Chi sono le generazioni Z, Alpha e baby boomer: le differenze e perché si chiamano così
In una stessa famiglia, spesso ci sono genitori, bambini, ragazzi e nonni che parlano linguaggi differenti, ascoltano musica diversa, ridono a battute diverse, e combattono per ideali opposti. Questo accade spesso perché ciascuno di loro appartiene ad una diversa generazione. La sociologia, infatti, divide gli esseri umani in base alla propria data di nascita, in diversi sottogruppi, poiché profondamente convinta che il periodo storico in cui ciascun essere umano è cresciuto influenzi il suo modo di pensare e di vivere, differenziandolo dalle generazioni precedenti e passate e invece rendendolo incredibilmente simile ai coetanei.
Motivo per cui quando ci si trova a parlare ad un tavolo di persone della stessa età, si scopre che quasi tutte le mamme sono solite usare una certa frase, che i nonni di tutti hanno fatto la guerra e che i papà di quasi tutti hanno gusti musicali simili.
Si segna la fine o l’inizio di una generazione, come hanno spiegato nel libro "Generation" i demografi William Strauss e Neil Howe, ogni volta che la società è caratterizzata da profondi cambiamenti, siano crisi, prese di consapevolezza o svolte in positivo.
Scoprire che ogni generazione ha le proprie caratteristiche aiuterà forse le famiglie a comprendere perché a cena, a volte non ci si capisce, o le camerette dei propri figli rimangono sigillate, nonostante i ripetuti: "Ah se avessi risposto io così ai miei genitori".
Chi fa parte della generazione Silente e perché si chiama così
A dare il nome alla “Silent generation” fu con un articolo, oggi consultabile online, il 5 novembre del 1951 il Time, si tratta della generazione delle persone nate tra il 1925 e il 1942.
Quelli che oggi sono nonni o più probabilmente bisnonni, secondo la rivista statunitense, sono stati bambini silenziosi, che dovevano vedersi ma non sentirsi, diventati dunque poi instancabili lavoratori ma senza grossi obiettivi, meno combattivi dei loro genitori, in attesa “che la mano del destino cada sulle loro spalle”.
Senza ambizioni a causa di un periodo storico poco fortunato, segnato dalla crisi economica del 1929 e dall’incombere del secondo conflitto mondiale, a differenza delle altre generazioni, sembrano però aver maturato la capacità di gioire delle cose piccole, di accettare la propria vita per come è, senza farsi troppo spaventare dal futuro.
Quali sono gli anni dei Baby Boomers
Chi non ha mai detto ai propri genitori che sono proprio “boomer”, anche se non sono nati tra il 1943 e il 1964, il concetto ha ormai attraversato le generazioni, ma è questa che in particolare si è trovata per prima ad educare i figli all’utilizzo della tecnologia, senza saperla minimamente utilizzare e dovendo, per la prima volta nella storia ammettere che dai propri figli si poteva imparare.
Devono il loro nome al boom economico che caratterizzò la ripresa del Paese dopo il secondo conflitto mondiale. Il Sole 24ore li definisce “immobili”, dal momento che ancora oggi ricoprono cariche importanti, senza agevolare l’immissione delle generazioni successive nel mondo del lavoro.
Uno studio dell’Università Ca Foscari, spiega che questa generazione è profondamente segnata al suo interno da una divisione, tra chi si impegnò nel sociale, trovatosi a vivere nella prima decade del periodo, con lotte pacifiste e l’impegno per un futuro migliore; e chi, nato nella seconda, era più sfiduciato nei confronti del futuro, perché per la prima volta sperimentava la difficoltà a trovare un lavoro dopo gli studi.
La generazione che più di tutte sguazzò nel lusso delle compere senza fine, è in ogni caso questa, proprio perché sperimentò il periodo di grande sviluppo economico, sperperando molto e con il proprio individualismo e narcisismo lasciando enormi carenze per il futuro.
Chi fa parte della Generazione X
Il termine X fu così forte da portare le generazioni successive ad acquisire anch’esse la denominazione caratterizzata da una lettera. A coniarlo fu lo scrittore Douglas Coupland che definì la generazione "X" proprio per l’inesistenza di un termine con cui descriverla.
Si tratta dei nati tra il 1965 e il 1979 che vissero grandi stravolgimenti nella vita dei loro genitori ma non nella loro. Questi quindici anni furono infatti caratterizzati dall’aumento dei divorzi e da una forte emancipazione femminile, che portò le donne ad abbandonare la propria abitazione e il ruolo imposto a loro per millenni di sole madri e quindi i figli a crescere molto più liberi e soli.
Nonostante la tristezza di un secolo che ha pensato ancora molto poco ai bambini, cresciuti come adulti consapevoli che non avrebbero mai raggiunto i fasti della generazione precedente, i membri della generazione X si sono dimostrati grandi imprenditori.
