Cosa possono fare i genitori quando il figlio è vittima di bullismo: la parola all’esperto
La tragedia di Senigallia, dove lunedì 14 ottobre un ragazzo di 15 anni si è tolto la vita con la pistola del padre, ha prepotentemente riacceso i riflettori sui problemi legati alla gestione del bullismo nel complesso intreccio tra famiglie, dinamiche sociali e istituzioni scolastiche.
Come spiegato a Fanpage.it dalla legale della famiglia del quindicenne, dopo il recente trasferimento in un nuovo istituto (scelta, è bene precisarlo, non dovuta a questioni ambientali ma al desiderio d'intraprendere un nuovo percorso di studi) il ragazzo era diventato da qualche tempo vittima di costante derisione, vessazioni e pesanti insulti da parte di alcuni dei nuovi compagni, tanto che proprio in questi giorni la famiglia avrebbe dovuto incontrare i referenti scolastici per valutare il da farsi.
Ma cosa prevede la Legge in questi casi? Quali misure può adottare un genitore quando si accorge (o viene informato) che il figlio è vittima di episodi di bullismo? Fanpage.it lo ha chiesto a Giampiero Fantozzi, avvocato e consulente legale del Centro Nazionale contro il Bullismo – Bullistop.
"Primo approccio che un genitore dovrebbe adottare prima di consultare un avvocato è rivolgersi al Centro Nazionale Antibullismo Bulli Stop per ricevere un adeguato supporto psicologico e valutare le prime azioni da intraprendere per interrompere il primo possibile gli episodi di sopruso" spiega Fantozzi, sottolineando come realtà di questo tipo siano ormai un punto di riferimento per tutti i ragazzi e tutte le ragazze che si trovano ad avere a che fare con fenomeni di questo tipo.
Il ruolo della scuola
Dopo aver parlato in famiglia del problema e aver ascoltato il parere di uno specialista, per Fantozzi il secondo passo riguarda invece la scuola e le sue istituzioni.
"L’ultima norma a riguardo, la Legge 70 del 2024 che ha aggiornato le disposizioni anti-bullismo stabilite nel 2017, ha dato molta importanza alla prevenzione tra i luoghi di aggregazione dei ragazzi, in primis la scuola, luogo dove statisticamente si verifica la maggioranza dei casi" dichiara l'esperto.
Ogni istituto dovrebbe infatti aver disposto un Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF) che preveda un programma di prevenzione di questi fenomeni. Tale struttura dovrebbe comprendere anche un insegnante con funzioni da referente e un tavolo di monitoraggio permanente pronto a intervenire in casi di bullismo e cyberbullismo. Come? Attraverso l’ascolto della vittima e dei suoi genitori, il colloquio con il bullo (e la sua famiglia) e l’eventuale comminazione di sanzioni. Fondamentale anche l'istituzione di percorsi di psicoterapia, sia per la vittima (allo scopo di supportarla) sia per il bullo (per valutarne il comportamento e far sì che comprenda il suo operato e cessi consapevolmente gli atti persecutori.
"Ovviamente per simili scenari occorre in primis che il corpo docente sia adeguatamente preparato ad affrontare situazioni del genere e, soprattutto, che chi subisce violenze fisiche o psicologiche denunci il fatto, cosa purtroppo non così scontata".
Le vie legali
Dal punto di vista legale, prima della legge del maggio 2024, se il fatto di bullismo non costituiva reato – ossia non erano stati commessi furti, gravi lesioni o omicidi – non vi era una copertura specifica sulla condotta del bullo. La famiglia della vittima poteva rivolgersi al Pubblico Ministero e, se il bullo aveva meno di 18 anni, il Tribunale dei Minori apriva un fascicolo, ma difficilmente si comminavano delle pene.
"Era poco più di una reprimenda" commenta Fantozzi. "La nuova legge, invece, prevede che, dopo la denuncia da parte dei genitori, il PM possa mettere in atto delle azioni preventive, come l’attivazione di un percorso di mediazione tra le famiglie del bullo e del bullizzato o la richiesta di un intervento rieducativo da parte dei servizi sociali nei confronti del bullo". Lo scopo di quest’ultima strada sarebbe ovviamente non la criminalizzazione del ragazzo o della ragazza, ma il suo recupero.
Il caso del Cyberbullismo
Se invece gli atti di bullismo vengono perpetrati attraverso chat, messaggi o social media, oltre ai provvedimenti già citati, la vittima o la sua famiglia può rivolgersi a un legale o direttamente a Carabinieri e Polizia Postale per denunciare eventuali minacce o richiedere l’oscuramento dei contenuti considerati lesivi dell’immagine e della dignità del ragazzo.
Non solo: le vittime hanno anche la facoltà di rivolgersi al Garante per la Privacy per ottenere la rimozione dei contenuti offensivi nel giro di 48 ore.
"Purtroppo la nostra Legge finora non ha previsto grandi rimedi al problema" commenta Fantozzi. "Il bullismo è un fenomeno in netta espansione e non di rado comporta traumi che influenzano per sempre la vita di chi li subisce. Anzi, a volte, come nel triste caso di Senigallia, comportano conseguenze estreme. Eppure i bulli spesso la fanno franca e non vengono messi di fronte alle loro responsabilità. Molto spesso gli stessi presidi e insegnanti prendono sotto gamba la questione, cercando di non creare allarmismi".
"La mia speranza – conclude l'avvocato – è che questa nuova legge, che pone un accento particolare sulla prevenzione, possa davvero imprimere un orientamento che vada a combattere alla radice del problema, non solo proteggendo i più fragili, ma anche imprimendo un cambiamento negli aguzzini. Perché piaccia o no, anche i bulli e le loro famiglie hanno bisogno di aiuto".