Crescere figli sicuri e resilienti: i segreti dei genitori faro
Crescere i figli e accompagnarli fino all'età adulta può essere visto un po' come un viaggio in mare, dove tra momenti di bonaccia e pericolose burrasche, bambini e ragazzi imparano ad affrontare il mondo fino all'approdo della maggiore età. Tenendo fede a questa metafora, alcuni genitori pensano che, per far sì che la traversata vada a buon fine, sia meglio mettersi al timone della nave e impostare la rotta da seguire. Altri, invece, preferiscono rimanere a riva come dei fari, limitandosi a fornire i giusti riferimenti per far sì che nessuno si schianti sugli scogli.
La filosofia del "genitore faro" è infatti quella che mira a un perfetto equilibrio tra controllo e libertà nell'educazione dei propri figli, soprattutto nelle acque perigliose dell’adolescenza. Questo stile genitoriale, improntato su una guida sicura ma non invadente, si propone come alternativa ai modelli più comuni e criticati – come quello dei genitori spazzaneve o elicottero – e secondo molti esperti rappresenta un'ottima scelta per chi vuole allevare figli autonomi e sicuri dei propri mezzi.
Cos’è la genitorialità faro?
Il termine "genitorialità faro" è stato introdotto dal dottor Ken Ginsburg nel 2014, un pediatra e direttore del Center for Parent and Teen Communication. Ginsburg utilizzò la metafora del faro per descrivere un approccio educativo che provi a favorire l'autonomia pur senza far mancare il giusto supporto ai propri figli: proprio come un faro lungo la costa, il genitore illumina il cammino e segnala i pericoli, ma lascia che sia il giovane a navigare e seguire la propria rotta.
Secondo la psicologa Cara Damiano Goodwin, questo approccio risulta il migliore per incoraggiare i figli a sviluppare strategie e resilienza, pur senza far mai mancare la presenza rassicurante di una figura di riferimento alla quale rivolgersi per un aiuto o un consiglio.
Nella vita di tutti i giorni, ad esempio, il "genitore faro" non fa i compiti di scuola al posto figlio, né interviene direttamente per risolvere un conflitto con un amico o un fratello (come farebbe un genitore elicottero) ma si limiterà ad osservare a debita distanza, cercando d'indicare al ragazzo la strada da seguire ("Ricordati di andare a letto con la cartella già pronta e i compiti fatti"; "Mettiti nei panni dell'altro e prova a capire perché avete bisticciato"…).
Il ruolo del genitore, precisa Ginsburg non è quello di risolvere ogni problema, ma fornire ai giovani i giusti strumenti per affrontare le sfide della vita. Se un adolescente ha difficoltà con una materia, è più utile incoraggiarlo a parlare con l’insegnante piuttosto che farlo al posto suo.
Perché il faro funziona soprattutto con gli adolescenti
I principi della "genitorialità faro" sono buoni per tutte la stagioni ma si adatta particolarmente bene con i figli che stanno attraversando il complesso periodo dell' adolescenza, ossia una fase in cui i giovani rivendicano sempre più indipendenza ma che, al tempo stesso, hanno ancora bisogno di confini sicuri.
In un recente intervento all'HuffPost UK, Ginsburg ha sottolineato come i ragazzi e le ragazze desiderano sentirsi amati e coperti d'attenzioni, ma al tempo stesso, non vogliono né imposizioni né percepire un controllo eccessivo da parte della figura che in quel momento riveste l'autorità, ossia il genitore.
I teenager hanno bisogno di guide, non di dittatori (qui fischieranno le orecchie ai genitori tigre) e come Goodwin suggerisce, le mamme e i papà che si pongono come dei fari educativi lasciano ai giovani l’opportunità di commettere errori e imparare da essi. Tornando all'esempio dei compiti, un adolescente che non finisce i compiti per tempo può scoprire da solo l’impatto negativo di questa scelta (il brutto voto e il richiamo dell'insegnante), maturando così la giusta motivazione a migliorare.
Il potere dell’esempio
I genitori, spesso influenzati dagli stereotipi culturali, tendono a pensare che gli adolescenti diano più peso all’approvazione dei coetanei rispetto a quella dei familiari. In realtà, sostiene Ginsburg, gli adolescenti osservano ancora i genitori e prendono esempio dai loro comportamenti.
Uno degli aspetti centrali della "genitorialità faro" è infatti il valore del modello che madri e padri offrono ai propri figli. Un "buon genitore faro" deve rimane un punto di riferimento stabile, affidabile e capace d'ispirare attraverso i propri comportamenti quotidiani.
Un esempio calzate riguarda il tempo passato sui dispositivi elettronici, un vero cruccio per molti genitori che però spesso faticano a limitare l'utilizzo di simili dispositivi in casa, soprattutto perché loro stessi non riescono a farne a meno: diverse ricerche infatti dimostrano che quando sono gli adulti di casa a ridurre in modo significativo l'uso di smartphone e tablet davanti ai figli, l'impatto di questa buona abitudine sui giovani è molto superiore rispetto a quello che si ottiene quando ci si limita a imporre regole severe ma poco applicate.
Il messaggio è chiaro: ciò che i genitori fanno, pesa più di ciò che dicono e un "genitore faro" guida non solo attraverso consigli, ma attraverso azioni che ispirano e insegnano.
Quando tocca anche al genitore faro intervenire
Per quanto l'autonomia deo figli sia un bene da preservare, ci sono situazioni in cui l’intervento diretto del genitore è indispensabile. Quando i figli affrontano situazioni che mettono in pericolo la loro incolumità (come l'abuso di sostanze) o l'adozione reiterata di comportamenti fortemente negativi (furti, violenza, bullismo), allora il genitore non può limitarsi a suggerire la via da percorrere, ma deve agire per limitare i danni e imporre ai ragazzi una seria riflessione su ciò che sta accadendo. Dopotutto, anche i fari attivano protocolli d'emergenza quando la nave si avvicina troppo agli scogli.