Che cos’è il “sadfishing” e perché gli adolescenti esagerano i propri problemi su Internet
Oggi molti ragazzi e ragazze si mostrano sui social tristi, tribolati, spesso alle prese con situazioni ai limiti dell'incredibile che vanno dagli affari di cuore fino al difficile rapporto con sé stessi. Certo, in molti casi storie simili servono ad esprimere – se non, a denunciare – una vera situazione di disagio, tuttavia a volta si tratta di un modo per attirare l'attenzione esasperando ciò che si sta effettivamente vivendo.
È il cosiddetto "sadfishing", un comportamento osservato specialmente tra gli adolescenti, che consiste nel condividere sui social media storie o post esagerati (o persino falsi) riguardanti il proprio stato emotivo o una determinata situazione che si sta vivendo, allo scopo di ottenere simpatia o supporto dagli altri.
Il termine deriva dalla combinazione delle parole sad (triste) e fishing (pescare), suggerendo che chi lo pratica sta "pescando" per ottenere una risposta emotiva dai suoi seguaci o amici online.
L'origine del termine
A parlare per la prima volta di sadfishing per la prima volta dalla giornalista inglese Rebecca Reid, la quale coniò tale espressione nel 2019 per commentare la discutibile scelta comunicativa della modella Kendall Jenner e della madre Kris che, con messaggio carico di richiami al "coraggio" e alla "vulnerabilità" dell'influencer, fecero credere di essere sul punto di annunciare chissà quale battaglia sociale o personale quando invece si trattava semplicemente del lancio di una nuova collaborazione con marchio che produceva creme per la pelle.
Da allora la parola sadfishing ha iniziato a diffondersi e nel 2022 anche la rivista scientifica Journal of American College Health "ufficializzò" il termine per indicare la tendenza ad esagerare il proprio stato emotivo online per generare simpatia.
Quando si fa sadfishing
Questo modo per attirare l'attenzione è in realtà vecchio quanto l'essere umano, tuttavia la possibilità di raggiungere molte più persone con un semplice post ha reso i social-media un terreno particolarmente favorevole per questo comportamento caratterizzato da specifici tratti distintivi:
- Condivisione di emozioni estreme: postare contenuti che descrivono stati emotivi intensi come depressione, ansia o situazioni di crisi personale.
- Ricerca di simpatia ed empatia: spesso, l’obiettivo principale è ottenere una risposta empatica, con commenti di supporto o messaggi privati di incoraggiamento.
- Esagerazione o falsità: talvolta le situazioni descritte possono essere esagerate o completamente inventate per attrarre più attenzione.
Perché i ragazzi lo fanno?
Come appurato in uno studio comparso nel 2023 su BMC Psychology, la risposta risiede in una ricerca di attenzione che spesso risulta correlata a stati emotivi come ansia e depressione.
Durante l'adolescenza, periodo in cui l’identità e l’autostima sono in via di sviluppo, l’attenzione e il supporto degli altri possono infatti sembrare particolarmente preziosi. La pressione sociale esercitata dai social media, che spesso premiano la visibilità e il coinvolgimento, può poi indurre alcuni a esagerare le proprie esperienze per rimanere al centro della scena.
Inoltre, il desiderio di appartenenza spesso spinge i giovano condividere esperienze personali, anche se esagerate o inventate, per sentirsi più connessi agli altri.
L'impatto sugli adolescenti
Se ad una prima analisi il desiderio di ricevere attenzione e qualche interazione potrebbe anche sembrare piuttosto normale per dei ragazzi e delle ragazze che stanno cercando di costruire la propria identità e affermarsi nel mondo, il sadfishing nasconde in realtà alcune insidie per il benessere mentale degli adolescenti.
Questo modo di porsi può infatti fornire un temporaneo sollievo grazie al supporto online, ma nel lungo periodo le esagerazioni (o le falsità) potrebbero essere scoperte. Ciò può provocare una rapida perdita di credibilità, la quale può indurre amici e follower non solo a a criticare l'operato di chi ha fatto sadfishing, ma anche ad isolarlo ed emarginarlo. Ciò può ovviamente risultare devastante per il benessere psicologico di un adolescente.
Anche chi si fa "pescare" però subisce dei contraccolpi emotivi: chi si accorge di essere stato ingannato può infatti maturare frustrazione e perdita di fiducia nel prossimo.
Cosa possono fare i genitori
Affrontare il fenomeno del sadfishing richiede tatto e sensibilità da parte di un genitore.
Ovviamente la cosa migliore sarebbe prevenire certo atteggiamenti, operando una sana educazione digitale per spiegare ai figli come utilizzare in modo consapevole la tecnologia e far capire loro che qualsiasi azione svolta online può comportare delle conseguenze. In quest'ottica è sempre bene tenere presente le numerose guide fornite dal Minsitero dell'Interno per un utilizzo consapevole di Internet.
Qualora invece un genitore dovesse notare strani comportamenti da parte dei figli, l'importante è dimostrarsi aperti al dialogo per supportare il ragazzo o la ragazza nel superamento di quei problemi che possono portare a fare sadfishing, come una mancanza di autostima data da situazioni familiari pregresse o difficoltà relazionali.
La psicologa americana Liz Nissim-Matheis – interpellata sull'argomento dal sito Parents.com – ha ad esempio sconsigliato ai genitori di segnalare eventuali post o video, poiché ciò potrebbe generare rabbia e imbarazzo. Meglio limitare l'utilizzo del tempo passato sui social e approfondire insieme la questione, se necessario anche con l'aiuto di un terapista.