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Cosa significa essere figli di un genitore bipolare? Il parere dello psichiatra

Alex Britti ha raccontato cosa ha significato per lui essere figlio di un genitore con disturbo bipolare, il dottor Gianluca Giovanna ha spiegato a Fanpage.it quali sfide affrontano i figli di genitori affetti da bipolarismo e quali punti di forza ha la consapevolezza che chiedere aiuto salva loro la vita.
Intervista a Gianluca Giovanna
Medico psichiatra presso il reparto di psichiatria del Policlinico di Milano
A cura di Sophia Crotti
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bipolarismo

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“Sono stato un bambino fortunato, avevo ben due padri, a seconda dei giorni con queste parole Alex Britti ha raccontato alla Stampa il disturbo bipolare che ha da sempre caratterizzato il suo papà e che lo ha portato a convincersi, durante l’adolescenza, di aver ereditato anche lui quel disturbo. Il dottor Gianluca Giovanna, medico psichiatra della Psichiatria del Policlinico di Milano, diretta dal Prof. Paolo Brambilla, ha spiegato a Fanpage.it le sfide che affrontano e i punti di forza che sviluppano, fin dall'infanzia, i figli di genitori con disturbo bipolare. “Un genitore che impara a riconoscere il suo malessere, inizia le cure precocemente e riesce a stare bene può insegnare al figlio l’importanza di chiedere aiuto e rimuovere ai suoi occhi e a quelli degli amici lo stigma delle malattie psichiatriche”.

Gianluca Giovanna (Psichiatra)
dott. Gianluca Giovanna (Psichiatra)

Cos'è e cosa comporta il disturbo bipolare?

Quando si parla di bipolarismo si fa riferimento ad un disturbo cronico e ricorrente che ha un esordio in giovane età, mediamente tra i 18 e i 30 anni. La patologia è caratterizzata da un alternarsi di fasi depressive e maniacali, intervallate da fasi di stabilità. I farmaci possono aiutare a prevenire le fasi di scompenso o ridurne la gravità. Durante la vita, però, si possono manifestare delle ricadute, che possono essere prevenute e controllate, con un grande impegno da parte del paziente. Per capire meglio le fasi della malattia bisogna comprendere che si tratta di un disturbo dell’umore, che intacca tutto ciò che ha a che fare con i livelli di energia vitale e i sentimenti di tristezza o felicità. Infatti, se tutti gli esseri umani, nella quotidianità, sperimentano sensazioni di felicità, di tristezza o di euforia, che sono adattamenti fisiologici alle situazioni, chi è affetto dal disturbo bipolare sviluppa delle fasi che sono distinte dalla normalità e si manifestano in modo dirompente. Improvvisamente chi ne soffre, durante la fase depressiva, si sente svuotato di tutte le energie, estremamente triste, tanto da non provare più piacere nel fare nulla, e così senza una motivazione chiara scatenante, chi ne è affetto può anche iniziare ad avere pensieri suicidari. Seguono, poi, le fasi maniacali in cui, invece, vi è una forma di attivazione estrema. Il paziente inizia ad avere energie in eccesso, scarso bisogno di dormire, mille idee e una felicità immotivata. Durante questa fase  il paziente può anche mettere in atto e delle azioni che spesso diventano problematiche o inconsulte, come spese e relazioni sessuali fuori controllo, doni immotivati.
Una caratteristica fondamentale sia delle fasi depressive che di quelle maniacali è il non rendersi conto dell'entità del proprio malessere da parte di chi ne è affetto, questo rende la condizione davvero patologica. Se nella fase maniacale i pazienti pensano di non essere malati e stare molto bene, in quella depressiva invece sentono di essere inguaribili e senza speranza.

Come si ripercuote la malattia sulla genitorialità di chi ne è affetto?

Innanzitutto l'obiettivo ultimo che noi come medici ci poniamo è quello che un genitore con disturbo bipolare riconosca la sua condizione, accetti le cure, anche durante le fasi di ricaduta, così da arrivare a parlare della malattia di cui è affetto con serenità in famiglia.
Questo perché il figlio di un genitore che non riconosce la sua patologia si trova esposto a qualcosa di terribile, dal momento che le fasi della malattia insorgono rapidamente e senza preavviso, portando dei cambi repentini nelle relazioni che hanno con gli altri membri della famiglia. Si tratta di un genitore che improvvisamente potrebbe diventare inaffidabile e sparire, ci sono anche delle fasi maniacali, in cui i sintomi sono meno intensi ma altrettanto gravosi dal punto di vista relazionale, perché il genitore può smettere di prendersi cura del figlio, si allontana da casa non rientra la sera o diventa aggressivo fisicamente e verbalmente e irascibile. In ultimo ci sono anche degli aspetti di conflittualità tra genitori che possono ripercuotersi sui figli, in queste situazioni.

C’è anche un aspetto legale da considerare, la genitorialità di una persona che non si cura in modo efficace e ha ripetute fasi di quella che poi diventa una malattia che si cronicizza, può avere risvolti drammatici, fino alla perdita della genitorialità.

