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Cosa sono le donazioni in vita ai figli e perché possono scatenare litigi in famiglia: il parere della giurista

Le donazioni in vita ai figli sono delle quote che i genitori danno loro per comprare per esempio una casa, la cifra però va sempre correttamente registrata, per evitare che poi non si creino litigi tra fratelli, e discussioni riguardo l’eredità che spetta a ciascun figlio.
Intervista a Gioia Saitta
Giurista, Mediatrice Familiare e Criminologa Clinica
A cura di Sophia Crotti
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donazioni in vita ai figli

Il rapporto con i miei figli è molto teso. Uno dei miei errori più grandi è stato lasciare loro la maggior parte del mio patrimonio prima della morte”.

Queste sono state le parole di Reinhold Messner, il famoso alpinista italiano, che ha rivelato di aver fatto una donazione in vita ai suoi eredi diretti, la compagna e i figli, e di aver visto questi ultimi allontanarsi da lui e litigare tra loro per chi avesse ricevuto di più e chi di meno.

Il re delle montagne, vista la sua esperienza, ha sconsigliato ai genitori di fare ai figli delle donazioni in vita e di aspettare la morte per spartire il patrimonio.

Abbiamo chiesto alla dottoressa Gioia Saitta, Giurista, Mediatrice Familiare e Criminologa Clinica, cosa sono le donazioni in vita, quale sia la differenza con un semplice regalo e se sono rischiose per figli e genitori.

Il vero problema delle donazioni in vita è che spesso non vengono fatte in maniera esplicita, si dà ad un figlio il denaro per comprare una casa, senza però darne l’equivalente ad un altro figlio. Ovviamente alla morte del genitore, il figlio “danneggiato” vorrà far valere la questione come un’erosione alla sua quota legittima di eredità

dott.ssa Gioia Saitta
dott.ssa Gioia Saitta (giurista)

Cosa sono le donazioni in vita ai figli?

La donazione  in vita ai figli non è altro che una donazione (negozio giuridico) di un bene o di denaro, quindi un atto di liberalità con il quale il genitore arricchisce il figlio in qualche maniera.

Che differenza c’è tra la donazione  e un semplice regalo che il genitore vuole fare ad un figlio?

La differenza principale con un regalo, sta nel fatto che generalmente la donazione in vita da parte di un genitore ad un figlio corrisponde ad una cifra o ad un bene di grande valore, come potrebbe essere ad esempio un immobile o il denaro per acquistarlo.

Che differenza c’è invece tra la donazione in vita e il mantenimento dei figli?

La donazione non ha niente a che vedere con il regolare “mantenimento”, che invece è dovuto da parte dei genitori ai figli per assicurare loro il sostentamento quotidiano.

Esiste un limite massimo a cui queste donazioni possono ammontare?

No, non esistono limiti sul quantum della donazione ma ovviamente, a seconda dell’ammontare della cifra donata c’è una tassazione differente.

Ci sono delle criticità legate a questo tipo di donazioni in vita ai figli, è più sicuro lasciare un testamento che fare donazioni in vita?

Il problema delle donazioni in vita, soprattutto se non fatte in maniera esplicita ma ad esempio dando a un figlio il denaro per comprare una casa, senza però darne l’equivalente ad un altro figlio e non registrando questa donazione come tale, è che ovviamente alla morte del genitore, il figlio “danneggiato” vorrá far valere la questione come un’erosione alla sua quota legittima di eredità.

donazione in vita ai figli

Non si può pensare di donare in vita ad uno solo dei figli, che insieme al coniuge fanno parte degli eredi legittimi, pensando di non corrispondere poi lo stesso valore in vita agli altri o pareggiando la situazione in via ereditaria alla propria morte (quindi ad esempio con un testamento puntuale che riepiloghi le donazioni fatte in vita e ne tenga conto nell’equa distribuzione dei beni rimanenti).

Quindi visto che nessuno è così puntuale e lungimirante è abbastanza ovvio che se si fanno donazioni in vita, soprattutto informali o indirette, inique (quindi solo a un figlio e agli altri no) poi alla propria morte gli eredi molto probabilmente discuteranno e contesteranno l’eredità per vedere soddisfatti i propri interessi sulla quota di legittima danneggiata dalle donazioni fatte in vita, che vorranno vengano reinserite come valore nel calcolo della quota ereditaria.

L’eredità per testamento o in generale la successione si apre alla sola morte del soggetto con i beni rimasti, se in vita si dona qui e lì magari senza registrare nemmeno le donazioni fatte (ma intaccando le quote di legittima degli eredi disponendo di valori considerevoli come somme per comprare immobili) ovviamente alla morte poi si discuterà, ed è una condizione che potrebbe tenere in ballo gli eredi per molti anni con incertezze sulle proprietà che possono bloccare anche vendite. Con un testamento equo, discusso con un notaio competente, si evitano problemi di sorta.

Quindi capita che le persone donino una quota in vita ai figli senza sapere che ci sarà una ripercussione sull’eredità?

Sì, la maggior parte delle persone fa questo tipo di donazione, senza rendersi conto che è una donazione che andrà ad intaccare la quota ereditaria: donano dei soldi al figlio che in quel momento per esempio ha bisogno di essere aiutato nell’acquisto di un immobile, senza porsi il problema che la stessa cifra non sia stata data all’altro figlio e che questo sia scorretto dal punto di vista della successione ereditaria.

donazioni in vita ai figli

Proprio per questo il problema principale delle donazioni in vita non è che non siano sicure, anzi, hanno anche una tassazione agevolata rispetto a quella sulla successione, ma il problema è che la maggior parte dei genitori senza accorgersi fa queste disparità in termini di proprietà. Si può fare tutto ma con una certa precisione, le donazioni andrebbero tutte indicate in un atto notarile in cui si specificano le cifre e gli immobili donati ai figli.

Altrimenti quel bene donato non è mai totalmente del figlio che lo ha ricevuto, dal momento che dopo la morte dei genitori, se per esempio ci sono delle questioni irrisolte al momento della successione, potrebbero spuntare eredi che non si conoscevano o in generale il bene donato, se non è stato venduto, potrebbe dover essere spartito tra tutti gli eredi. 

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