Come si festeggia la festa della mamma se la mamma non c’è più? I consigli della psicologa
La festa della mamma si ripresenta tutti gli anni, portando con sé lavoretti da colorare durante la scuola dell'infanzia, poesie da recitare i primi anni di scuola elementare, regali da poter confezionare per una figura molto importante per la vita dei bambini.
Ma se la mamma è prematuramente venuta a mancare, diventa difficile, soprattutto per gli adulti, trovare la strategia migliore per evitare che il bambino viva altre situazioni complesse e soprattutto per aiutarlo a gestire le nuove circostanze. Se per qualcuno questa ricorrenza è un'ottima occasione per ricordare la mamma che ora non c'è più fisicamente, per altri bambini è meglio è meglio essere aiutati a pensare e a ricordare, in ogni caso, ci ha spiegato la psicologa e psicoterapeuta Luisa Morassi, specializzata in elaborazione del lutto nei bambini, è importante essere sinceri con i bambini, aiutarli così a elaborare il lutto e accompagnarli, se lo desiderano, a riflettere sulla propria condizione a vivere pienamente le proprie emozioni senza sensi di colpa o di vergogna. "Una mia paziente di 8 anni è rimasta per molto tempo arrabbiata con la sua mamma, dopo che è venuta a mancare, perché tutti le dicevano che era volata in cielo per fare la maestra ai bambini lassù e lei non si spiegava proprio perché l'avesse abbandonata per andare da altri bambini".
Si avvicina la festa della mamma. Come la può festeggiare un bambino che la mamma non l'ha più ?
È importante non fare finta che la festa non ci sia. Ogni bimbo è a sé, ogni famiglia ha una sua specificità e bisognerebbe analizzare ogni singolo caso, ma in termini generali sarebbe importante ricordare espressamente al bambino, anche se ha da poco perso la mamma, che sta arrivando la festa della mamma. Essere sinceri e dire la verità fa sempre bene.
A questo punto si può chiedere al piccolo se gli va di fare un lavoretto, esattamente come i suoi compagni, e a chi si sente, una volta terminato, di darlo. Potrebbe rispondere che lo vuole portare sulla tomba della sua mamma oppure che lo vuole dare a qualcun altro, oppure che lo vuole tenere per sé, la cosa importante è ascoltarlo con il cuore, non imponendo il punto di vista dell’adulto.
Penso tra l'altro che tutto questo sia più difficile da gestire per gli adulti, per l'insegnante che è stato messo a conoscenza della situazione, o per il genitore superstite e per i parenti del bambino, il piccolo agisce come si sente, grazie ai mezzi che ha a disposizione. Se gli adulti sono sereni e con il pensiero chiaro, il bambino sarà sereno, in quanto i più piccoli si sintonizzano sullo stato della mente degli adulti di riferimento. È fondamentale anche mantenere un'alleanza educativa tra gli adulti, così che con il bimbo si usi un’unica linea educativa, anche per affrontare questo trauma.
Per il bambino la festa della mamma è un’occasione importante per ricordare?
Credo di sì, le ricorrenze, in caso di lutto, aiutano a stare con un piede nel presente e un piede nel passato. La festa della mamma, anche se la mamma è mancata, permette l’elaborazione di altri pezzettini dei ricordi, dando importanza alla persona che è deceduta e oggi non c’è più, facendo luce sulla relazione che c’è stata e sull'importanza che la mamma ha ancora oggi per il bambino. Si tratta di un momento in cui la persona in età evolutiva può fermarsi e sentire ciò che sente, possibilmente con la vicinanza emotiva di un adulto che lo sostenga e lo guidi, che gli faccia da posto sicuro.
Ma come si spiega ad un bambino che la sua mamma è venuta a mancare?
La morte di un genitore è un trauma, a tutte le età, ma soprattutto quando si è bambini perché determina un prima e un dopo nella linea della una vita; il un dopo che sarà molto diverso dalla vita precedente. Si deve cercare di spiegare dunque in maniera trasparente e sincera la morte di un genitore, senza inutili invenzioni o silenzi,,per evitare di creare ulteriori difficoltà e rafforzare così il senso di fiducia in chi è rimasto.