Tutti i membri della famiglia vivono le ripercussioni del bipolarismo di un genitore?

Sì, in psichiatria noi usiamo il termine di emotività espressa, intendendo quel livello di emozioni negative che ci sono nel nucleo familiare legate alla patologia di uno dei componenti, come sanitari ci impegniamo a disinnescare questa emotività espressa, con interventi che coinvolgono tutto il nucleo familiare e vanno dalla psicoeducazione, alla spiegazione di come gestire le fasi della malattia, a quali sono i campanelli d’allarme da osservare, al saper riconoscere che il comportamento del genitore non deve essere letto come qualcosa fatto su base malevola, ma inteso come campanello d’allarme da riconoscere e riportare per intervenire il prima possibile.

Vivere con un genitore bipolare  può portare i figli di temere di sviluppare il disturbo?

Va detto innanzitutto che il disturbo bipolare, come tutti i disturbi psichiatrici ha un'eziopatologia multifattoriale, ossia ci sono molti fattori che concorrono nello sviluppo della patologia da parte di un individuo C’è una parte biologica e genetica che può essere tramandata dai genitori ai figli. Tuttavia nel caso specifico di questa patologia non è ereditaria, ovvero non c’è una trasmissione diretta con una probabilità calcolabile, ma c’è una familiarità, ossia si tratta di una moltitudine di geni potenzialmente coinvolti che possono essere tramandati o non tramandati alla prole, aumentando nei ragazzi il rischio di sviluppare il disturbo, rispetto alla popolazione generale.
Ci sono poi una parte psicologica e una sociale, oltre alla vulnerabilità genetica, bisogna tenere conto dell’ambiente in cui questi bambini crescono, vivere in un contesto sereno è un fattore protettivo per i bambini, rispetto al crescere in una famiglia problematica e complicata da dinamiche disfunzionali anche a causa della presenza di un genitore bipolare, la parte psicologica è invece caratterizzata dagli aspetti di vita traumatici.
Per intenderci, se una persona nasce con vulnerabilità genetica data dai genitori, cresce in un ambiente che rafforza questa vulnerabilità, vive degli eventi di vita che possiamo catalogare come fattori di rischio, si può presentare la patologia già vissuta dai genitori.
Il rischio maggiore di sviluppare la patologia, però, non è una condanna, se è stata presa in carico la famiglia in maniera globale fin dall’esordio della patologia nel genitore, questo protegge i figli favorendo un miglior ambiente familiare e un conseguente monitoraggio di sintomi precoci nei figli.

Quali sfide affronta il figlio di un genitore bipolare?

La malattia, nei bambini molto piccoli, influisce sull'attaccamento che questi stabiliscono con i genitori e che loro sviluppano emulandoli. Se il genitore, quando il bimbo manifesta dei bisogni o uno stato di malessere perché è spaventato, è triste o piange, è in grado di accogliere i suoi sentimenti, contenerli e rimandare con azioni rassicuranti che facciano sentire il bambino protetto, favorisce lo sviluppo di un attaccamento sicuro. Quando parliamo di un genitore con un disturbo bipolare, la risposta ai bisogni fisiologici del bambino tra cui la richiesta di rassicurazione e di espressione di emozioni può essere disfunzionale. Quando il genitore è nella fase maniacale potrebbe o ignorare completamente le richieste del bambino, concentrandosi su altro oppure diventare irascibile con il piccolo. Nella fase depressiva il genitore non ha energie nemmeno per curare se stesso, figuriamoci per prendersi cura del suo bambino. Questo da vita ad un attaccamento insicuro o disorganizzato che influisce negativamente sul bambino che una volta adulto, davanti ad una situazione stressante non ha sviluppato internamente i meccanismi necessari ad affrontare la vita in modo sereno e si fa prendere dal panico. In secondo luogo tutte le energie del nucleo familiare vengono indirizzate all’elemento più fragile che non è il più piccolo ma il genitore affetto da disturbo bipolare, di conseguenza si sottovalutano le difficoltà del figlio, la sua ricerca di attenzione, si sottovalutano le sue esigenze in ambito della vita scolastica e relazionale. Tanti piccoli aspetti che avrebbero bisogno dell’attenzione del genitore, vengono ignorati.

Esistono invece degli aspetti positivi?

Credo che la capacità di riconoscere il disagio psichico, combattere lo stigma e imparare a chiedere aiuto dovrebbero essere parte della formazione di tutti i bambini. Le famiglie che hanno tra le mura di casa propria un disturbo bipolare possono vivere isolate, vergognandosi di ciò che hanno e temendo di essere giudicate. Il disturbo bipolare però può dimostrare che un percorso di cure che inizia precocemente e viene seguito in modo pedissequo porta un’ottima prognosi alla persona, quindi il disturbo del genitore può insegnare ai bambini l’importanza di chiedere aiuto e rompere lo stigma che vede la malattia psichiatrica come qualcosa di incurabile e le persone che ne sono affette da evitare e nascoste.

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