Coccolatori di professione per i bimbi in terapia intensiva neonatale: i volontari che curano con l’affetto
![Le coccole di mamma Irene](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/37/2025/02/Le-coccole-di-mamma-Irene-1200x675.jpg)
Bardati dalla testa ai piedi, si muovono con un passo leggero, quasi impercettibile, tra le culle della terapia intensiva neonatale dell'Ospedale Maria Vittoria di Torino.
Sono i volontari dell’Associazione “Le coccole di mamma Irene”, pronti a stringere tra le braccia i neonati "coccolabili" 24 ore su 24, con il solo desiderio di dare l'affetto che i genitori dei piccoli darebbero loro se avessero la possibilità di rimanere in tin più tempo.
Qualcuno canta una ninna nanna con un bimbo tra le braccia, qualcuno riesce a fare due passi per allontanare il piccolo dall’incubatrice e in un attimo, come per magia, i forti rumori dei respiratori e dei monitor della terapia intensiva neonatale si fanno soffusi e lontani.
Chissà se quei bambini lo sanno che devono tutto l’amore che ricevono quotidianamente ad un dolore immenso, quello attraverso il quale Carmen Settanta e Oscar Palladino, sorella e marito di mamma Irene, oggi al vertice dell’associazione, hanno vissuto per la sua prematura scomparsa nel 2017.
La donna ha fatto loro un ultimo regalo prima di andarsene, dando alla luce la piccola Emma Maria, una bimba solare e allegra a cui dal primo giorno tutti hanno raccontato la sua mamma: “A Emma dico che la sua mamma vive ancora nelle coccole che i volontari fanno a tanti bambini che, come lei ha fatto in passato, oggi si trovano a vivere la terapia intensiva neonatale” ha detto Settanta.
A Fanpage.it Carmen Settanta, vicepresidente dell’associazione, la direttrice della terapia intensiva neonatale dell’Ospedale Maria Vittoria di Torino Patrizia Savant Levet e due volontarie, Rosita Angeleri e Arianna Maffei hanno raccontato la terapia dell’affetto, essenziale per il corretto neurosviluppo di questi bambini.
Mamma Irene vive nelle coccole
La prima a prendere parola per raccontarci cosa accade nel reparto di terapia intensiva neonatale dell’Ospedale Maria Vittoria di Torino è Carmen Settanta, che sveste i panni di vicepresidente dell’associazione “Le coccole di mamma Irene”, per vestire quelli della sorella di Irene.
“Era il 2017 quando Irene, mia sorella, veniva colpita da un aneurisma cerebrale, ma mentre lei si spegneva per la malattia ha visto la luce la sua bambina, la piccola Emma Maria”. La bimba è nata alla trentaduesima settimana di gravidanza, ed è rimasta in terapia intensiva neonatale per i suoi primi mesi di vita, mentre la sua zia e il suo papà Oscar cercavano di non farsi travolgere dall’enorme dolore che li aveva da poco colpiti.
“Siamo stati adottati dalla terapia intensiva neonatale dell’Ospedale Maria Vittoria, perché io e il papà della bimba eravamo rimasti orfani di Irene”. I due si davano il cambio per coccolare la piccola, con la marsupioterapia, gli abbracci e tutti gli strumenti in loro possesso per darle l’amore che la sua mamma le avrebbe riservato. Mentre i giorni passavano, hanno iniziato ad immaginare un modo per onorare la memoria di Irene e il dolore che stavano attraversando. “Ci siamo accorti che capitava che alcune cullette con i bambini, che io definisco piccoli guerrieri, rimanessero senza nessuno per diverse ore, perché non tutti i genitori avevano la stessa disponibilità di tempo, così abbiamo pensato a dei volontari che li aiutassero nella dispensazione di coccole”.
![Carmen e Emma Maria](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/37/2025/02/2ac2c4a2-a3e9-44d9-97ea-ad366cc58152.jpg)
Così è nata l’associazione, che la dottoressa Savant ha preso a cuore fin dal primo momento e sono iniziati dei veri e propri corsi di formazione, necessari per coccolare dei bambini che vivono una situazione tanto delicata come la tin.
“I nostri coccolatori che oggi sono circa 40, non danno ai bambini solo il calore del proprio corpo ma hanno degli strumenti che permettono loro di proteggere loro stessi e i bambini”. L’associazione che promuove da sempre anche la cultura delle coccole, intesa come la volontà di sensibilizzare l’opinione comune sui gesti di vicinanza affettiva, presenza emotiva e calore, ha indetto grazie alle istituzioni la giornata regionale della terapia affettiva (ma Carmen preferisce chiamarla delle coccole) il 12 giugno, la data in cui Irene è nata.
“Mia sorella se n’è andata ma non ci ha lasciati soli, accompagna me e tutti i volontari che entrano nel suo nome in terapia intensiva neonatale e io parlo sempre di lei a Emma Maria, dicendole che la sua mamma vive nelle coccole che ricevono tanti bambini”.
