Che cos’è il metodo Scaffolding e perché è utile per tutti i genitori
Negli ultimi tempi molti, esperti di educazione del mondo anglosassone si stanno interessando al cosiddetto metodo dello Scaffolding, ossia un approccio che parte dal supporto temporaneo di maestri ed insegnanti per aiutare gli studenti ad apprendere concetti e competenze che altrimenti non sarebbero in grado di sviluppare da soli.
Tale strategia sembra offrire molti vantaggi in termini d'apprendimento e sviluppo dell'autonomia, tanto che in molti casi può essere utilizzata anche dai genitori per trasmettere ai figli le tutte quelle piccole lezioni di vita che accompagnano i bambini nel corso della loro crescita. Anzi, probabilmente, molte mamme e molti papà stanno già applicando questo metodo senza rendersene conto.
Che cos'è il metodo Scaffolding
Questo sistema nasce dal lavoro di Lev Vygotsky, psicologo russo vissuto nella prima metà del Novecento che introdusse il concetto di "zona di sviluppo prossimale", ossia quella distanza tra ciò che il bambino conosce e ciò che può imparare, la quale viene colmata con la guida di un insegnante, un genitore o un pari età ha già appreso quella particolare competenza.
Per il pedagogista infatti, i bambini imparano cose nuove in modo graduale e traendo informazioni da chi vanta un livello di conoscenza più alto. Proprio in quest'ottica s'inserisce lo Scaffolding, che in italiano è traducibile più o meno liberamente come "sistema delle impalcature".
Proprio come dei ponteggi o delle impalcature, infatti, questo approccio fornisce supporto al bambino durante tutta la fase dell'apprendimento. Tale assistenza, sia pratica che emotiva, può essere declinata in diversi modi:
- Scomponendo il concetto o il problema in segmenti più piccoli (quindi più comprensibili) per poi raggiungere una visione d'insieme.
- Favorendo il dialogo e il confronto tra chi insegna e chi apprende.
- Offrendo vie alternative per raggiungere il medesimo obiettivo.
- Modellando la trasmissione d'informazioni in modo che siano immediatamente comprensibili
Man man che il piccolo s'impratichisce, l'insegnante va gradualmente a ridurre il proprio sostegno e quando l'allievo è finalmente in grado di padroneggiare la competenza in modo autonomo, allora si può passare ad una fase successiva, approfondendo i concetti o aumentando la difficoltà di alcuni compiti.
Un insegnante che introduce il concetto di frazioni potrebbe, ad esempio, iniziare con esempi molto concreti, come dividere una torta, per poi introdurre via via rappresentazioni più astratte e complesse di frazioni.
Se invece la classe fosse alle prese con le prime letture, il docente potrebbe iniziare leggendo ad alta voce una frase, scomponendone ogni elemento per analizzarne le caratteristiche (come si scrive, come suona, che funzione ricopre etc…), per poi passare a leggere porzioni di testo più ampie fino a scoprire l'intera storia raccontata.
Come affermato dall'Università di San Diego, questa strategia differisce dal tradizionale modello di “apprendimento indipendente” dove gli insegnanti delegano parte del lavoro attraverso i compiti a casa per fare in modo che gli studenti imprino qualcosa per conto loro.
Come può essere usato dai genitori?
Ciò che a scuola viene utilizzato per ampliare le conoscenze degli studenti può essere tranquillamente usato anche dai genitori nella vita di tutti i giorni.
Quando una mamma o un papà mostra al figlio come andare in bicicletta, ad esempio, l'approccio utilizzato rappresenta l'applicazione perfetta dello Scaffolding.
Si comincia "tastando il terreno" per chiedere al piccolo se abbia voglia di provare ad andare in bici senza rotelle. Poi, quando il genitore pensa che il bimbo sia pronto, iniziano i primi tentativi, con l'adulto sempre pronto sorreggerlo in caso di caduta. Infine, via via che il bambino acquisisce sempre più sicurezza, il genitore allenta gradualmente il controllo, fino alla piena autonomia del novello ciclista.
E questo può essere applicato in moltissimi ambiti dell'educazione, stimolando la scoperta di nuove esperienze e rimanendo pronti ad intervenire quando il bambino in difficoltà mostra segni di frustrazione o scoraggiamento per un obiettivo non raggiunto.
In casi simili è infatti compito del genitore sostenere il figlio, correggerlo (senza sminuirlo) e spronarlo a riprovare ancora. In questo modo il bambino non solo conquisterà sempre più competenze, ma coltiverà il valore dell'impegno per ottenere i propri successi.