Gli adulti tendoni ad avere sempre un istinto di protezione verso i bambini e tendono a fare finta che l’evento non sia accaduto, a non parlarne o a usare un linguaggio edulcorato, per proteggerli. Così facendo, senza volerlo, possono determinare nei bambini altri tipi di difficoltà e di credenze. Se i bimbi si accorgono di falsità o di evitamenti nell’affrontare i discorsi reali, possono perdere la fiducia in chi non ha detto loro la verità o gliel'ha tenuta nascosta.
Che parole bisogna utilizzare allora?
La cosa importante è dire la verità con parole comprensibili per l’età del bambino, non edulcorare, per esempio ad alla piccola paziente a cui era stato detto “la mamma è volata in cielo, e ora fa la maestra ai bambini lassù”, da questo racconto la bimba aveva ricavato una forte rabbia, e si chiedeva continuamente infatti "perché la mamma è andata là? Allora mi ha abbandonata e non voleva stare con me".
Capiamo quindi che il tentativo di rendere la realtà meno dura da parte degli adulti può venire percepito dai bambini, che hanno un pensiero più operatorio concreto, in un modo diverso che tra i grandi, causando loro delle incongruenze e delle difficoltà che spesso vengono inconsapevolmente portate avanti anche per molto tempo.
La cosa migliore da fare è spiegare, parlare apertamente, dicendo per esempio “la mamma è morta perché aveva una malattia, per un grave incidente, perché non c’erano le medicine per salvarla”, va detta la verità con un linguaggio giusto rispetto all’età del bambino, altrimenti non lo si protegge davvero. È importante, poi, non fare finta che il lutto non sia una cosa grande, non nascondere il dolore, altrimenti si rischia di bloccare anche quello della persona in età evolutiva. Se vedo il papà triste che piange la morte della mamma, ad esempio, posso permettermi di piangere anch’io con lui e posso condividere il mio dolore. Se il papà invece fa finta che non sia successo niente per proteggermi, in realtà questo può non essere di aiuto e anzi contribuire a bloccare l’elaborazione del lutto e insegnare al bambino che è meglio non esprimere il dolore ma contenerlo in solitudine oppure rimuoverlo o negarlo.
Come elaborano il lutto i bambini?
Il tutto procede a seconda delle età e a seconda di come l’adulto che sta loro vicino riesce a processare l'accaduto. Generalmente, però, questa elaborazione va per tappe, prima c’è una fase di difficoltà a rendersi conto di ciò che è successo, poi c’è una fase di rabbia, in cui il bimbo si chiede perché questa situazione è capitata proprio a lui, poi c’è una fase di rassegnazione all’idea che non si può tornare indietro.
L’ultima fase è la ricostruzione della vita senza la fisicità della persona, ma con quella persona dentro di noi.
Quando bisogna rivolgersi a uno specialista?
Se dopo un po’ di tempo adeguato, siano alcune settimane, alcuni giorni o alcuni mesi, se vediamo che il bimbo è sempre sofferente, manifesta il suo malessere, non parla più, non gioca più, non riesce a dormire, ci dice che sta molto male e mette in mostra la sua sofferenza, faticando anche a confrontarsi con il genitore, allora è necessario l’aiuto di un professionista specializzato nel settore. Meglio affidarsi ad uno psicologo psicoterapeuta specializzato nel lutto infantile.
La mancanza del genitore cosa può causare nello sviluppo della personalità del bambino?
È una domanda a cui è difficile fornire una risposta adeguata. La perdita di un genitore è un trauma, ossia una ferita dell’anima, qualsiasi sia il genitore e qualsiasi sia il figlio.
Quando però si tratta dei bambini spesso diventa per loro è un evento impensabile, improvviso, che li lascia totalmente impotenti. Perché se ci pensiamo i bimbi non possono proprio fare nulla, neanche uscire per allontanarsi dalla casa, che può ricordare loro la mamma.
È compito degli adulti di riferimento parlarne, trovando il modo anche se è difficile, non rendere questa morte un tabù, farsi vedere mentre piangono, perché è proprio quella espressione del dolore, che permette invece al bambino di sentirsi libero di esternarlo a sua volta. A questo si aggiungono molti fattori diversi, come ad esempio il temperamento individuale, e le esperienze di vita e di relazioni sociali, familiari ed emotive che seguono nell’esistenza della persona. Cosa succederà poi nessuno lo sa.