“Come fai a insegnare le regole a un figlio, se sono stupide?”: la lezione di Jöel Dicker imparata grazie a un sottaceto

Il mondo degli adulti è vasto e complesso, regolato da un'infinità di norme e convenzioni che tutti noi siamo ormai abituati ad accettare con fede cieca, indipendentemente da quanto assurde possano sembrare. Eppure, talvolta basterebbe provare a guardare le cose con gli occhi di un bambino per accorgersi di quanto certi meccanismi appaiano folli e privi di ogni logica.
Lo sa bene Jöel Dicker, l'arcinoto maestro del thriller autore di bestseller internazionali come La verità sul caso Harry Quebert e La scomparsa di Stephanie Mailer, che nel corso di un'intervista rilasciata al Corriere della Sera ha condiviso come un particolare episodio vissuto con il figlio abbia spalancato le porte a una domanda che affligge molti genitori: come insegnare le regole ai bambini se queste stesse regole non hanno senso?
La regola del sottaceto
Dicker, che nella sua ultima fatica letteraria ha scelto come protagonisti proprio dei bambini investigatori capaci di risolvere un mistero grazie alla capacità di porsi domande insolite (il libro è La catastrofica visita allo zoo edito da La nave di Teseo), ha raccontato di essere andato a mangiare in un fast food insieme al figlio, goloso di hamburger e, soprattutto, di sottaceti.

Una volta ricevuto il suo menù, il bambino si era però accorto che il suo panino conteneva solamente un cetriolo, mentre il piccolo, contrariamente a tanti suoi coetanei, ne voleva un po' di più. Dicker si era quindi rivolto a una cameriera per chiedere una piccola aggiunta. Inizialmente la signora si era mostrata assolutamente disponibile, ma dopo qualche minuto era tornata con un'espressione contrita, spiegando che le regole del ristorante non consentivano aggiunte rispetto a ciò che era stato stabilito. "Ora, uno come si fa a insegnare che ci sono delle regole se poi queste regole non hanno senso?", è stato il commento dell'autore.
Il potere delle domande
Per Dicker, l'ottusità dimostrata da quell'insensata policy aziendale è stata la prova di una tesi già presente nel suo romanzo: è solo grazie ai bambini che ci rendiamo conto di vivere in un mondo pieno di stupidità. Gli adulti, ha spiegato lo scrittore, troppo spesso si dimenticano di porsi delle domande su tutto ciò che li circonda, evitando di mettere in discussione un mondo che, per quanto strambo, rappresenta ormai una realtà che ci siamo rassegnati ad accettare.
Se però noi grandi siamo ormai "perduti", la speranza può essere riposta nei bambini proprio grazie al potere della curiosità: facendo sempre più domande, i piccoli potranno indurre anche quegli zucconi degli adulti ad ampliare i propri orizzonti. E pazienza se alcune domande non troveranno subito una risposta: l'importante è continuare a cercarla.