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Annegamento nei bambini: cosa fare e i sintomi cui prestare attenzione

Quando un bambino annega, l’acqua entra nei polmoni e si interrompe l’ossigenazione del cervello. A volte però i sintomi possono presentarsi anche dopo l’apparente salvataggio.
A cura di Niccolò De Rosa
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Annegamento a secco

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, l'annegamento è la terza causa di morte provocata da lesioni non intenzionali e in molti casi i bambini sono tra i soggetti maggiormente esposti a questo rischio, soprattutto durante la stagione estiva.

Anche con la massima attenzione e sorveglianza, infatti, bastano solamente pochi istanti per trasformare un momento di svago in una tragedia.

La consapevolezza delle misure preventive è essenziale per garantire la sicurezza dei più piccoli, tuttavia risulta molto importante sapere anche come comportarsi quando un bambino rischia di affogare e a quali segnali prestare attenzione una volta che il bimbo è stato tratto in salvo, poiché l'acqua inghiottita potrebbe essere entrata nelle vie respiratorie e degenerare rapidamente in complicanze polmonari.

Quali sono i pericoli e i sintomi dell'annegamento nei bambini

Come riportato dal manuale MSD di formazione sanitaria, l'annegamento prevede una mancata ossigenazione del cervello causata dall'ingresso dell'acqua nelle vie respiratorie. In alcuni casi, le corde vocali possono anche contrarsi in uno spasmo repentino che impedisce all'acqua di penetrare nei polmoni, ma allo stesso tempo non consente la normale respirazione.

Tale privazione d'ossigeno può portare in pochi minuti a danni cerebrali e quindi al decesso.

bambino affoga

Ad annegare però non sono solo i bambini e gli adulti che sprofondano in acqua e vengono ripescati già esanimi. Talvolta infatti i sintomi dell'annegamento si notano anche dopo che l'affogato è stato tratto a riva e, in casi molto rari, anche diverse ore dopo l'apparente scampato pericolo.

In simili casi i sintomi da monitorare sono:

  • Respirazione superficiale o affannosa: un allargamento delle narici, l'affanno costante o la presenza di un allargamento tra le costole del bambino o nello spazio sopra la clavicola possono denunciare un'eccessiva fatica da parte del bambino per portare a termine la respirazione.
  • Tosse: la tosse persistente può essere indice di acqua nei polmoni
  • Colorito: i bambini soggetti ad annegamento spesso presentano una pelle bluastra, la cosiddetta "cianosi", dovuta alla scarsa ossigenazione del sangue
  • Vomito:  come spiegato dalla pediatra Kathleen Berchelmann in una dichiarazione al sito Parents, il vomito rappresenta un segnale di stress da parte del corpo a causa dell'infiammazione provocata dall'annegamento e, talvolta, della stessa mancanza di ossigeno.
  • Disorientamento: dopo essere usciti dall'acqua, alcuni bambini si mostrano storditi o sonnolenti. Il motivo risiede sempre nel poco ossigeno trasmesso al cervello.

Cosa fare in caso di annegamento

Se il bambino stava annaspando in acqua ed è stato tratto a riva, il genitore o il soccorritore deve immediatamente sincerarsi delle condizioni del piccolo. Se non respira occorre subito praticare la respirazione bocca a bocca e un massaggio cardiaco per cercare di ripristinare le funzioni vitali ed espellere l'acqua rimasta nei polmoni.

Mentre si stanno eseguendo queste manovre è però fondamentale mandare qualcuno a chiamare i soccorsi medici. Solo dei professionisti possono infatti prendersi carico della situazione e trattare le eventuali conseguenze.

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