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Cos’è questo trend delle feste di compleanno per bambini dall’estetista e cosa ne pensa il pedagogista

In alcune città italiane si sta diffondendo il trend delle feste di compleanno nei centri estetici, dove bambini, anche molto piccoli, si truccano e si fanno le unghie. Un gioco innocente o un messaggio sbagliato? Fanpage.it ne ha parlato con il pedagogista Luca Frusciello: “I bambini hanno bisogno di sentisi apprezzati, non di sentirsi belli”.
Intervista a Luca Frusciello
Pedagogista
A cura di Niccolò De Rosa
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Unghie finte, smalti scintillanti e pennelli da trucco al posto di palloncini e candeline. Anche in Italia è sbarcata la moda delle feste di compleanno al centro estetico, solo che al posto di adulti stressati alla ricerca di un momento di relax, i protagonisti sono bambine piccole – a volte ben al di sotto dei 6 anni – che tra una fetta di torta e una canzoncina di tanti auguri si sottopongono a sessioni di trucco e manicure.

Un fenomeno che, tra luci soffuse, smalti colorati e pennelli da make-up, trasforma la celebrazione in un’esperienza ispirata al mondo della bellezza e del benessere, suscitando al tempo stesso entusiasmo e perplessità. Se infatti da un lato c’è chi vede in queste iniziative un semplice gioco, un’occasione di svago senza particolari implicazioni, dall’altro, emergono dubbi sulla loro adeguatezza rispetto all’età dei partecipanti: si tratta di un passatempo innocente o si rischia di trasmettere ai più piccoli un messaggio sbagliato, anticipando modelli estetici e sociali tipici dell’età adulta? Per approfondire il tema, Fanpage.it ha intervistato il pedagogista Luca Frusciello, chiedendogli di analizzare il fenomeno dal punto di vista educativo e psicologico.

"Rifarsi le unghie e giocare con i trucchi non è un'attività da demonizzare, ma deve essere appunto un gioco", spiega il pedagogista. "Se però mio figlia di 5 anni sceglie una festa make-up, anziché una festa con i palloncini dove si corre e ci si sporca, forse è il caso di chiedersi cosa ho inserito nella sua educazione per condizionarla".

C'è un rischio nel confondere il gioco in cui si finge di essere adulti con un’attività per adulti, che però viene proposta per gioco?

Il gioco simbolico – quello in cui “si finge” di fare qualcosa – è importantissimo nei bambini. Però ci deve essere un confine tra l’imitazione dell’azione e il compimento dell’azione stessa: fare finta di truccarsi perché la mamma si trucca è ben diverso che andare in un negozio e farsi truccare a propria volta. In questo modo il piano simbolico scompare del tutto e l’azione non è più un gioco, ma un’attività concreta. E se il gioco sparisce, vengono meno anche le sue regole di pianificazione, ideazione, creatività ed immersione nell’esperienza.

Luca Frusciello, pedagogista.
Luca Frusciello, pedagogista.

Insegnare la cura del proprio aspetto è un disvalore, almeno per i più piccoli?

Bisogna partire da un presupposto: la bellezza è un gusto, e il gusto si allena attraverso ciò che ci piace. Di fronte a due disegni, un bambino sa dirci quello che gli piace di più, anche se non sa sulla di Arte, Se però noi adulti iniziamo a trasmettere ai figli fin da piccoli un concetto di bellezza fissa e oggettivata – e qui si inseriscono questi make-up party – allora parliamo proprio di un’altra cosa.

Cosa intende?

L'idea dietro questi  make-up party non è la ricerca della bellezza, ma la ricerca dell’estetica, che è tutta un’altra cosa. L’estetica però  non è più una questione soggettiva e appartiene agli adulti, che di solito sono più stupidi dei bambini.

Quindi i bambini non hanno bisogno di sentirsi belli?

I bambini non hanno bisogno di sentirsi belli, ma di sentirsi apprezzati per un bel disegno, per un gesto gentile o semplicemente perché sono la gioia di mamma e papà. Non di certo per delle unghie ben laccate, che non c’entrano nulla con la personalità o l’identità di una persona.

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Però, dicono molti genitori, sei i bambini si divertono, che male c’è?

Ad andare avanti con il concetto del “che male c'è”, abbiamo dato gli smartphone ai bambini di 3 anni, abbiamo lobotomizzato i bambini davanti ai cartoni animati e ora portiamo i bambini a fare le feste al negozio di dove si fanno le unghie. Con il “che male c'è”, portiamo i bambini a fare cose che non hanno niente a che fare con l'infanzia e, soprattutto, con un sano concetto di educazione. L'educazione è un investimento, una trasmissione di valori che possano costruire la persona e possano orientare il suo comportamento all'interno di un mondo. E se invece che seminare bene seminiamo superficialità e valori approssimativi, gli effetti magari non si vedranno subito, ma si faranno certamente sentire negli anni a venire. Ecco che male c’é.

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