Come crescere figli empatici e gentili verso il prossimo: i consigli degli esperti ai genitori
Insegnare l'empatia ai bambini non è un compito facile, soprattutto in un mondo dove ogni ambito – dalle discussioni sui social alle semplici relazioni interpersonali – sembrano sempre più contraddistinte da aggressività, toni esasperati e il desiderio di far prevalere la propria opinione su quella degli altri. Eppure, anche in una società individualista e arrivista, i genitori moderni possono ancora coltivare la speranza di un futuro migliore crescendo figli gentili e attenti alle necessità del prossimo.
Per aiutare mamme e papà in questa impresa, un gruppo di psicologi ed esperti di formazione ha raccontato sul sito dell'Huffpost alcune strategie utili per coltivare l'empatia nei più piccoli.
Parlare di emozioni
Secondo Michele Borba, psicologa educativa e autrice di numerosi libri sull'educazione, una delle strade principali per insegnare l’empatia ai più piccoli passa dall’alfabetizzazione emotiva, ossia quel processo educativo che porta i bambini dapprima a riconoscere le emozioni (sia proprie che degli altri) e poi a gestirle.
Per Borba, un modo semplice per stimolare un simile approccio è incoraggiare la comunicazione faccia a faccia, una situazione sempre più rara in un'epoca dominata dagli schermi. "I bambini guidati dal digitale non imparano necessariamente le emozioni quando scelgono gli emoji" ha spiegato l'esperta all'Huffpost statunitense, sottolineando come le conversazioni in cui ci si guarda negli occhi rimangano le uniche in grado di trasmettere ai piccoli un vero senso di vicinanza, sia fisica che emotiva.
Sulla stessa lunghezza è anche Laura Dell, professoressa alla School of Education dell'Università di Cincinnati, la quale ha però aggiunto come sia fondamentale insegnare ai bambini a riconoscere le proprie emozioni fin da piccoli. Per Dell, infatti, solo quando i bimbi imparano a gestire le loro emozioni, possono iniziare a capire quelle degli altri.
Media e ambiente circostante sono utili strumenti d'apprendimento
Una prima "palestra" per iniziare ad associare i vari stati d'animo a comportamenti ed espressioni facciali può essere la semplice osservazione di ciò che ci circonda.
Ravi Rao, neurochirurgo pediatrico e presentatore di programmi per bambini, suggerisce ad esempio di trattare l'apprendimento delle emozioni come si fa con i colori o i numeri, chiedendo ai bambini di "fare pratica" provando a individuare le emozioni delle persone intorno a loro. L’idea è quella di abituarli a notare i segnali emotivi sul volto delle persone – siano essi conoscenti o semplici passanti – un primo passo per sviluppare la sensibilità verso gli stati d'animo altrui.
Anche i media (film, libri, fotografie, programmi televisivi) possono ovviamente trasformarsi in opportunità d'apprendimento. Madeleine Sherak, autrice di libri per bambini, consiglia a mamme e papà di guardare insieme programmi televisivi o leggere storie per poi discutere con i bambini su come i personaggi si comportano e su come potrebbero sentirsi. Secondo Sherak, è utile analizzare insieme situazioni in cui i personaggi mostrano gentilezza o, al contrario, comportamenti negativi, cercando alternative che avrebbero potuto migliorare la situazione. Certo, in questi casi è bene scegliere con cura i contenuti da fruire insieme ai bambini, optando per prodotti adatti all'età e che non contengano volgarità o elementi potenzialmente disturbanti.
I genitori sono i primi insegnanti
Anche se non ce ne accorgiamo, i bambini guardano tutto ciò che fanno gli adulti – i genitori in particolare – e soprattutto nei primi orientano i propri comportamenti in base a ciò che osservano. L'esempio di mamma e papà risulta dunque cruciale per far sì che i figli crescano avendo bene in mente quanto sia importante dar peso alle emozioni altrui. Se i genitori non mostrano attenzione verso i sentimenti degli altri, difficilmente i figli lo faranno.
Per questo motivo, può essere molto utile che i genitori utilizzino spesso un linguaggio che esprima in modo chiaro e comprensibile le proprie emozioni, pronunciando frasi come "Oggi sono davvero felice" o "Sono deluso". Questo aiuta i bambini a capire che anche gli adulti provano emozioni complesse e che è importante rispettarle.
A tal proposito Laura Dell sottolinea come, per insegnare l’empatia ai bambini, sia necessario prima di tutto riconoscere e rispettare le loro emozioni, anche nei momenti di conflitto. Ciò ovviamente non significa annullare la propria personalità e acconsentire a tutte le loro richieste, ma piuttosto far capire che si comprende lo stato d’animo dell'interlocutore, costruendo così un ponte di fiducia e comunicazione.
Riconoscere gli atti di gentilezza
Durante gli anni dell'infanzia, i genitori non dovrebbero solo elargire complimenti per buoni voti o successi extra-scolastici (sport, corsi musicali etc…), ma anche per le dimostrazioni di empatia e gentilezza. Secondo la dottoressa Borba, infatti, lodare i gesti d'altruismo e sottolineare l'effetto che simili comportamenti hanno sugli altri ("È stato molto gentile condividere con il tuo amico la merenda, hai visto com'era contento?") può fungere da rinforzo positivo per far sì che simili atteggiamenti diventino sempre più comuni, plasmando la personalità del bimbo durante la crescita.
In quest'ottica, la gentilezza potrebbe anche diventare una specie di "attività di famiglia". Gli esperti consigliano per esempio di dedicare un momento del pasto in famiglia (sia esso il pranzo o la cena) per condividere i gesti gentili compiuti durante la giornata e ricordare l'importanza di dare peso a ciò che gli altri provano.
Valorizzare le differenze
Per crescere figli empatici, è fondamentale anche educarli alla diversità. La scrittrice Sherak suggerisce a tal proposito di far sì che i bambini conoscano culture, religioni e modi di vivere differenti, attraverso libri, film, musei e attività di volontariato. Discutere apertamente delle differenze aiuta i bambini a sviluppare una mente aperta e rispettosa, oltre che eliminare stereotipi e battute offensive dall’ambiente familiare.
Ammettere i propri errori
Nessuno è perfetto e anche i genitori più preparati e ben intenzionati, talvolta, possono sbagliare. L'importante è riconoscerlo e chiedere scusa in modo chiaro. Se un genitore si comporta in modo sgarbato, alza la voce senza ragione o viene meno a una promessa, è bene che spiegare al bambino cosa sia successo ("Ero arrabbiato/a e ho agito così…") e cosa si sarebbe potuto fare diversamente. Questo semplice accorgimento non solo insegna che anche gli adulti sono imperfetti ma anche che ammettere gli errori non rappresenta un'umiliazione, ma un modo per tornare subito a stare meglio insieme agli altri.