Amy e Grace, sorelle affette dalla stessa patologia, si salvano grazie alla donazione dei reni dei genitori
Amy e Grace Battison sono due sorelle che hanno vissuto, a 8 anni di distanza, la stessa condizione rara e spiacevole.
Come spiega loro madre, Elain Brewin, alle pagine del notiziario DailyMail, quel dolore alle gambe che le sue figlie provavano e che molti dottori associavano a semplici assestamenti del corpo dovuti alla crescita, erano invece una rara patologia ai reni: la nefronoftisi giovanile (NPHP).
Le due sorelle hanno entrambe avuto bisogno di un trapianto di reni, e a non essersi tirati indietro neanche per un secondo sono stati i loro genitori, subito disponibili a sottoporsi all’operazione per garantire loro la sopravvivenza.
La prima diagnosi terminale e il dono della mamma
La famiglia è entrata in contatto con questa patologia quando, 11 anni fa, la primogenita, Amy Battison, ha iniziato ad accusare dei forti dolori alle gambe.
“Abbiamo girato diversi studi medici, per mesi interi, e tutti ci dicevano che fossero semplici dolori legati alla crescita”, ha spiegato la mamma delle sorelle al DailyMail.
Nonostante le diagnosi dei medici, Amy continuava a stare così male da non poter andare a scuola e da rifiutare anche gli inviti ad uscire da parte delle amiche.
Ad essere fondamentale per il primo accesso al pronto soccorso di Amy è stata la sua improvvisa perdita di peso, che il medico di base all’ennesima visita presso di lui ha valutato come eccessiva e spaventosa.
La ragazza, che allora aveva 15 anni, è arrivata al pronto soccorso dell’Arrowe Park Hospital ed è stata inizialmente ricoverata per quello che i dottori pensavano essere un disturbo alimentare. Sono bastate poche analisi del sangue per capire che i livelli legati ai reni erano preoccupanti: “I medici ci hanno detto che era un miracolo che non fosse ancora collassata viste le sue condizioni”, ha spiegato la donna al giornale.
Solo in quel momento i medici hanno capito si trattasse di nefronoftisi giovanile, una patologia grave e che può portare, come specifica uno studio pubblicato sull’America Journal of Kidney Disease ad insufficienza renale fino allo stadio terminale.
“Il mio istinto di madre mi aveva fatto capire, in quegli interminabili mesi di dolore, che qualcosa in lei non andasse, ma mai avrei immaginato di sentirmi dire che mia figlia aveva una diagnosi terminale e che la sua unica speranza era quella di essere salvata da un trapianto di rene” ha raccontato la mamma al DailyMail.
La ragazza aveva immediatamente bisogno di trovare un donatore per salvarsi, e la sua mamma non ha esitato neanche un secondo, verificata la compatibilità tra le due, entrambe sono finite sotto ai ferri. “Quando ho rivisto la mia Amy dopo l’operazione ho pensato di essere riuscita a ridarle la vita, finalmente stava bene”.
La ragazza è stata poi sottoposta a una serie di esami nel corso degli anni, per valutare il suo stato di salute e assicurarsi che il corpo non rigettasse l’organo. Tutti superati con successo. Amy ha continuato brillantemente la sua carriera da studentessa e la famiglia ha ripreso a respirare.
La seconda diagnosi e il nuovo dono
Fino a che, nel febbraio 2022 la malattia è ripiombata nelle loro vite. Questa volta, però, è toccato alla sorella minore di Amy, Grace, che ha iniziato a lamentare lo stesso dolore agli arti inferiori che quasi 10 anni prima aveva lamentato la sorella.
La piccola aveva appena 11 anni, ed era terribilmente spaventata, ma la sua mamma è intervenuta tempestivamente correndo in ospedale e richiedendo per lei degli esami del sangue. Un incubo, quello che la famiglia si è trovata a vivere una seconda volta.
A fianco della mamma delle due sorelle c’era il nuovo compagno che ha immediatamente deciso di donare il proprio rene, purtroppo non abbastanza compatibile con la bimba però.
L’ospedale ha trovato un altro donatore, e ha fatto in modo che il rene del patrigno, Paul, andasse ad un’altra persona in lista d’attesa. Il trapianto è stato effettuato a settembre dello stesso anno al Manchester Children's Hospital, ed è andato benissimo.
“Il mio compagno è stato fantastico, così come il donatore di appena vent’anni che ha salvato mia figlia, gli saremo grati per sempre”.
La famiglia è riuscita a legarsi molto dopo l’accaduto, anche grazie alla loro partecipazione ogni anno ai British Transplant Games, gare di sport per donatori e per chi ha ricevuto un trapianto, che li vedono gareggiare in categorie diverse, ma legati dal meraviglioso regalo che la vita ha fatto a ciascuno di loro.