Come aiutare i figli (e i genitori) ad arrivare alla fine della scuola senza troppo stress: i consigli

Con l’arrivo della primavera e le giornate che si allungano, per molti studenti è partito il conto alla rovescia che li avvicina alla fine della scuola. Tra verifiche, interrogazioni e attività extrascolastiche, questo periodo può però trasformarsi facilmente in una sfiancante rincorsa verso la meta, con bambini e ragazzi che finiscono per perdere slancio, mostrarsi sempre stanchi, irritabili o semplicemente svogliati. E non sono solo loro: anche i genitori, dopo mesi di routine serrate, si trovano a corto di energie.
Niente panico però: come raccontano diversi esperti recentemente intervistati dal sito Parents, questa stanchezza è del tutto normale. L’importante è riconoscerla e affrontarla con strategie pratiche e, soprattutto, tanta empatia.
Un calo di motivazione comprensibile
"È normale che i bambini perdano motivazione verso la fine dell’anno scolastico", ha affermato Laurie Kopp Weingarten, presidente di One-Stop College Counseling. Dopo mesi di impegno costante, sia scolastico che sociale ed emotivo, molti arrivano alla primavera esausti. Una condizione condivisa anche da Richard Ramos, fondatore dell’associazione Parents on a Mission, che sottolinea come i ragazzi possano sentirsi “mentalmente ed emotivamente svuotati” in questo periodo.
Ma non sempre la mancanza di entusiasmo è sinonimo di pigrizia. Christine Carrig, direttrice della Carrig Montessori School, parla di un fenomeno chiamato "distacco difensivo": un meccanismo emotivo attraverso cui i bambini si preparano, inconsciamente, alla separazione da compagni e insegnanti. "Si tratta di una forma di ritiro emotivo che può sembrare apatia, ma in realtà è una reazione naturale alla fine di un ciclo", ha spiegato.

Anche i genitori sono stanchi: come fare?
Dopo mesi di sveglie presto, compiti, zaini da preparare e progetti da seguire, anche i genitori iniziano a rallentare. Eppure, è proprio adesso che serve un ultimo slancio. "In questi momenti è importante il ruolo di leadership dei genitori", ha ricordato Ramos, sottolineando però che essere vero riferimento per i figli non significa affatto essere perfetti o instancabili, ma mostrarsi sempre presenti e sinceri anche nei momenti un po' più complicati.
Condividere con i figli la propria fatica, riconoscere la loro stanchezza e far sentire il proprio supporto può fare una grande differenza. "È utile ricordare ai bambini che il traguardo è vicino, ma senza perdere il valore del presente", ha aggiunto Carrig. Concentrarsi solo sul conto alla rovescia verso l’estate rischia infatti far perdere di vista il significato di ciò che si sta ancora vivendo, lasciandosi sfuggire preziose occasioni d'apprendimento o di svago.

Imperfezione benvenuta
Nelle ultime settimane di scuola quindi, proprio per evitare di trascinarsi sui gomiti in attesa dell'ultimo suono della campanella, la ricerca della perfezione può (e deve) passare in secondo piano, almeno per le cose meno importanti. "Fa niente se il pranzo non è degno di una foto sui social o se indossano la stessa felpa tre giorni di fila", ha ribadito la psicoterapeuta Janet Bayramyan Generales. Quello che conta è garantire le basi per un benessere fisico e mentale: sonno, alimentazione, connessione emotiva e un po’ di struttura quotidiana. E tale semplicità non aiuta solo i bambini, ma permette anche agli adulti di gestire meglio la pressione del periodo, creando un clima familiare più sereno e collaborativo.
Quando si tratta di vero burnout
Un po’ di lamentele, insomma, rientrano assolutamente nella norma, soprattutto al termine di un anno di impegno. Se però il bambino inizia a mostrare segni più evidenti di disagio, è bene alzare l'asticella dell'attenzione. Generales ha infatti ricordato che il burnout nei più piccoli può manifestarsi con capricci insolitamente frequenti, mal di testa o mal di pancia ricorrenti, difficoltà a dormire o regressioni nel comportamento. Nei ragazzi più grandi, invece, i segnali possono includere irritabilità, ricerca di isolamento sociale, calo improvviso dell’interesse per le materie preferite o perfino cambiamenti nell’appetito. In questi casi, è importante valutare insieme a un professionista se si tratta di stress o di qualcosa di più profondo, come un problema di salute mentale.

Quando si esclude una patologia, però, concedere una giornata "stacco" può essere una buona idea per tutelare la serenità di bambini e ragazzi. "Un break ben programmato può aiutare i ragazzi a ricaricarsi e concludere l’anno con maggiore serenità", ha sottolineato Andrew Kami, psicologo clinico e docente al Pacific Oaks College di Pasadena. Imparare ad ascoltare i propri bisogni è, del resto, un’abilità preziosa anche per gli adulti di domani.
Piccoli riti per alleggerire la corsa finale
In tutto questo, hanno concluso gli esperti, non bisogna però dimenticare di aggiungere sempre un pizzico di leggerezza. Un balletto improvvisato in cucina al mattino, un gelato speciale al ritorno da scuola, un complimento per l’impegno dopo un’interrogazione possono diventare piccoli rituali che spezzano la fatica e aiutano a vedere la luce in fondo al tunnel. Perché sì, anche questo periodo passerà. E, con un po’ di comprensione, tanto affetto e la giusta dose di flessibilità, si può arrivare all'agognato traguardo delle vacanze estive senza perdere il sorriso.