Le coccole sono una cura necessaria al neurosviluppo
La dottoressa Patrizia Savant Levet ha spiegato a Fanpage.it che le coccole sono molto di più che semplici gesti di affetto, soprattutto quando si tratta di bambini che sperimentano la terapia intensiva neonatale. "Negli ultimi 25 anni sono stati fatti tantissimi studi sulla neonatologia che oggi permettono di sopravvivere e di vivere una vita qualitativamente migliore anche ai neonati prematuri con gravi patologie respiratorie o neurologiche".
Questi studi, specifica la dottoressa, si sono dapprima concentrati sulle tecnologie e le cure farmacologiche necessarie ai più piccoli, per poi virare verso la cura affettiva, risultata centrale per il benessere di questi bambini. "I bambini prematuri vivono una nascita traumatica, passando da un luogo confortevole e dai suoni attutiti come l'utero, a una situazione in cui tutto, dai monitor, ai respiratori, ai rumori è artificiale, per questo le coccole sono essenziali a loro".
![dott.ssa Savant](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/37/2025/02/WhatsApp-Image-2025-02-13-at-09.11.39.jpeg)
La dottoressa continua infatti sottolineando che in tin si trovano i bambini nati tra la ventiquattresima e la trentaseiesima settimana di gravidanza, momento cruciale per lo sviluppo del loro cervello, che necessita del calore umano delle coccole. "Nella nostra tin i genitori hanno la possibilità di essere introdotti fin da subito 24 ore su 24, ma non tutti hanno la possibilità di rimanere sempre con i bambini, le coccole dei volontari si inseriscono in questo contesto e sono un'investimento a lungo termine perché migliorano la condizione cerebrale dei piccoli, incrementando lo sviluppo alla base di quelle che saranno in futuro le loro capacità relazionali e comportamentali".
La giornata tipo di un coccolatore inizia con la formazione
Le due volontarie Arianna Maffei e Rosita Angeleri, hanno spiegato a Fanpage.it come funziona una giornata tipo in terapia intensiva neonatale.
Anche se dispensare coccole sembra un gioco da ragazzi, i coccolatori dell'associazione "Le coccole di mamma Irene" fanno molto di più, si prendono cura di bambini le cui condizioni di salute sono delicatissime per tanto devono seguire una specifica formazione e un severo protocollo.
"Prima di entrare in tin i volontari seguono un corso di formazione completo a cura di psicologi, neonatologi e infermieri, composto da 7 incontri di due ore l'uno" ci spiega Maffei. Dopo aver seguito la formazione i volontari devono superare il corso sulla sicurezza ad alto rischio, sottoporsi ad alcuni vaccini e fare una visita con il medico competente. "I volontari poi continuano la formazione durante l'attività, oltre che per rimanere aggiornati, anche perché svolgono un tipo di volontariato molto solitario, l'unica diade è quella di neonato e bambino, con incontri periodici si confrontano ed evitano di sentirsi soli".
![terapia intensiva neonatale](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/37/2025/02/image001.jpg)
Superata questa parte iniziale di formazione inizia il coccolaggio vero e proprio, a descriverlo è stata Rosita Angeleri, che nonostante sia una volontaria da 6 anni non smette di entrare in punta di piedi in tin e di emozionarsi quando i genitori la ringraziano. "Il personale ci accoglie sempre con grande calore quando arriviamo in tin e ci avviciniamo ai bambini coccolabili. A questo punto se possiamo li prendiamo tra le braccia, cantiamo loro una canzoncina, facciamo qualche passo oltre la culla" spiega Angeleri.
La coccola, secondo la volontaria, non è solo per il bambino, ma anche per i suoi genitori che in alcune circostanze devono riprendersi dal trauma di avere davanti una creatura diversa da come l'avevano immaginata, in altri vivono distanti, lavorano, oppure devono occuparsi di altri bambini e non possono dargli tutto il calore che vorrebbero.
Le coccole dei volontari, ci tiene a precisare Angeleri funzionano per addizione e mai per sottrazione, quando arrivano i genitori, infatti, i volontari si fanno da parte, si sentono quasi in imbarazzo nell'avere in braccio quel bambino: "È come se ci fosse un patto tra noi, lavoriamo come fossimo alleati con l'unico obiettivo di dare amore a quel bambino".
![terapia intensiva neonatale dell'Ospedale Maria Vittoria di Torino](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/37/2025/02/WhatsApp-Image-2025-02-13-at-09.06.13.jpeg)
Per alcuni bambini c'è anche un secondo regalo: "Ai bimbi che ci rimangono nel cuore regaliamo un diario di culla, su cui noi e gli operatori sanitari annotiamo qualche pensiero che poi diamo ai genitori". Tuttavia le coccole non riempiono di amore solo i piccoli ma anche chi le dona a loro, Angeleri si sente sempre arricchita dopo una sessione di coccole, dalla consapevolezza di aver fatto qualcosa per la vita di nuovi esseri umani.
Ma il cuore grande di chi fa del bene non è mai contento e i volontari si stanno facendo in quattro per organizzare un nuovo servizio: poter prendersi cura d i fratellini dei bambini in tin, per garantire alle coccole più importanti, quelle continuative dei loro genitori, di non arrestarsi mai. E noi auguriamo loro di farcela, una coccola dopo l'altra.