Come rimanere calmi quando i figli ci fanno impazzire? Tutti i consigli del pedagogista
Quando i capricci dei bambini sembrano innescare una bomba pronta a esplodere, è fondamentale per i genitori mantenere la calma e gestire la situazione con equilibrio. A volte però restare tranquilli e razionali sembra una vera impresa.
Che fare dunque quando una mamma o un papà si accorge essere sul punto di perdere definitivamente le staffe? Come impartire una lezione educativa ai figli quando la rabbia rischia di prendere il sopravvento?
"La primissima cosa da fare è cercare di capire perché quel comportamento ci sta facendo infuriare" spiega a Fanpage.it Raffaele Mantegazza, professore di Pedagogia Generale e Sociale presso l'Università Bicocca di Milano.
"Molto spesso le azioni che ci fanno arrabbiare non sono particolarmente gravi. A renderle insopportabili è piuttosto la stanchezza, l’accumulo di problemi o la presenza di altre preoccupazioni: tutte cose che però riguardano l’adulto, non il bambino".
Per il pedagogista pertanto, la primissima cosa da fare è provare a rendersi conto della situazione: siamo noi adulti ad avere un problema o è effettivamente nostro figlio che sta facendo qualcosa di molto grave?
Ritardare l'intervento
Per il professor Mantegazza, il consiglio più utile per mantenere il controllo è anche quello più banale.
"Quando il bambino ci sta facendo impazzire, proviamo a contare mentalmente fino a 10. Non metaforicamente, ma proprio scandendo i secondi in modo da evitare di reagire in maniera istintiva".
Così facendo si riesce a ritagliare un intervallo di tempo che, seppur breve, può impedire al genitore di scattare con rabbia o frustrazione.
"Prendersi sempre del tempo prima di intervenire, a meno che non si debba mettere in sicurezza il bambino intento a fare qualcosa di pericoloso" puntualizza Mantegazza. In quest’ultimo caso però ricordiamoci comunque di rendere partecipe il piccolo di ciò che sta accadendo: "Diciamogli: ‘Guarda che ti porto via non per punirti, ma perché rischi di farti male o rompere qualcosa'. È importante che il bambino lo sappia".
Collaborare
Se il bambino inizia a "fare le bizze" quando anche l'altro genitore è presente, allora il gioco di squadra può diventare la chiave per evitare una scenata.
"Se un genitore vede che l’altro è particolarmente nervoso e potrebbe scoppiare da un momento all'altro, l'ideale è che sia lui a prendere le redini della situazione e lasciare che l’altro possa ritirarsi qualche minuto per calmarsi" spiega l'esperto.
Ovviamente, per il mantenimento di un corretto equilibrio delle dinamiche familiari, è importante che vi sia una certa alternanza dei ruoli, non lasciando sempre allo stesso adulto la responsabilità di gestire simili questioni.
Non badare al giudizio altrui
Quando un bambino inizia a piangere o urlare in pubblico, spesso è proprio la presenza delle altre persone ad accentuare la criticità del momento. Percepire l’attenzione – e, soprattutto, il giudizio – degli altri quando si sta cercando di gestire un capriccio può aumentare la pressione sul genitore e spingerlo a reazioni spropositate.
Per Mantegazza però, le impressioni di chi ci sta intorno non devono influire sull'operato della mamma o del papà.
"Se gli altri vogliono giudicare, che giudichino, affari loro. In quel momento tutta la concentrazione deve essere tutta sul bambino, anche perché attraverso quel pianto o quel comportamento dirompente, il bimbo sta esprimendo un disagio".
"Chi se ne frega se gli altri ci stanno guardando", prosegue il pedagogista. "L’importante è capire cosa non va, cosa ci sta comunicando. Magari il ragazzino sta solo cercando di attirare l’attenzione".
Non mettersi a discutere
A volte i bimbi possono essere dei veri peperini e soprattutto con l'aumentare dell'età, non è raro che un bambino o una bambina inizi a rispondere a tono ai rimproveri dei genitori, mandandoli ancora più su tutte le furie.
In questi casi è fondamentale uscire subito dalla situazione per evitare l’escalation.
"Se si continua a rilanciare o fare a gara a chi alza più la voce, non se ne esce più" afferma Mantegazza. "È giusto riprendere subito il bambino, ma dopo averlo fatto si deve troncare la questione, rimandando il confronto dieci minuti, mezz'ora o anche un'ora. La ramanzina ci sarà comunque, ma più tardi, quando entrambi saremo più tranquilli".
Un modo di agire può dunque essere quello di mandare il bambino in camera sua mentre il genitore rimane in un'altra stanza. Così facendo si blocca la discussione e si riprende la chiacchierata più tardi, pur mantenendo il punto e senza sminuire la gravità di quello che si è fatto.
Reprimere il bambino zittendolo o punendolo non avrebbe alcun valore educativo. Come ricorda Mantegazza, il fatto che il piccolo impari a far valere le proprie ragioni, non solo è fisiologico, ma è anche importante per la sua crescita. Tutto sta nell'apprendere il giusto modo per comunicare ciò che si prova.
Vietati insulti e sberle
Un ultimo accorgimento riguarda quei comportamenti che dovrebbero essere proprio dimenticati.
"Mai ricorrere alla violenza, nemmeno per dare uno schiaffo" sentenzia il pedagogista. "È intollerabile e ingiustificabile".
Occhio anche al linguaggio: non si può offendere un bambino per fargli capire quanto sia stato scorretto ciò che ha fatto.
"Insulti e violenza fisica sono le cose peggiori perché sviliscono il bambino e danno un pessimo esempio", conclude Mantegazza. "Il messaggio che si manda è che il più grande può mettere le mani addosso e prendere a male parole il più piccolo". Poi se per una volta scappa, si chiede scusa, ma questo è un altro paio di maniche.