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Cosa significa essere figli di un genitore con un disturbo mentale? L’esperta: “Non solo risvolti negativi”

Essere i figli di genitori con un disturbo psichico provoca nei figli innumerevoli risvolti, talvolta negativi, altre volte positivi, crescendo piccoli empatici e capaci di chiedere aiuto.
Intervista alla dott.ssa Francesca Tasselli
Psicologa e Psicoterapeuta, vicepresidente dell'Associazione Contatto, responsabile del progetto Semola
A cura di Sophia Crotti
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genitore con problemi di salute mentale

La nostra redazione riceve lettere e testimonianze relative a storie che riguardano la maternità, l’essere genitori e l'essere figli. Se avete una storia da raccontarci, o leggendo queste parole pensate di avere vissuto una situazione simile, potete scriverci cliccando qui.

“Mamma per tutta la vita ha sofferto di depressione, allora si chiamava esaurimento nervoso. E per tutta la vita io ho cercato di farla ridere. Ero il clown di casa, tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per il sorriso di mia madre” così Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, ha raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera, cosa ha significato per lui essere figlio di una mamma che manifestava i sintomi della depressione.

Seppur la mente ci porti immediatamente a provare compassione per questa situazione, la dottoressa Francesca Tasselli, psicologa e psicoterapeuta vicepresidente dell’Associazione Contatto, ci invita a dipingere la situazione con tante, infinite tinte, non per forza fosche. “Ogni situazione è a sé, quindi è impossibile generalizzare cosa provochi nei bimbi essere figli di un genitore con disturbi mentali. I bambini possono essere confusi e vivere un forte senso di incertezza oppure crescere resilienti, empatici e capaci, come i loro genitori, di chiedere aiuto”. 

La dottoressa è responsabile per l’associazione Contatto, una delle più longeve ad occuparsi del tema, del progetto Semola volto a prevenire la trasmissibilità del disturbo psichico fornendo supporto al paziente anche in quanto genitore, dandogli un kit di elementi che lo aiutino a spiegare al suo bimbo cosa prova e costa sta accadendo.

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dott.ssa Francesca Tasselli (Psicologa e Psicoterapeuta, vicepresidente dell'Associazione Contatto, responsabile del progetto Semola)

Quali sono le sfide che i figli di genitori con disturbi legati alla salute mentale affrontano quotidianamente?

Innanzitutto ogni bimbo è a sé e ha una sua quota di resilienza e fragilità, dunque è complesso fare un discorso trasversale a riguardo, ci sono però dei bambini più soggetti alla probabilità di sviluppare un rischio di malessere psicologico. Tutto dipende dall’intreccio, proprio di ogni situazione, di tanti fattori, da quelli genetici a quelli biologici a quelli relazionali a quelli ambientali. Certo è che questi bambini possono vivere in un ambiente più confusivo e difficile da tradurre nel loro linguaggio, talvolta per loro è la norma vivere in quella situazione altre volte può generare un senso di vergogna rispetto ai propri pari, o un senso di colpa perché non capiscono se quel particolare comportamento del genitore dipenda o meno da loro.

Quindi il bimbo potrebbe non capire cosa sta succedendo al genitore? 

Ci possono essere dei comportamenti di difficile lettura per i bambini, per esempio se il genitore si chiude in camera al buio e non si alza dal letto, oppure se il genitore la mattina non riesce ad alzarsi per portare il bimbo a scuola, oppure un genitore è molto irascibile senza alcun motivo, il piccolo potrebbe semplicemente non capire cosa sta succedendo. Il problema successivo è che se il bimbo non capisce perché accade e il caregiver non glielo spiega, allora lui cercherà di darsi una spiegazione da solo, che sarà sempre quella di un bambino. Parlando sempre di probabilità, i bimbi potrebbero provare dunque un senso di insicurezza, precarietà o imprevedibilità della situazione.

In che modo il genitore può cercare di spiegare al bambino quello che sta vivendo?

