Da settembre gli alunni francesi delle medie dovranno mettere i cellulari sottochiave a scuola

Misure sempre più severe, da settembre di quest'anno, attendono gli studenti francesi che frequentano le scuole medie, riguardo l'uso dei cellulari in classe. Non solo non potranno usarli ma per assicurarsi l'astensione totale dallo schermo, i loro docenti avranno il potere di raccoglierli e metterli tutti sottochiave, fino al concludersi delle attività scolastiche.
Dal divieto ai cellulari sottochiave
Era il 2018 quando per volere del Presidente francese Macron, gli studenti francesi che frequentavano le scuole elementari e medie dovevano, appena oltrepassato il portone della scuola spegnere il proprio cellulare e non utilizzarlo più fino a quando non sarebbero tornati a casa propria, nemmeno durante la ricreazione. Il Ministro dell'educazione di allora, Jean Michel Blanquer, aveva affermato che si trattava di una manovra volta a tutelare la salute dei più piccoli, gravemente compromessa dall'utilizzo degli smartphone.
Un problema rimaneva però, dal momento che i bambini e i loro zaini non potevano in alcun modo essere perquisiti dagli insegnanti.
La soluzione sta per arrivare, come si legge sul The Guardian, dal prossimo settembre gli studenti, prima di entrare in classe dovranno mettere sottochiave i loro telefonini e li potranno riprendere, solo prima di uscire, dopo il suono dell'ultima campanella. Élisabeth Borne, attuale Ministra dell'educazione francese ne ha spiegato le motivazioni: "L'utilizzo degli schermi è considerato sempre più nocivo per i minori, questa misura dunque è essenziale per salvaguardare il benessere e il successo a scuola dei bambini".
Il progetto pilota e la scuola italiana che lo mette in atto
Prima di apporre nelle scuole francesi delle teche o degli armadietti in cui i cellulari rimarranno sottochiave senza indurre in tentazione gli studenti, 100 istituti hanno aderito a un progetto pilota che metteva in atto questa nuova strategia.
I piccoli studenti hanno inserito i loro cellulari in una scatola o in armadietti elettronici in grado di sbloccarsi solo al coincidere del suono dell'ultima campanella, obbligandosi dunque a una pausa digitale forzata. I benefici in soli sei mesi sono stati immediati, come riporta Borne al The Guardian: "C'è stato grande sostegno da parte di genitori e insegnanti e il clima nella scuola è migliorato, gli studenti socializzano di più, si concentrano con maggiore facilità e sembrano più interessati all'esercizio fisico". La Ministra ha spiegato che l'intervento è necessario in un Paese che, secondo i dati statistici vede un giovane trascorrere mediamente 5 ore online quotidianamente e solo 3 ore alla settimana sui libri.
L'esperimento delle teche per i cellulari è stato messo in atto anche in Italia, presso il liceo statale Alessandro Volta di Torino dove a seguito dell'emanazione della circolare 46 dell'Istituto, gli studenti del biennio hanno dovuto accettare di inserire i loro telefonini, ma anche tablet o smartwatch, in teche dagli scomparti numerati chiuse a chiave e riaperte solo alla loro uscita da scuola. Il motivo? Come si leggeva nel testo della circolare, i cosiddetti "primini" al posto di socializzare tra i corridoi o i banchi di scuola venivano completamente assorbiti dagli schermi, finendo per provare una profonda solitudine.
Rimane da chiedersi se proibire è il metodo educativo giusto, o da domandarsi quanto siano dipendenti dagli schermi i ragazzi di oggi, da non riuscirsene a staccare se non quando questi oggetti sono tenuti sottochiave dagli adulti.