video suggerito
video suggerito

“Da quando è nata mia figlia per gli altri non esisto più”: lo sfogo di una mamma

Alli Kushner è una donna che ha raccontato il processo di “mammificazione” a cui viene sottoposta da prima che desse alla luce una nuova vita. In ogni ambito viene sempre e solo chiamata “mamma”.
A cura di Sophia Crotti
0 CONDIVISIONI
depressione post-partum
Immagine di repertorio

Alli Kushner è una mamma che ha condiviso il suo malessere, ogni giorno più acuto, da quando ha dato alla luce la sua bambina. "Appena uscita dalla sala operatoria un'infermiera mi ha chiesto ‘mamma, qual è la tua data di nascita?" ha raccontato la donna all'Huffpost, spiegando che essere definita mamma e non più chiamata con il suo nome l'ha fatta sentire trasparente, o meglio, inesistente se non in relazione di sua figlia.

Le donne diventano madri e nient'altro

In un lungo articolo scritto per la testata Kushner ha raccontato che le è sembrato di perdere la propria identità ancora prima di partorire suo figlio. "Mi è bastato capire, confrontando diversi test di gravidanza e presentandomi poi dalla mai ginecologa, che non sarei più stata io". Il medico ha iniziato infatti un processo di infantilizzazione che mai l'avrebbe abbandonata chiedendole come stesse la mamma, e non la paziente. La situazione è continuata quando in sala parto, mentre il suo corpo si contorceva a causa dei dolori del parto, il medico le diceva "Brava mamma, sei stata bravissima" dichiarando a chi l'aspettava fuori da quella sala che "la mamma sta benissimo".

Kushner che era stata nella vita "dottoressa" quando si era laureata e "professionista" quando ha trovato lavoro, in un attimo si è trovata ad essere semplicemente una madre, agli occhi di tutti. Il processo di "mammificazione" è continuato nel tempo, quando a scuola le insegnanti dei suoi figli definivano ogni donna come "la mamma di…". "Mi sono accorta che per una settimana intera nessuno aveva pronunciato il mio nome e mi sono messa a pronunciarlo io stessa".

I sensi di colpa che ne derivano

Kushner ha spiegato di sentirsi molto in colpa quando al solo nome "mamma", pronunciato da un estraneo, o da chi la conosceva anche prima che lo diventasse, al posto di commuoversi si arrabbiava molto. "Mi sembra come se non riuscissi a superare il test per essere una brava mamma, avrei solo dovuto essere me stessa e invece volevo tornare ad essere quella di prima che nascesse mio figlio". Ad un certo punto, parlandone con la sua terapeuta, ha anche iniziato a definire una serie di strategie per risolvere questo suo dissidio interiore che ha deciso di condividere per spiegare a tutte le donne che non sono loro ad essere sbagliate, ma la società ad esserlo quando le definisce solo come madri.

  • L'etichetta immaginaria: Kushner cosiglia alle madri di immaginare di avere un'etichetta con il proprio nome e cognome appesa alla fronte mentre chi hanno davanti le apostrofa come madri.
  • Presentarsi sempre formalmente: la donna suggerisce di non perdere occasione per presentarsi con nome e cognome, anche se non è la prima volta che si incontra un professionista solito apostrofare le donne con il nome "mamma".
  • Fingersi confuse: "Quando entrate dal pediatra e questo vi chiede ‘come sta la mamma' rispondete lui ‘chi la mia?'" secondo la donna questo metterà il professionista in imbarazzo e gli permetterà di comprendere il proprio malessere.
  • Rispondere con la stessa moneta: "La cassiera vi chiama mamma? Voi chiamatela "cassiera" e il gioco è fatto".
0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views