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Capire le emozioni aiuta a capire i libri: così l’intelligenza emotiva rende i bimbi lettori migliori

Secondo un recente studio cinese, saper riconoscere e gestire le emozioni non solo potenzia le abilità di lettura nei bambini, ma aiuta anche a colmare gli svantaggi legati a contesti socio-economici difficili. Gli esperti concordano: crescere emotivamente vuol dire anche imparare meglio.
A cura di Niccolò De Rosa
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In un’epoca in cui si parla tanto di competenze trasversali e benessere scolastico, un nuovo studio offre una nuova interessante prospettiva per la crescita dei bambini: per diventare buoni lettori, servono anche empatia, autocontrollo e consapevolezza emotiva. Secondo un team di ricercatori della Education University di Hong Kong, l'intelligenza emotiva può infatti contribuire in modo decisivo al miglioramento dell'apprendimento dei più piccoli, anche quando questi non dispongono di un grande vocabolario di partenza o di una memoria prodigiosa.

Si legge anche con il cuore

La ricerca pubblicata sulla rivista Learning and Individual Differences ha tracciato una relazione diretta tra l'intelligenza emotiva – ossia la capacità di comprendere e gestire sia le proprie emozioni, che quelle degli altri – e l'abilità di lettura nei bambini. I bambini con un’elevata intelligenza emotiva, infatti, tendono ad apprendere le parole più facilmente, restano concentrati più a lungo e si scoraggiano meno quando incontrano qualche difficoltà nella comprensione del teso o di una frase particolarmente complessa. Tutte competenze che, oltre a migliorare il rendimento scolastico, facilitano l'apprendimento a 360 gradi.

Una ricerca lunga due anni

Lo studio, condotto su 689 bambini cinesi dalla terza alla quinta elementare, ha seguito l’evoluzione delle competenze emotive e linguistiche per due anni. I ricercatori hanno osservato come l’intelligenza emotiva, misurata già a 9 anni, fosse in grado di prevedere le abilità di comprensione del testo a 11 anni. Questa associazione restava significativa anche tenendo conto di altri fattori come il quoziente intellettivo, il livello di lettura iniziale e il genere.

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Nel corso della ricerca sono stati analizzati diversi aspetti: la conoscenza e l'ampiezza del vocabolario, l'abilità di lettura e la memoria di lavoro, ossia la capacità di mantenere e manipolare temporaneamente le informazioni necessarie per svolgere compiti cognitivi complessi, come appunto comprendere un testo o risolvere un problema. Quest’ultima competenza, in particolare, si è rivelata cruciale per comprendere testi non narrativi, cioè informativi o espositivi, dove è necessario ricordare e collegare concetti astratti.

Se infatti nei testi di narrazione (come romanze o brevi racconti), la storia e i personaggi facilitano la comprensione anche in presenza di minori capacità mnemoniche. nei testi informativi ed espositivi l’elaborazione richiede un maggiore sforzo cognitivo: bisogna organizzare le informazioni, ricordarle e fare inferenze logiche. Ed è proprio qui entrano in gioco le abilità emotive, che aiutano a gestire la frustrazione, restare concentrati e usare strategie mnemoniche per fare proprie tutte le informazioni apprese.

Emozioni che compensano le difficoltà

Uno degli aspetti più interessanti sottolineato dagli autori studio riguarda il ruolo dell’intelligenza emotiva nei bambini provenienti da contesti svantaggiati. I piccoli con minori risorse economiche o con genitori meno istruiti, ma dotati di buone competenze emotive, riuscivano comunque a ottenere risultati scolastici positivi. In questi casi, la forza interiore, la resilienza e la capacità di gestire lo stress sembrano fungere da "ammortizzatori" rispetto alla mancanza di stimoli esterni, come libri a casa o aiuti nello studio.

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Al contrario, i bambini di famiglie benestanti tendevano a fare più affidamento su abilità tradizionali, come il vocabolario appreso in ambienti ricchi di stimoli culturali. Questo spiega perché, per loro, la lettura di testi narrativi dipendesse maggiormente dalla rapidità e precisione nella decodifica delle parole.

Una lezione per genitori e insegnanti

I risultati della ricerca suggeriscono un cambio di prospettiva. Per aiutare i bambini a diventare bravi lettori, infatti non basta insegnare le parole: è altrettanto importante insegnare a riconoscere e gestire le emozioni. L’intelligenza emotiva si può coltivare fin dalla tenera età, attraverso il gioco, il dialogo costante, l’ascolto senza giudizi e, soprattutto, l’esempio dei genitori stessi. Costruire un ambiente in cui tutti i membri della famiglia imparano ad aprirsi e parlare senza troppi timori di ciò provano rimane sempre la strada migliore per rafforzare l'intelligenza emotiva dei figli. E quando viene stimolata, apre la strada a un apprendimento più profondo, solido e duraturo.

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