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Crolli emotivi dei figli: i consigli degli esperti per riconoscerli e gestirli

Per i genitori, comprendere che i “crolli” dei figli sono parte del loro processo di crescita può rendere questa fase più gestibile e positiva. Anche se alcune sfide sono inevitabilmente stressanti, esse possono contribuire a sviluppare la resilienza e a costruire un’identità forte e consapevole. Per questo è importante che madri e padri sappiano come supportare i propri ragazzi in questa delicata tappa di crescita.
A cura di Niccolò De Rosa
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Figli e crolli emotivi

I crolli emotivi sono fenomeni molto comuni tra i ragazzi, specialmente durante l’adolescenza, un’età caratterizzata da profondi cambiamenti fisici ed emotivi. Tra ormoni in subbuglio, pressioni scolastiche e influenze sociali, è facile che gli adolescenti si trovino in difficoltà. Tuttavia, quando crisi e burnout diventano una risposta abituale ai grandi e piccoli problemi della vita, è  bene che i genitori intervengano per aiutare i figli a sviluppare una migliore regolazione emotiva.

Perché gli adolescenti crollano

La psicoterapeuta Kristie Tse, esperta in salute mentale, ha recentemente spiegato sul sito Parents come le principali cause dei tracolli emotivi dei giovani siano da ricercare in fattori come le pressioni esterne (voti scolastici, aspettative dei genitori, ma anche giudizi dei coetanei, soprattutto sui social) e i cambiamenti ormonali, che spesso amplificano anche i piccoli problemi, facendoli apparire insormontabili.

Genitori e figli

Lo sviluppo cerebrale è un altro elemento cruciale evidenziato dalla dottoressa Sanam Hafeez, neuropsicologa: l'adolescenza è infatti una fase della crescita in cui il cervello è in rapida evoluzione e molte aree, come la corteccia prefrontale che regola l’impulso e l'auto-controllo, devono ancora raggiungere la piena maturità.

Tom Milam, psichiatra e professore alla Virginia Tech, ha invece sottolineato come i ragazzi e le ragazze, sebbene in crescita, si trovino a vivere una fase di transizione dove devono ancora imparare a gestire le emozioni e a prendere decisioni ponderate. Un processo lento, che va coltivato nel tempo e che è reso complesso dalle molteplici sfide che i giovani affrontano quotidianamente a casa, a scuola e nelle proprie relazioni sociali.

Come i genitori possono aiutare i figli a gestire le emozioni

Gli esperti concordano sull’importanza del ruolo dei genitori nel supportare i ragazzi a sviluppare strumenti per la regolazione emotiva. Il primo passo da compiere è naturalmente quello di dare il buon esempio: madri e padri possono modellare reazioni adeguate agli stress, mostrando ai figli come si affrontano situazioni difficili. Tse consiglia ad esempio di condividere con i ragazzi esperienze personali, facendo capire come anche gli adulti incontrino difficoltà e commettano degli errori. L'importante è rialzarsi e rimediare.

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Con tale premessa, i genitori possono aiutare i loro ragazzi favorendo un dialogo aperto e creando un ambiente nel quale i figli si sentano sicuri e liberi di esprimersi, senza temere giudizi. Un approccio che risulta propedeutico anche per identificare le ragioni del disagio e avvicinarsi agli interessi dei giovani proponendo attività creative e di svago (sport, corsi, cose da fare insieme) per sfogare lo stress e recuperare l'equilibrio emotivo.

Ridefinire la routine per cambiare atteggiamento

Per gli esperti è fondamentale anche rivedere le abitudini quotidiane (sia dei ragazzi, che dei genitori) per ridurre il carico di stress e ansia sociale che grava sui figli. Insegnare ai ragazzi a prendersi una pausa di fronte a situazioni difficili, ad esempio può essere una strategia efficace: respiri profondi, visualizzazioni rilassanti o anche solo allontanarsi momentaneamente dalla fonte di stress sono strumenti utili per evitare di reagire d’impulso.

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Allo stesso modo, ridurre il tempo passato sui social potrebbe diminuire l'esposizione a sentimenti negativi nati dai confronti con modelli irraggiungibili o messaggi nocivi. L’uso eccessivo di queste piattaforme, infatti, può amplificare l’impulsività e aumentare il senso di inadeguatezza.

Un ultimo consiglio è infine quello d'insegnare i figli a dare un nome alle emozioni che stanno provando. Incoraggiare i ragazzi a dire "Mi sento arrabbiato" o "Mi sento triste" li aiuta a riconoscere ciò che sentono, a gestire meglio ciò che provano e a non farsi sopraffare dai sentimenti.

Quando serve un supporto professionale

Se, nonostante l’impegno dei genitori, i crolli emotivi dei ragazzi diventano un ostacolo alle attività quotidiane, potrebbe essere il momento di cercare un aiuto professionale. Segnali come accessi d’ira, comportamenti a rischio, disturbi del sonno o rifiuto delle attività che un tempo erano piacevoli possono indicare la necessità di un intervento psicologico.

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