Sono grandi lavoratori, molto organizzati e con grande fiducia nelle proprie possibilità. Il loro rapporto con le innovazioni tecnologiche, però, è sempre stato molto sospettoso, tanto che Treccani li definisce “Immigrati digitali”.
Chi sono i Millennials o Generazione Y
I Millennials, o generazione Y, se si continua con la nomenclatura caratterizzata dalle lettere, sono i figli dei baby boomers, vissuti tra 1980 e 1996, e devono il loro nome a “Millennials Rising: The Next Great Generation” un libro a cura dei due sociologi William Strauss e Neil Howe.
Nel testo i Millennials vengono definiti “viziati”, poiché figli di genitori “boomer” abituati a spendere e a sperperare, attenti a non far mancare nulla ai loro bambini e ad essere per loro molto, forse troppo presenti.
L’apertura mentale dei Millennials è di gran lunga maggiore a quella delle generazioni che l’ hanno preceduta, anche il loro ottimismo, hanno infatti avuto la possibilità di viaggiare, più che i loro genitori, aprirsi a nuove culture e saper ben discernere ciò che è vero da ciò che non lo è. La tecnologia per la prima volta per loro diventa un luogo in cui intessere rapporti sociali, e non un nemico da combattere, sono infatti i primi ad essere sempre connessi.
Tendono, rispetto ai loro genitori, a tardare di molto l’uscita dalle mura domestiche e la decisione di sposarsi o avere figli, anche a seguito della crisi economica, alla difficoltà a trovare un posto di lavoro e una stabilità economica. Tuttavia rimangono la generazione più ottimista.
Le caratteristiche della Generazione Z
La generazione a cui i media sono più attenti in assoluto è la Z, quella composta dai ragazzi nati tra il 1997 e il 2010 (per alcuni 2012), i figli della generazione Y o dei Baby Boomers.
Sono stati da subito educati alla realtà del mondo, senza più inganni, sono stati bambini che partecipavano attivamente alla vita della loro famiglia, considerati dai loro genitori come membri pensanti.
Sono molto autonomi e questo, secondo i sociologi, è dovuto anche all’introduzione delle tecnologie che per loro sono da sempre parte della vita. Chiusi nel mondo digitale, che ha da sempre dato loro molte più risposte di quelle in possesso dai genitori, sono meno sognatori dei loro predecessori e molto più pragmatici.
Cercano una sicurezza che era probabilmente dei loro nonni, vorrebbero a 30 anni sapersi già realizzati e lontani dalle mura di casa, sono infatti molto impazienti, sentimento che li porta da buoni nativi digitali a sperimentare spesso la cosiddetta FOMO (paura di essere dimenticati dagli amici se per una sera non ci sono o non rispondono a un messaggio).
Caratterizzati da realismo, desiderio di uguaglianza tra tutti gli individui, paura per i cambiamenti climatici ma anche grande attivismo ecologico, nati e cresciuti in un mondo digitale, preferiscono tutto ciò che è home-made, anche le amicizie, forse perché per primi hanno sperimentato, senza che nessuno le spiegasse loro, le insidie della rete.
Le differenze della Generazione Alpha
Appena nati e c’è già chi li definisce più maleducati dei loro genitori ma l’Università Cattolica di Milano li ha analizzati nel profondo per comprenderne le caratteristiche.
Si tratta dei nati dal 2010 in poi, i più grandi sono nel pieno dell’adolescenza, i più piccoli devono ancora nascere.
Il quadro generale ottenuto li definisce ottimisti, inclusivi, ancora più che la generazione precedente e green. Il dato interessante emerso dalla ricerca è che questi bambini, che hanno vissuto la pandemia in un momento cruciale della crescita, ritengono gli assistenti vocali parte integrante della famiglia, abituati a dire "ehi siri", più che “ei mamma" o "ei papà”. Tuttavia, avendo fin dalla nascita dovuto adattarsi alle tecnologie sanno distinguerne bonus e malus, senza credere ciecamente ad ogni cosa.
I bimbi di questa generazione sono più attenti ai fenomeni ambientali, anzi hanno anche incubi sul Pianeta, dal momento che riconoscono la situazione disastrosa in cui verte e sono attivi per prendersene cura.
Si adattano ai cambiamenti, anche tecnologici, sapendone anche più che i loro genitori sul tema, perché sono molto curiosi e ricchi di inventiva. Hanno fiducia nel futuro, credono nelle scienze e hanno visto il mondo dei grandi cercare di superare anche un evento che ha scosso il Pianeta come la pandemia, adattandosi a loro, sebbene non possiamo dimenticare che questi bambini si trovano a vivere in un presente caratterizzato da guerre, crisi economica e crisi climatica.