“Da quando è nato mio figlio non so più chi sono, se non la mamma di Edo”: la storia di Marika
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Ha gli occhi lucidi e stanchi, la voce tremante e inizia subito mettendo in chiaro una cosa: "A gennaio è nato mio figlio e io lo amo moltissimo", Marika Gianessi, una giovane mamma di 25 anni. Subito dopo quell'affermazione, però, in un video diventato virale su TikTok, continua con un "ma" dietro al quale si nascondono i silenzi di tutte quelle donne che, a causa di una narrazione della maternità sempre e solo rosea, si sentono le sole al mondo a dubitare di loro stesse, delle loro scelte e a non essere sempre felici.
"Da quando è nato mio figlio so cosa è bene per lui ma ho dimenticato cosa è bene per me. Non so più chi sono, se non la sua mamma" dice con timore, scatenando 858 commenti a quel video registrato alla buona, e quasi 160.000 visualizzazioni che le hanno fatto capire che forse la maternità è davvero difficile per tutte le donne.
A noi di Fanpage.it ha raccontato, senza filtri, l'esperienza più bella e più dura della sua vita, diventare mamma ma rimanere una donna, anche quando ha visto il suo contratto determinato stracciarsi perché incinta o quando ad un colloquio di lavoro l'esistenza di suo figlio le è stata fatta pesare.
Gianessi ha smontato molti dei falsi miti legati alla maternità, dall'amore istantaneo che si dovrebbe provare al primo sguardo con il proprio bambino, ad una vita facile e serena di coppia fin dal primo giorno a casa con il piccolo. In questa narrazione tanto vera da scardinare ogni convinzione, una sola cosa non è crollata mai, l'amore smodato per il suo bambino: "Se rifarei tutto? Certo! Mio figlio è la parte migliore di me, non la immagino nemmeno la vita senza di lui".
Come è stato scoprire di aspettare il tuo bambino?
Per me scoprire di aspettare un bimbo è stato da un lato meraviglioso, dall’altro fonte di moltissime paure e dubbi. Mi sono chiesta se io questo bambino lo volessi davvero, se davvero fossi pronta a crescerlo e mi sono anche domandata perché l’avessi cercato e fosse arrivato così presto. Avevo un contratto a tempo determinato in scadenza a luglio ed era maggio quando il test è risultato positivo, ho perso così la possibilità che si tramutasse in un contratto indeterminato, più sicuro per la nostra famiglia e in quel momento mi sono domandata perché il mio bimbo, tanto voluto, fosse arrivato così in fretta.
Sei molto giovane rispetto alla media delle mamme italiane, qualcuno ti ha mai giudicata per questo?
Sì, prima fra tutte mia madre, che mi ha avuta a 22 anni e mi ha messa in guardia dicendomi che ero giovane e che avrei potuto fare tantissime cose prima di diventare madre. Mi ha chiesto di riflettere se un bambino fosse la cosa giusta per noi, in quel momento, anche pensando alle nostre condizioni economiche. C’è da dire che io non mi sono lasciata scoraggiare, sono sempre stata una persona molto indipendente e poco influenzabile.
Molti ti mettevano in guardia su quanto sarebbe stato complesso crescere un figlio, è stato doloroso?
Sì molto, in quel momento mia madre è stata sia la mia migliore amica che la mia peggior nemica, mi ripeteva spesso che sarebbe stato complesso crescere un figlio, dandomi consigli anche su come e quanto tenerlo in braccio o allattarlo. Io ricordo che piangevo tantissimo per il nervoso dato dal non riuscire ad esprimere il mio punto di vista.
Nel video che hai pubblicato sui social hai detto “Non è nato solo mio figlio, ma anche io come madre”. Ci spieghi questa frase?
Io sono nata come madre, insieme a mio figlio, semplicemente perché prima non lo ero. Da quel momento in poi, come per lui anche per me è stato tutto una prima volta. Io mi sono sempre molto informata sulla maternità, ma ho scoperto tenendo in braccio mio figlio che non si è mai davvero pronti.
Cosa hai provato la prima volta che hai stretto il tuo bimbo tra le braccia?
