Cos’è il disturbo ossessivo compulsivo nei bambini e perché non vanno sottovalutate le cause
Il disturbo ossessivo compulsivo (DOC), colpisce prettamente adolescenti e adulti ma può manifestarsi anche nei bambini. Ne abbiamo parlato con la psicologa e psicoterapeuta Irene Paluzzi, che ci ha spiegato come intervenire nel caso in cui il bambino lamentasse dei pensieri ossessivi e cercasse poi di tenerli a bada con degli atteggiamenti ripetitivi e compulsivi, manifestando un forte disagio.
Cos’è il disturbo ossessivo compulsivo nei bambini?
È un disturbo che riguarda la presenza di pensieri e impulsi interiori che sono le cosiddette ossessioni percepite dal bambino come intrusive, assurde, inappropriate. Nella maggior parte dei casi questi sono accompagnati da compulsioni, ossia dei comportamenti messi in atto per tenere a bada le ossessioni. Per esempio il bambino potrebbe essere spaventato dai germi e avere paura di ammalarsi e per questo contrastare il pensiero con il lavaggio delle mani ricorrente.
A che età compare il doc nei bambini?
La percentuale maggiore di casi si registra attorno ai vent’anni, ma il disturbo colpisce anche bambini e adolescenti a tutte le età.
A quali atteggiamenti il genitore deve fare attenzione per non confondere il doc con semplici pensieri ricorrenti del bambino?
Il genitore deve stare attento all’intruisività del pensiero, che ricorre nonostante le sue rassicurazioni. Per esempio in età scolare, le ossessioni del bimbo si sviluppano attorno agli argomenti quotidiani scolastici. Per esempio il bambino potrebbe pensare di non aver preparato bene lo zaino e doverlo dunque preparare nuovamente e non si limita solo a riordinarlo, ma dopo averlo fatto il bimbo chiede la conferma al genitore di non aver dimenticato nulla nella preparazione dello zaino, e lo rifà continuamente con frasi del tipo “Sei sicura che ho sistemato tutto bene?”, “Lo zaino è pronto? Se no lo rifaccio", “Possiamo ricontrollare un attimo?”.
Quali sono i fattori scatenanti dei pensieri intrusivi in un bambino?
La letteratura scientifica negli ultimi anni si è molto concentrata sullo stile educativo che i bambini ricevono, nella ricerca delle cause del disturbo ossessivo compulsivo. Però è importante dire che non c’è una correlazione causa-effetto, anche se nella maggior parte dei casi questi pensieri intrusivi e ossessioni sono figlie di stili educativi molto rigidi in cui il perfezionismo è di fondamentale importanza, in cui i bimbi non possono trasgredire alle regole. Spesso sono bimbi che provano un forte senso di colpa e di vergogna, che non non riescono nemmeno a manifestare, in nome di un forte senso di responsabilità. I bimbi altamente responsabilizzati infatti potrebbero sviluppare questi pensieri ossessivi mossi dal sentimento di non poter commettere degli errori, perché altrimenti il loro sentimento di colpa diventerebbe intollerabile. Quindi tra le cause che vengono prese in considerazione c’è l’aspetto relazionale, che riguarda la sfera affettiva del bimbo.
Se invece è il genitore ad avere un disturbo ossessivo-compulsivo, il bambino ne risente?
Sì, i bimbi soffrono, non imitano il genitore ma diventano loro piccoli caregiver, iniziando a prendersene cura. Questo accade perché il genitore con disturbo ossessivo compulsivo chiede rassicurazioni a suo figlio. Non accade di rado che i genitori chiedano ai bambini “Ma ti ricordi se papà ha chiuso la macchina?”, riversando sul bambino responsabilità molto grandi per lui.
Quando è il caso di rivolgersi a uno specialista?
È il caso di rivolgersi a uno specialista quando i pensieri intrusivi creano una grossa sofferenza nel bambino. Se il piccolo si isola, si ritira, si concentra sempre e solo su un pensiero, se la sua quotidianità e le sue attività cambiano, allora bisogna rivolgersi allo specialista che accoglie il minore insieme la sua famiglia. Si cerca innanzitutto di spiegare a tutti i membri della famiglia cos’è questo disturbo ossessivo compulsivo, in modo da riconoscerlo e riconoscere i pensieri dalle compulsioni e fare poi un lavoro sull’emotività associata al pensiero.
Si cerca di comprendere il senso di colpa che i bambini provano e perché si sentono investiti da grandi responsabilità. A poco a poco il bambino si rende conto che il disturbo ha una matrice emotiva e legata al senso di responsabilità e vergogna, imparando così a dare meno importanza alle nuove ossessioni e compulsioni, ma il tutto è graduale. Mano a mano il bimbo si rende conto e associa il suo vissuto emotivo, dando più spazio all’emotività e sempre meno al disturbo comportamentale.
Come deve e come non deve comportarsi il genitore di un bambino con doc?
Il genitore deve avere molta pazienza, perché viene investito dai rituali che il bambino vuole mettere in atto, pur di sedare i suoi pensieri ricorrenti. Poi deve essere consapevole che il disturbo che il bambino sta manifestando serve a rifuggire i sentimenti di colpa e vergogna che prova, proprio attraverso l’iper responsabilizzazione, in questo modo è più semplice cercare di non cadere nei tranelli comuni. Per quanto complesso il genitore deve cercare di non perdere la pazienza con il bambino, non arrabbiarsi, non sottovalutare le sue richieste ma neanche diventare complice delle sue compulsioni.
Quali sono gli atteggiamenti compulsivi che il bambino mette in atto più frequentemente?
I bimbi con doc sono spesso ossessionati dalla contaminazione, temono di toccare le maniglie delle porte perché hanno paura di infettarsi, oppure chiedono espressamente ai genitori di uscire di casa con i guanti. In altri casi hanno paura di fare del male a chi amano o di provocare un danno, il bimbo inizia a rimuginare su tutte le azioni giornaliere cercando di ricordare se ha fatto male a qualcuno o se ha detto qualcosa di brutto a qualcuno, e cerca conferma nel genitore che ciò non sia accaduto. Il bimbo potrebbe anche temere di aver detto blasfemie o parolacce oppure di risultare strano agli occhi degli altri.
Si guarisce dal disturbo ossessivo compulsivo?
Non sempre, ma si può tenere a bada. Raramente il disturbo ossessivo compulsivo ha un esordio e poi regredisce scomparendo, in genere quando si presenta il disturbo va trattato con la terapia. La persona così riesce a riconoscerlo, a tollerarlo e a gestirlo, riprendendo ad avere una buona qualità di vita e a vivere la quotidianità con maggior serenità. A volte dopo una buona terapia e lo scorrere del tempo, il bimbo riesce ad individuare il motivo principe per il quale il disturbo si manifesta e dunque a disinnescarlo.