“Attenzione ai segnali nel comportamento dei bambini”: il report degli abusi sui minori
In occasione della Giornata Internazionale dei bambini innocenti vittime di aggressioni del 4 giugno l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma ha offerto la propria esperienza maturata con gli oltre 3.000 casi di maltrattamenti e abusi sui minori che la struttura si è trovata ad affrontare negli ultimi 15 anni.
L'ospedale ha infatti reso noto come in oltre 40 anni di attività di cura e ricovero nei confronti dei bambini vittima di episodi di violenza, tra il 2008 e il 2022 si sia assistito ad un incremento esponenziale che ha portato 3.200 bambini e ragazzi abusati o maltrattati ad essere sottoposti a day hospital neuropsichiatrici: sono circa 200 all'anno, tra controlli e nuovi casi.
"Più dell'aumento dell'incidenza, la grande differenza è stata l’introduzione dello screening nel 2009 che ha aumentato la capacità di rilevazione del fenomeno" spiega Paola De Rose, neuropsichiatra infantile del Bambino Gesù, che con Fanpage.it ha approfondito i dati dal report appena presentato.
Chi subisce violenza?
L'età media delle vittime di maltrattamenti si aggira intorno ai 12 anni e tra i più piccoli non si palesano grandi differenze date del sesso biologico d'appartenenza. Nella fascia d’età 7-18 anni però, le femmine appaiono tre volte più soggette a violenza, sia fisica che psicologica, rispetto ai maschi.
Per quanto riguarda il contesto sociale di riferimento, invece, la casistica appare più varia di quanto si possa pensare.
"Sfatiamo un mito, i casi di violenza non si rilevano solamente nei contesti disagiati" dice De Rose. "Anzi, a volte le forme di violenza e conflittualità più dura si riscontrano proprio negli ambienti più agiati".
Questo perché la forma più frequente di maltrattamento non è affatto quella degli abusi fisici, sessuali o della violenza assistita (dove il minore è testimone di violenze su figure di riferimento), ma la cosiddetta patologia delle cure, causa dell'80% delle situazioni prese in carico dall'ospedale.
"Si tratta dell’incapacità da parte del caregiver – quindi non per forza del genitore, ma di chi si prende cura del bambino – di andare incontro alle esigenze fisiche, mentali, emotive e di sviluppo dei bambini" spiega l'esperta.
"Dunque non riguarda solo chi per ragioni economiche non riesce a garantire un’assistenza sanitaria, scolastica o nutrizionale, ma anche chi non è in grado di soddisfare le richieste emotive e cognitive dei bambini. Pure i ragazzi trascurati dal punto di vista della stimolazione, ossia quelli abbandonati davanti ad uno schermo o che non vengono inseriti nei percorsi scolastici, sono vittime di violenza".
Conseguenze e campanelli d'allarme
La violenza subita in età infantile o adolescenziale può comportare ripercussioni sia nel breve periodo (ansia, disturbi del comportamento, aggressività etc…) che sul lungo termine (disturbi dell’umore, ideazione suicidaria, forme di psicosi).
Per questo, sottolinea De Rose, è fondamentale intervenire in modo tempestivo per aiutare questi minori.
"L'accesso ai servizi, le cure mediche e l'inserimento in contesti più accoglienti e stimolanti sono importantissimi fattori protettivi che abbassano il rischio patologico".
Se però in molti casi la violenza appare manifesta e gli stessi genitori sono protagonisti o testimoni del maltrattamento, esistono circostanze in cui madri e padri non hanno immediatamente contezza della situazione. È il caso, ad esempio, degli episodi di violenza sessuale o bullismo – sia ad opera di insegnanti o di compagni – che solitamente si verificano al di fuori del contesto familiare.
Come accorgersene dunque? Il segnale più evidente è solitamente il netto cambiamento nel comportamento e nelle abitudini del bambino o del ragazzo.
"Maggiore irritabilità, squilibri nella routine del sonno, abbassamento del rendimento scolastico, scarso investimento nelle relazioni o in tutto ciò che prima procurava piacere. Tutti indizi che sottendono un grave disagio".
Forme di supporto
Per intercettare i casi di violenza e aiutare i minori, l'OspedaleBambino Gesù utilizza una procedura di screening per rilevare i segni di abuso sui minori, applicata a tutti i pazienti che accedono alla struttura. A ciò si affiancano anche una serie d'iniziative per fare attività di prevenzione e sviluppare programmi terapeutici sempre più efficaci.
"Per l'immediato futuro l'ospedale ha in cantiere due nuove iniziative volte al miglioramento del benessere dei più piccoli. La prima sarà fondata su un progetto europeo che si occupa principalmente di ansia e ritiro sociale, mentre la seconda sarà rivolta alle scuole e riguarderà la sensibilizzazione al cyberbullismo" conclude De Rose.