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Cos’è il test del coniglio, il metodo usato negli anni ‘30 per svelare la gravidanza di una donna

Conosciuto come Rabbit Test, nella prima metà del secolo scorso rappresentava uno dei test di gravidanza più affidabili. La tecnica consisteva nell’iniettare l’urina di una donna in un coniglio femmina per valutare la reazione delle sue gonadi. L’esito del test però prevdeva che l’animale facesse una brutta fine.
A cura di Niccolò De Rosa
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Rabbit Test

Durante gli anni '30 e '40, prima dell'avvento dei moderni test di gravidanza, in America alcuni scienziati misero a punto un metodo noto come rabbit test "test del coniglio" per determinare se una donna stesse aspettando un bambino.

Tale tecnica consisteva nell'iniettare l'urina della donna potenzialmente incinta nel corpo di un coniglio femmina per poi valutare la reazioni delle ovaie dell'animaletto: se dopo qualche giorno si notava un certo cambiamento, allora la donna era davvero in dolce attesa.

Il test del coniglio, considerato piuttosto accurato, non era però esente da controindicazioni, anche perché per ottenere il risultato, la bestiola doveva essere uccisa. Ai tempi però la pratica venne salutata come una grande innovazione, anche perché in quegli anni era del tutto normale utilizzare animali per analisi di questo genere: negli anni Venti, per esempio, lo stesso trattamento veniva riservato anche ai topi e ad una particolare specie di rana africana, la Xenopus laevis, che se inoculata con l'urina di una donna gravida deponeva le uova nel giro di 24 ore.

Cos’è il rabbit test, la storia del primo test di gravidanza

Il rabbit test rappresenta una pietra miliare nella storia dei test di gravidanza. A svilupparlo all'inizio degli anni Trenta furono i ricercatori americani Maurice Friedman e Maxwell Edward Lapham, i quali si avvalsero a loro volta delle scoperte di due medici tedeschi, Selmar Aschheim e Bernhard Zondek che identificarono il ruolo degli ormoni gonadotropine nel regolare le funzioni riproduttive degli organi genitali maschili e femminili.

Il test sfruttava la reazione delle ovaie dei conigli alla gonadotropina corionica umana (Beta-hCG) presente nell'urina di una donna incinta. Il procedimento prevedeva l'iniezione via sottocutanea di alcune dosi di questo liquido in alcuni esemplari di conigli femmina. Se dopo qualche giorno le ovaie delle conigliette si allargavano e mostravano i segnali della maturazione follicolare (ossia la fase iniziale dell'ovulazione), allora l'urina conteneva concentrazioni di Beta-hCG tali da determinare lo stato interessante della donna.

Questo metodo migliorò notevolmente la precisione della diagnosi rispetto alle tecniche precedenti, che spesso restituivano falsi positivi o negativi.

Cos'è il rabbit test

Cosa succedeva ai conigli dopo l’iniezione

Dopo l'iniezione dell'urina della donna nel coniglio, l'animale veniva osservato per alcuni giorni. Se l'urina conteneva Beta-hCG, le ovaie del coniglio subivano specifiche trasformazioni, che però potevano essere notate solo tramite una laparotomia, una tecnica chirurgica che senza troppi giri di parole necessitava l'apertura dell'addome dell'animale.

Purtroppo, ciò significava che ogni coniglio utilizzato per il test doveva essere "sacrificato" per poterne esaminare le ghiandole riproduttive e rilevare eventuali segni di gravidanza.

Fino a quando il rabbit test è stato usato come test di gravidanza

Il rabbit test continuò a essere il metodo predominante per determinare la gravidanza fino agli anni '60. Con l'avanzamento della tecnologia e la scoperta di nuovi metodi, il test del coniglio venne gradualmente sostituito da test immunologici più moderni e meno cruenti che permettevano di rilevare l'hCG senza l'uso di animali.

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