Altro che silenzio, i pisolini diurni si fanno con luce e rumore: il consiglio dell’esperta

C’è chi immagina il sonnellino perfetto come un momento di pace assoluta, in una stanza buia e silenziosa, magari con una tenda oscurante e un rumore bianco a volume minimo. Ma secondo un'esperta specializzata nel sonno dei più piccoli, questo potrebbe non essere affatto il contesto ideale per far riposare i più piccoli. Anzi, forzare i bambini a dormire a orari prestabiliti, in ambienti ovattati, rischia di compromettere il loro sonno notturno. La nuova parola d’ordine? Lasciarli liberi di dormire dove e quando sentono davvero il bisogno. Magari mentre il frullatore impazza in cucina o si passa l'aspirapolvere nella stanza accanto.
Addio alle mini-notte: meglio la luce del giorno
Secondo la professoressa Helen Ball, antropologa e consulente scientifica per la Lullaby Trust – un'organizzazione di beneficenza britannica che promuove iniziative a campagne per ridurre le morti improvvise dei bambini – far riposare i bimbi in una stanza buia e silenziosa durante il giorno equivale a regalare loro una "mini notte", che potrebbe poi tradursi in più risvegli notturni più frequenti. Dopo aver studiato il sonno di oltre 5.000 famiglie all’Università di Durham, Ball ha quindi consigliato di far riposare i più piccoli in ambienti luminosi e con suoni di sottofondo, come il rumore della lavatrice o le voci degli altri abitanti della casa, in modo che i bimbi possano svegliarsi naturalmente quando hanno dormito abbastanza.

L’illusione del controllo
Con l’esplosione di app, baby monitor e coach del sonno, molti genitori cercano di programmare in modo preciso i ritmi di riposo dei figli, seguendo le cosiddette wake windows, finestre temporali che indicherebbero il momento perfetto per farli dormire. "Stiamo cercando di piegare i bisogni biologici dei bambini ai nostri orari. Non ha senso", ha affermato Ball in una dichiarazione riportata dal The Guardian.
Per l'esperta, infatti, la necessità di riposare si costruisce attraverso l’accumulo di fatica e stimoli, e varia a seconda di quanto il bambino è stato attivo o stimolato. Inutile perciò favorire "un eccesso" di riposo durante il giorno se il bimbo non è abbastanza stanco: molto meglio attendere la sera per un sonno completamente ristoratore.
Occhio ai segnali (ma con giudizio)
Molti genitori si affidano a segnali come sbadigli o occhi stropicciati per intuire quando è ora del pisolino. Ma anche questi, secondo Ball, possono trarre in inganno:
"Spesso non sono sintomi di stanchezza, ma di noia. E se il bambino non è pronto a dormire, costringerlo a farlo può diventare una battaglia inutile"
Certo, spesso la nanna dei più piccoli rappresenta anche una preziosa pausa per i genitori, che ne approfittano per riposare o sbrigare qualche faccenda in casa. Non a caso, anche gli esperti – Helen Ball compresa – pur scoraggiando routine troppo rigide che potrebbero interferire con l’alimentazione e il naturale sviluppo del ritmo sonno-veglia, riconoscono che un minimo di struttura nella giornata potrebbe rivelarsi utile, soprattutto per preservare il benessere mentale di mamme e papà.
No al pianto controllato
Sul tema del sleep training, ossia la scelta di lasciare piangere il bambino di notte per aiutarlo ad "auto-consolarsi", Ball è invece categorica: "Deriva da un’idea superata, secondo cui i genitori devono dimostrare di essere al comando. Ma ignorare il bisogno di conforto notturno può generare stress e non è necessario", ha spiegato. In definitiva, per Bell la scelta migliore sarebbe abbandonare il mito del sonnellino perfetto e imparare ad ascoltare i ritmi naturali dei propri figli. Aspettare che siano i bambini a cedere al sonno – accettando di adeguarsi ai loro ritmi e alle loro esigenze – può infatti far risparmiare tempo, frustrazione e molti tentativi falliti per addormentarli.