Come mai sempre più Tiktoker e influencer scelgono la genitorialità molto prima dei loro coetanei? Il pedagogista

Proposte di matrimonio, pancioni e gender reveal, il mondo di TikTok Italia negli ultimi mesi sembra aver trovato la cura alla denatalità con la quale il nostro Paese fa i conti da tempo.
Piccoli, piccolissimi sono i tiktoker che annunciano le loro gravidanza, a partire da Sofia Crisafulli, che nel 2022 ha spiegato che sarebbe diventata mamma a 18 anni, seguita da Gaia Bianchi, la più grande Sofia Viscardi da poco diventata mamma, e in ultimo Jaqueline Zanetti, classe 1998, che hanno annunciato la loro gestazione.
L'hashtag gravidanza sembra ormai essere di grande tendenza sulle piattaforme, ben diverso dalla tendenza delle generazioni di italiani, più grandi di loro, che invece attendono il momento giusto per fare un figlio, finendo per diventare genitori, tra il completamento degli studi e l'ottenimento di un contratto stabile, sempre più tardi. Cosa differenzia allora questi ragazzi dal resto del Bel Paese, si tratta di casi isolati o di una ritrovata esigenza, quando se ne ha la possibilità, di tornare a credere nel valore del matrimonio o del rinnovato desiderio di accudire dei cuccioli di uomo. A questa e molte altre domande ha risposto per fanpage.it il Professor Davide Cino, ricercatore pedagogia generale e sociale presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca.

Professore, esiste una nuova tendenza social che vede giovani influencer e tiktoker decidere per la genitorialità sempre prima?
Non parlerei esattamente di una nuova tendenza social, quanto più di casi isolati. Perché se è vero che i dati Istat parlano di inverno demografico, dal momento che in Italia si fanno sempre meno figli, è altrettanto vero che tiktoker e influencer che optano per la genitorialità da giovanissimi, nonostante l'età media del primo figlio in Italia si sia molto alzata, sono personaggi molto influenti, le cui vite suscitano interesse e curiosità ma non raccontano di un nuovo fenomeno di massa.
Dunque non possiamo parlare di una generazione che torna a non avere paura della genitorialità?
No, bisogna piuttosto guardare a come la genitorialità viene raccontata oggi, resa visibile e performata, soprattutto in un contesto come quello dei social in cui può assumere anche dei risvolti commerciali. Io mi occupo da tempo di genitorialità digitale e ho compreso che il processo per diventare madri e padri ormai non si svolge più solamente tra l'intimità delle mura di casa, ma anche attraverso le piattaforme social, dove tra consigli e racconti i creator mostrano, potenzialmente a tutti, cosa significa diventare genitori. Così la genitorialità raccontata, da evento biografico, si trasforma in un capitale narrativo ed economico, dal momento che permette a creator, influencer e tiktoker di intercettare un nuovo audience, attivare percorsi di forte identificazione e aprire una serie di collaborazioni commerciali con tutti i brand legati all'infanzia. La genitorialità sui social diventa anche una forma di monetizzazione dell'intimità e con ciò non intendo dire che sia una scelta dettata dal desiderio di strumentalizzare la gestazione, però è indubbio che tra le forme di micro-marketing che muovono questo mondo ci sia la possibilità per i futuri o neo-genitori di collaborare con brand legati alla cura della persona o del bambino.
Cambia la visione che il pubblico ha dell'influencer quando questa annuncia la gravidanza?
Sicuramente per le giovani donne raccontare la maternità può essere un modo per rinegoziare il proprio posizionamento pubblico, costruendo un'immagine di sé più matura, centrata sulla cura e più autorevole agli occhi della community. SI tratta di una strategia di comunicazione molto potente, che permette anche di rispondere al bisogno diffuso di trovare stabilità in un momento storico segnato da precarietà, denatalità e incertezza, in cui le transizioni verso la vita adulta sono sempre più lunghe.
La possibilità di accedere alla genitorialità molto presto è data anche da una carriera online generalmente molto remunerativa?
Certo, parliamo di soggetti che si trovano in una posizione privilegiata dal punto di vista economico e non devono affrontare la precarietà lavorativa di molte persone per le quali dunque diventa molto più complesso scegliere di avere un bambino. Possiamo ipotizzare che nella vita di ciascuno esista una piramide di bisogni che devono a poco a poco essere soddisfatti, dal sostentamento, alla ricerca di un lavoro, al bisogno dei soldi per l'affitto, tappe che una volta raggiunte permettono di accedere ad altre. Se per una persona comune questi primi bisogni trovano un appagamento tra i 30-40 anni, momento in cui si ha la stabilità necessaria a pensare di allargare la famiglia, nel caso di influencer e tiktoker questa può essere raggiunta molto prima. La società odierna è più improntata poi all'individualismo che al collettivismo, è necessario dunque prima investire su di sé, con non poca fatica, per poi pensare alla genitorialità, in un contesto come quello italiano in cui non esistono nemmeno veri e propri welfare per i neo-genitori e in cui il gap nel carico di cura tra donne e uomini è ancora immenso.
Dunque la narrazione della maternità di un'influencer può infastidire oltre che provocare ammirazione?
Certo, si tratta di persone che godono di una situazione di vantaggio di privilegio, dando vita a delle narrazioni che possono da un lato creare ammirazione dall'altro infastidire, soprattutto ora che siamo in un momento storico in cui l'idolatria nei confronti degli influencer sta iniziando a vacillare. Gli utenti oggi hanno molto più senso critico e prendono anche le distanze dai sociale. da queste figure che spesso raggiungono la fama e il privilegio di cui godono senza alcun apparente talento, se non quello di essere entrati all'interno di logiche algoritmiche che hanno consentito loro di di raggiungere la fama. Se a questo si aggiunge la narrazione della genitorialità, così complessa per molte coppie del nostro Paese, può essere un po' uno schiaffo che fa sentire inadeguati chi li guarda.
Se una persona influente racconta una maternità iniziata molto presto, può influenzare nella scelta la generazione dei suoi seguaci?
Non penso che questo fenomeno si verificherà, non credo vi sarà un nesso di causalità-effetto fra le maggiori rappresentazioni della vita familiare da parte di persone giovani e il loro pubblico che dunque darà vita a dei mutamenti da un punto di vista demografico. In Italia mancano le condizioni strutturali necessarie ai giovani per decidere, se lo desiderano, di avere un figlio. È ben diverso influenzare il proprio pubblico convincendolo ad acquistare un vestito per il quale, seppur in alcuni casi con fatica, serve mettere solamente dei soldi da parte, rispetto che chiedere di trovare i soldi, le disponibilità e il desiderio di avere un bambino. Al massimo accadrà, come già ci dimostrano le ricerche, che sempre più neo-genitori sentiranno il bisogno di raccontarsi online, e di mostrare poi i loro bambini, con tutti i rischi che questa scelta comporta.