Dal contante al denaro digitale: come cambia l’educazione finanziaria per i giovani? I consigli degli esperti

Un tempo c’erano le monetine nel salvadanaio, le banconote piegate con cura nel portafoglio e la rituale “paghetta” settimanale consegnata a mano. Oggi, con la progressiva scomparsa del contante, anche questi piccoli gesti stanno svanendo. Ma insieme a loro rischia di dissolversi anche la percezione concreta del denaro: per molti ragazzi, il denaro non si guadagna né si tocca, si "clicca". E imparare a gestirlo diventa un’impresa più astratta che reale.
Nell’era del denaro invisibile, insegnare ai figli a gestire le proprie finanze diventa una sfida del tutto nuova. Un recente sondaggio condotto da Greenlight, una piattaforma statunitense che promuove l’educazione finanziaria tra i più giovani, ha messo in luce un cambiamento significativo: nel 2024 gli adolescenti coinvolti dall'indagine hanno speso più di 130 milioni di dollari sui siti di vendita di prodotti online. Cifre che segnalano una tendenza sempre più marcata verso la spesa digitale e d’impulso, spesso guidata dalle mode virali e, soprattutto, da un accesso immediato ai pagamenti.
Secondo gli autori del sondaggio, però, quello che potrebbe sembrare un semplice effetto dei tempi moderni non è affatto privo di conseguenze. L’assenza di una valuta "fisica", unita alla graduale scomparsa della tradizionale paghetta, rischia infatti di ridurre nei bambini la percezione del valore del denaro, rendendo più difficile comprendere che anche i soldi digitali sono risorse limitate, da gestire con attenzione per non vederli svanire troppo in fretta.
Parlare di soldi sin da piccoli
Secondo uno studio pubblicato nel 2024 da Empower, il 60% dei genitori intervistati ritiene che avrebbe dovuto dare più importanza all’educazione finanziaria dei propri figli. Non a caso, l’82% crede che la responsabilità cominci in casa, già dall’infanzia: le abitudini sul denaro si formano infatti già a partire dai cinque anni.

Secondo alcune testimonianze raccolte dal sito americano Parents, infatti, la scelta di far capire ai bambini il valore dei soldi fin dagli anni della scuola elementare si è spesso dimostrata molto efficace per crescere figli che, pur senza diventare gretti taccagni da racconti dickensiani, hanno ben compreso la necessità di guadagnarsi le proprie risorse e gestirle con oculatezza. Tansley Stearns, Presidente e CEO della Community Financial Credit Union, ha ad esempio convinto la figlia di 14 anni a lavorare come babysitter per pagarsi tutti gli extra: "Così ha imparato a fare scelte, a sacrificarsi e a bilanciare l'opportunità di guadagnare lavorando con il tempo libero, con gli amici e il relax", ha spiegato Stearns. "Queste sono competenze che durano tutta la vita, essenziali per una vera educazione finanziaria".
Piccoli gesti, grandi abitudini
Secondo i dati raccolti dal sondaggio, la stessa maggioranza di bambini e adolescenti crede che avere competenze finanziarie sia fondamentale per raggiungere i propri obiettivi di vita. E i genitori restano la fonte più fidata da cui imparare.
Per gli esperti, una delle possibili chiavi per facilitare l'educazione finanziaria senza dover attendere l'intervento della Scuola (che comunque in molti casi risulta lacunoso e poco incisivo) è rendere il denaro parte della conversazione quotidiana. Ovviamente questo processo non deve tradursi in una colpevolizzazione della spesa – i bambini non devono sentirsi in colpa quando un genitore compra loro un giocattolo – tuttavia stabilire insieme il budget per una cena fuori o per i fumetti da acquistare durante il mese può, per esempio, rappresentare un’occasione concreta per insegnare ai piccoli i principi di una gestione economica ponderata.

Altri suggerimenti efficaci possono essere insegnare il principio del "pagare prima se stessi" – mettere da parte anche solo una piccola somma prima di spendere il resto – e fare ampio ricorso ai momenti di gioco per trasmettere dei messaggi educativi: inventare piccoli passatempi che stimolino i bambini a risparmiare delle risorse – come il classico Monopoly o l'organizzazione di una vacanza immaginaria – può infatti essere molto formativo. Lo stesso gioco simbolico in cui i piccoli fingono di svolgere delle professioni può prevedere interessanti meccanismi di ricompense e gestione di guadagni fittizi. Dopotutto, con il giusto approccio educativo — fatto di autonomia, concretezza e coinvolgimento attivo — la generazione che paga con lo smartphone può diventare davvero la più consapevole e responsabile di sempre.