Innanzitutto voglio dire che la favoletta del “Appena guardi tuo figlio senti un amore immenso” per quanto mi riguarda è appunto una favola. Ho sentito un senso di pace, quando mi hanno appoggiato mio figlio sul petto, perché finalmente erano finiti i terribili dolori del travaglio e del parto. Il giorno seguente, invece, quando il mio corpo ha iniziato a metabolizzare un po’ quel dolore tremendo, ho capito di essere diventata mamma e guardando il mio bimbo mi sono commossa. Ma il primo sguardo con mio figlio non è stato in alcun modo determinante per la nostra relazione, forse perché sono una persona molto razionale.
Come è stato il periodo post-partum?
È stato ed è tutt’ora un momento molto difficile, per me, per il mio compagno e per la nostra coppia. Ricordo che la prima cosa che abbiamo fatto io e il mio compagno quando siamo arrivati a casa è stata litigare. Perché io ho avuto grossi problemi con l’allattamento al seno in ospedale, un’ostetrica mi ha quindi consigliato il tiralatte che io in casa non riuscivo a trovare e che una volta trovato non si è rivelato subito la soluzione, perché dal mio seno dolorante usciva sangue. Ricordo di essere scoppiata a piangere, di essermi sentita sola e incompresa e di aver gettato questa rabbia e frustrazione su di lui. Tutt’ora ci sono tanti momenti in cui mi sento molto triste, non posso definirla depressione post-partum, perché non mi è mai stata diagnosticata, parlo piuttosto di un prolungamento del baby-blues.
Tu hai detto che non sai più chi sei tu: in che modo ci si mette in secondo piano quando nasce un figlio?
In tutto, cambiano proprio le priorità, ogni cosa che faccio la faccio insieme a mio figlio, ho dovuto imparare ad adattarmi ai suoi orari, a scegliere dove andare in base alle sue esigenze. Ho scoperto così di funzionare in base a mio figlio, ciò che tutti mi dicevano di non fare, spiegandomi che avrei dovuto adattare la sua vita alla mia.
Qualcuno ti aveva preparata a questa tristezza sperimentata nel post-partum?
Assolutamente no, al corso pre parto citavano alcune tematiche ma brevemente. Io mi sono molto informata sui social, tirando un sospiro di sollievo quando qualche mamma raccontava di un periodo difficile dopo la nascita di un figlio. Per questo ho deciso di fare lo stesso anche io, di raccontare che è normale che a volte ci siano dei momenti in cui sembra di non volerlo più il proprio bambino, seguiti da attimi in cui ci si sente tremendamente in colpa e a poco a poco si razionalizza pensando che senza il proprio bimbo non si esisterebbe più. Il problema è che se nessuno lo dice le neo-mamme finiscono per sentirsi tremendamente sole.
“Vivere mio figlio due ore al giorno per guadagnare uno stipendio da fame” è una delle frasi che dici nel tuo video per te è difficile essere mamma e lavoratrice?
Vorrei potertelo raccontare cosa significa essere mamme e lavoratrici ma non posso, perché a luglio 2023 quando sono rimasta incinta non mi hanno rinnovato il contratto. Non ho mai smesso di cercare lavoro ma da quando sono diventata mamma sembra una missione impossibile. Ai colloqui vengo valutata come madre e non come donna lavoratrice, mi fanno domande al limite della legalità, ricordandomi che la malattia di un figlio, secondo loro non è importante quanto una giornata di lavoro.
Hai paura di questa tua situazione lavorativamente instabile con un bimbo piccolo?
Sì, io e il mio compagno stiamo facendo i salti mortali per far quadrare i conti, non abbiamo nemmeno una casa di proprietà, per ora. È difficile, ho la naspi, ma è commisurata al mio stipendio di prima che non era sostanzioso.
Pensavi che sarebbe stato così difficile fare la mamma?
No, da bambina pensavo che diventare mamma sarebbe stato bellissimo, crescendo ho continuato a pensarlo perché ho sempre amato i bambini e ho lavorato come educatrice nelle scuole. Pensavo che questo amore smodato sarebbe stato sufficiente anche da mamma, invece no, è tutto molto più complesso.
Al netto di quello che ci siamo dette, ti faccio una domanda un po’ scomoda: rifaresti tutto?
Sì, tutta la vita. Mio figlio è la parte migliore di me, nonostante pianga sempre, non riesca a stare staccato da me, nonostante non mi faccia dormire da mesi e abbia sconvolto la vita di coppia mia e del mio compagno. Il mio bimbo è insostituibile, non tornerei mai, per nulla al mondo alla vita di prima.