Cos’è e come funziona l’inserimento “svedese” all’asilo nido
Per un bambino, iniziare a frequentare l'asilo significa abbandonare l'ambiente domestico, iniziare a frequentare sconosciuti e, soprattutto, dove praticare il primo distacco con i genitori che, fino a quel momento, sono sempre stati vicini e pronti ad accudirlo.
Per aiutare i piccoli a superare questa fase di transizione, nelle scuola d'infanzia è stata introdotta ormai da anni la pratica dell'inserimento, un momento ritenuto da molti esperti indispensabile per abituare gradualmente i bambini alla piccola (ma potenzialmente traumatica) separazione dall'ambiente familiare.
In Italia, il metodo tradizionale di inserimento si sviluppa generalmente nell'arco di due settimane, con il genitore che rimane a presenziare alle giornate di scuola insieme agli insegnanti. Tuttavia, negli ultimi anni, un approccio alternativo noto come metodo svedese sta guadagnando sempre più popolarità, tanto che per l'anno scolastico in procinto di cominciare, 25 nidi comunali di Roma adotteranno questo approccio per i suoi nuovi arrivati.
Questo metodo prevede un inserimento più rapido e intensivo, concentrato in soli tre giorni, durante i quali i genitori partecipano attivamente alle attività del nido insieme ai loro figli.
Come funziona il metodo svedese?
Il metodo svedese di inserimento al nido è stato introdotto per la prima volta in Italia dal nido "L'isola di Peter Pan" di Cesena. Questo approccio prevede la presenza continua del genitore al nido per tre giorni consecutivi, durante i quali genitore e bambino trascorrono la giornata insieme all'interno della struttura.
Durante questo periodo, la mamma o il papà non si limita a osservare da lontano, ma partecipa attivamente alle routine quotidiane, come i momenti di gioco, le attività educative e i pasti. Tale coinvolgimento consente al bimbo di esplorare il nuovo ambiente in una condizione di sicurezza emotiva, poiché è affiancato da una figura familiare.
Le educatrici, nel frattempo, utilizzano questi giorni per osservare il comportamento del bambino e le dinamiche di interazione con il genitore, inserendosi gradualmente per costruire a piccoli passi un legame di fiducia con il piccolo.
Al termine dei tre giorni, il genitore viene dunque incoraggiato a lasciare il bambino alle cure delle educatrici, pur restando disponibile per ogni evenienza. Il quarto giorno rappresenta dunque il vero momento di distacco, che però a questo punto dovrebbe avvenire in un contesto ormai familiare per il bambino, riducendo così l'ansia da separazione.
Differenze con il metodo tradizionale
Il modello italiano "spalmato" su due settimane punta ad accompagnare il bambino per periodi progressivamente più brevi, passando da una presenza costante a una sempre più ridotta fino a lasciare il bambino completamente nelle mani delle educatrici.
Tale approccio graduale è pensato per aiutare il bambino ad ambientarsi al nuovo contesto in modo lento e rassicurante. Di contro però, questa lentezza potrebbe anche prolungare il periodo di transizione e, di conseguenze, l'incertezza tipica di questa fase.
L'inserimento svedese, al contrario, essendo concentrato in soli tre giorni, punta sulla brevità e sull'intensità dell'esperienza.
Un altro aspetto distintivo del metodo svedese è l'attenzione particolare all'osservazione attiva da parte delle educatrici. Nei tre giorni di inserimento, le educatrici hanno l'opportunità di valutare le abitudini e le esigenze del bambino direttamente sul campo, costruendo un rapporto di fiducia e comprensione non solo con il bambino, ma anche con il genitore. Questo tipo di osservazione è meno prevalente nel metodo tradizionale, dove il focus è spesso sul graduale allontanamento del genitore piuttosto che sullo studio delle diverse dinamiche relazionali.
I possibili benefici del metodo svedese
Il metodo svedese offre diversi vantaggi che possono rendere il passaggio al nido più sereno sia per i bambini che per i genitori. Per i bambini, la presenza continua del genitore durante i primi giorni aiuta a mitigare l'ansia da separazione e a sviluppare un senso di sicurezza e fiducia nel nuovo ambiente. Con il genitore accanto, il bambino può infatti esplorare il nuovo ambiente senza sentirsi abbandonato, rendendo il distacco finale meno traumatico.
Dal punto di vista dei genitori, invece, questo approccio permette di avere un coinvolgimento diretto nell'adattamento del bambino al nuovo contesto, riducendo ansie e timori tipici di questo periodo. Essendo presenti durante tutte le attività, i genitori possono infatti comprendere meglio l'organizzazione e le dinamiche del nido, instaurando un rapporto di fiducia con le educatrici e acquisendo maggiore tranquillità sul benessere del proprio figlio.
Inoltre, il fatto che il processo di inserimento sia concentrato in soli tre giorni può rappresentare un vantaggio anche dal punto di vista lavorativo e organizzativo, riducendo la necessità di richiedere permessi o ferie prolungate.