video suggerito
video suggerito

Chi da bambino ha ricevuto una diagnosi di epilessia potrebbe da adulto avere problemi di memoria: lo studio

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Neurology ha individuato una stretta correlazione tra diagnosi di epilessia infantile e accumulo di amiloide nel cervello, in grado di causare demenza o Alzheimer in età adulta.
A cura di Sophia Crotti
2 CONDIVISIONI
vuoto di memoria
Immagine di repertorio

Quei vuoti di memoria che prendono improvvisamente e portano a dimenticare azioni appena compiute o interi momenti della propria esistenza, secondo un recente studio condotto dai ricercatori di due università finlandesi, insieme ad un istituto degli Stati Uniti, e pubblicato sulla rivista scientifica Neurology lo scorso 17 gennaio, potrebbero essere la conseguenza di attacchi epilettici vissuti in infanzia.

La ricerca sugli adulti che da bambini avevano sofferto di epilessia

I ricercatori delle tre università di Turku, di Åbo Akademi e del Wisconsin hanno studiato nel dettaglio la mente di un gruppo di partecipanti che negli anni Sessanta erano bambini e avevano ricevuto, durante la prima infanzia, una diagnosi di epilessia.

Gli individui nel tempo sono stati sottoposti, dai ricercatori, a nuove analisi, sia mediche, che ad indagini sociali, avvenute una nel 1992, una tra il 2013 e il 2016 e una sette anni dopo. È stato riscontrato in chi tra loro aveva ricevuto una diagnosi di epilessia, un accumulo di placche amiloidi nel cervello, più fitto rispetto a chi in infanzia non aveva ricevuto alcuna diagnosi.

Come spiega il Manuale MSD, l'accumulo di depositi di beta-amiloide extracellulare nel cervello innescherebbe una serie di eventi a catena, in grado di culminare con la morte delle cellule neuronali, perdita delle sinapsi e dei neurotrasmettitori, tutti effetti che hanno come ultima realizzazione la demenza senile o prorpio l’Alzheimer, condizioni che fanno perdere la memoria ai pazienti.

Si tratta di una scoperta del tutto nuova, a livello mondiale, che ci ha portati ad approfondire gli studi per capire se questo accumulo sarebbe aumentato con l’età, predisponendo ancora di più i bambini che avevano sofferto di epilessia a sviluppare disturbi della memoria” ha spiegato  il professore di neurologia  dell'Università di Turku, Juho Joutsa.

Credits: Progression of Amyloid Accumulation in Late Adulthood Among People With Childhood-Onset Epilepsy - Neurology
Credits: "Progression of Amyloid Accumulation in Late Adulthood Among People With Childhood-Onset Epilepsy" – Neurology

I partecipanti presi in esame nell’ultima rilevazione avevano un’età compresa tra i 60 e i 65 anni, erano l’82% di quelli presi in esame la volta precedente, 36 di loro avevano una diagnosi di epilessia infantile, tenuta sotto controllo negli anni. Un terzo dei partecipanti registrava un accumulo anomalo di amiloide, percentuale che aumentava ad ogni controllo. I pazienti, registravano poi anche risultati negativi nei test cognitivi, sottoposti loro, anche peggiori rispetto a quelli registrati nei controlli precedenti, fatto che però secondo gli studiosi non poteva essere del tutto collegato all’accumulo di amiloide nel cervello. Ma ciò secondo i ricercatori non significa che non ci sia una stretta relazione tra epilessia, accumulo di amiloide nel cervello e Alzheimer, solo che per i soggetti presi in esame fosse ancora presto per riportare disturbi della memoria, che si sarebbero potuti presentare in seguito.

La speranza per il futuro

“Lo studio in questione è un esempio di come si possa ottenere, attraverso l’impegno a lungo termine di partecipanti e ricercatori e attraverso la collaborazione tra discipline, tecniche e generazioni di ricercatori, risultati scientifici strabilianti” ha affermato il ricercatore Joutsa.

Quando la ricerca è iniziata infatti, non vi erano ancora i moderni metodi di imaging cerebrale che permettono oggi di analizzare la relazione tra vuoti di memoria e epilessia infantile, che permetteranno un giorno a medici, scienziati e ricercatori di intervenire con misure preventive, consapevoli che i piccoli pazienti un giorno potrebbero essere soggetti a sviluppare l’Alzheimer.

2 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views