ricercatori, le pratiche alimentari adottate dai genitori non si limitano a influenzare il comportamento alimentare dei bambini nel breve periodo, ma lasciano segni duraturi nel loro rapporto con il cibo. Sembra infatti che il ricorso al cibo come motivatore sia una soluzione a breve termine per facilitare la gestione quotidiana. Tuttavia, l'effetto collaterale di questa strategia è che i bambini diventano più dipendenti dal cibo per gestire le proprie emozioni.
Negli anni, questo può portare a una relazione problematicamente disfunzionale con il cibo, in cui il mangiare non è più un atto legato alla necessità fisica, ma una risposta emotiva. I bambini che crescono in un ambiente dove il cibo viene usato come ricompensa o punizione potrebbero avere difficoltà a sviluppare una consapevolezza sana del cibo, compromettendo la loro capacità di riconoscere il senso di fame autentico rispetto a quello emotivo.
Molto meglio dunque, chiariscono gli esperti, promuovere una relazione sana con l'alimentazione, insegnando ai bambini a mangiare per necessità e non per conforto emotivo ed educandoli e emozioni in modi alternativi, con il gioco o con il dialogo. Nell'immediato sembra la strada più complicata, ma è anche quella che garantisce uno sviluppo sano ed equilibrato degli adulti di domani.