Il genitore che è affetto da un disturbo psichico deve anche occuparsi di se stesso e del proprio malessere oltre che del proprio bimbo, dunque è come se si confrontasse con una doppia fatica, per questo il nostro progetto cerca di accompagnare i genitori a mettere i propri figli in un contesto sufficientemente comprensibile e lo fa tramite un bagaglio o una scatola degli attrezzi che permetta al bimbo di decodificare cosa accade. In questo kit ci sono le parole adatte da utilizzare con i bambini, e degli interventi psicoeducativi preventivi che gli esperti mettono in atto per accompagnare il genitore nel lavorare sui punti di forza dei propri figli e sugli eventuali punti di fragilità. Il professionista dunque guarda alla persona che ha davanti in toto, anche come genitore, cerca di comprendere in che ambiente vive il figlio e lo accompagna per mettere in campo azioni e atteggiamenti migliorativi.

“Per tutta la vita ho cercato di far ridere mia madre” ha detto Jovanotti. Quando un genitore ha un disturbo psichico o psichiatrico, accade una sorta di inversione dei ruoli, per la quale è il bambino a preoccuparsi della felicità del proprio genitore?

Sì, è una delle possibilità, si tratta di bambini molto responsabilizzati che si prendono molto cura del genitore. Ci sono bimbi che per esempio ricordano al genitore l’orario a cui prendere una medicina, oppure gliela portano e si occupano dei fratellini più piccoli, dimostrando di essere molto adultizzati. Questa è una delle possibilità quando in casa vi è un genitore che da molto tempo soffre di un disturbo legato alla salute mentale.

Il figlio di un genitore che manifesta i sintomi della depressione, potrebbe emularli a sua volta? 

Più che di emulazione, meccanismo non prioritario, direi che il bimbo respira per diverse ore un certo ambiente che inevitabilmente può influenzarlo. È questo il principale fattore di rischio: che il piccolo possa a sua volta manifestare atteggiamenti allineati a ciò che vive nel contesto casa.

Il genitore si sente in colpa per ciò che vive e non può controllare?

Non è una situazione universale, anche nel genitore ci può essere un senso di inadeguatezza oppure non esserci affatto. Quando noi andiamo a toccare la genitorialità e i figli, che sono sempre il tesoro dei genitori, c’è sempre una particolare attenzione da parte loro, non appena superano la paura del “perché mi chiedete dei miei figli”, parlarne diventa un arricchimento. Si tratta di un pezzetto che si aggiunge al percorso di cura della persona. Noi stiamo cercando di ampliare lo sguardo al di là del malessere della persona, guardandola come genitore, ponendo attenzione sui bambini in ottica preventiva. Il nostro lavoro è di rinforzo positivo, perché ci sono delle capacità genitoriali che possono essere rinforzate e messe in luce, anche in contesti simili.

Parliamo di genitori capaci di chiedere aiuto, quanto è importante questa lezione di vita per i bambini?

Moltissimo, per questo con le parole adatte è giusto e di sollievo per il bambino fargli sapere che c’è qualcuno che si sta occupando del genitore, che non è un incarico suo farlo e che il genitore sta facendo qualcosa per migliorare e stare meglio.

Può capitare che un genitore che manifesta un disturbo di salute mentale fatichi a chiedere aiuto perché teme che il bambino venga portato via?

Molti dei genitori che incontriamo hanno questa paura, accade spesso che ci sia il fantasma culturale del fatto che se ci si dichiara in difficoltà questo comporti una serie di attivazioni che in ultima istanza possono allontanare il bambino.

Jovanotti parla di un’esperienza di dolore da cui trae un lato positivo, è stato capace di vivere per sempre la vita in chiave ironica. Quali sono i risvolti positivi per i bambini di un caregiver con disturbi legati alla salute mentale?

Tanti bambini soffrono, tanti altri ne escono bene rinforzati da esperienze del genere. Non è discriminante è un fattore di rischio che abbiamo la potenzialità di andare a modificare però.Questi bambini spesso sono in grado di riconoscere le proprie emozioni, sanno chiedere aiuto, hanno un forte senso di responsabilità, capacità introspettiva e di empatia molto spiccata, una capacità di reggere maggiormente agli eventi stressanti, sono molto resilienti. Sanno anche tradurre meglio le emozioni proprie e altrui, e occuparsi dell’altro.

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