Come evitare che pistole giocattolo e videogame di guerra rendano i bimbi violenti
Esiste un gioco che si sta diffondendo tra gli alunni delle scuole americane e che si chiama "Senior Assassin". Si tratta di un tutti contro tutti, che si realizza cercando di colpire quanti più avversari possibili con il getto della propria pistola ad acqua.
Questi giochi sono sempre esistiti, da "Guardie e ladri", alla lotta ai soldatini, con i quali i bimbi emulano la guerra.
Il problema è che i ragazzi prendono il gioco molto seriamente e camuffano le proprie pistole ad acqua in modo che sembrino vere, oltre a nascondono con tanto di passamontagna e abbigliamento da combattimento tra i parchi cittadini, spaventando anche gli abitanti.
Ma c'è una correlazione tra la violenza dei bambini e la loro passione per le armi giocattolo o i videogiochi di guerra?
I giochi violenti crescono ragazzi violenti?
Secondo uno studio pubblicato nel 2018 sulla Wiley Online Library, che ha coinvolto quasi 3000 ragazzi, registrando la loro passione per le armi giocattolo all'età di 5 anni e le loro abitudini poi all'età di 15 anni, non esisterebbe alcuna correlazione tra l'amore per i giochi violenti in infanzia e la criminalità in adolescenza.
"Giocare a giochi come la lotta, il combattimento o la guerra può essere considerato un elemento necessario per il corretto sviluppo dei piccoli" si legge dallo studio.
Diverso sembra essere il discorso quando si parla di videogiochi violenti e la tendenza dei bambini ad imitare questi atteggiamenti anche nella realtà. Questa volta lo studio pubblicato sulla National Library of Medicine, è stato condotto su 220 bambini di età compresa tra gli 8 e i 12 anni.
Questi bimbi sono stati fatti giocare per 20 minuti a 3 diverse tipologie di videogame, alcuni avevano alla base la violenza armata quindi avatar intenti a spararsi con fucili o pistole, altri spade metalliche o laser, altri ancora hanno giocato a videogiochi che non includevano forme di violenza.
I bimbi dopo aver finito il videogiochi sono stati lasciati in una stanza con una pistola scarica, controllata precedentemente dagli agenti di Polizia, per capire quanti di loro l'avrebbero maneggiata e ci avrebbero giocato.
Dei 76 bimbi a cui è capitato il videogame con violenza armata 47, quindi il 61.8% hanno toccato la pistola, spingendo a più riprese il grilletto.
Lo stesso è capitato ai bambini che hanno giocato a un videogame che prevedeva l'utilizzo di spade, di 74, 42 hanno poi preso in mano la pistola. Una percentuale più bassa si è registrata proprio tra i bimbi che hanno giocato a un videogame non violento, dimostrando che la violenza dei videogame potrebbe effettivamente crescere bambini più violenti.
Come proteggere i bimbi dai rischi dei giochi violenti
Al sito online sulla genitorialità, Parents, il coach familiare Britney Dent, ha suggerito alcuni comportamenti che i genitori possono mettere in atto se temono che i giochi violenti che i propri figli fanno possano aumentare la loro aggressività o rabbia.
- Stimolare una conversazione aperta e onesta: l'esperto suggerisce di creare una situazione di serenità in cui poter parlare con calma, esponendo al bimbo i rischi e i dubbi in maniera sincera, portando anche degli esempi di atteggiamenti che ha messo in atto e che hanno spaventato.
- Stabilire dei confini: è importante che il desiderio di giocare con armi giocattolo e emulare i videogiochi dei bambini rimanga sempre entro l'argine di regole stabilite prima. Si può spiegare ai bimbi che certe cose le potranno fare e altre no, dicendo loro che il tutto è per la loro sicurezza.
- Concentrarsi sulla sicurezza: è molto importante, secondo il dottor Dent che i bimbi abbiano ben chiaro cosa un arma vera può causare. Quindi ci si può mettere a tavolino dicendo al bimbo che lui sta "facendo finta di.." ma che nella vita reale impugnare un arma, fare del male a qualcuno ha delle conseguenze molto gravi per la sicurezza propria e altrui.
- Incontrarsi sempre a metà strada: i bimbi talvolta potrebbero non comprendere le motivazioni che spingono i genitori a preoccuparsi, dal momento che loro sentono di star solo giocando. Per questo, spiega il dottor Dent, è giusto dare spazio e ascolto alle loro motivazioni e imparare a non preoccuparsi troppo.