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Allergie alimentari nei bambini, un farmaco può permettere il ritorno al cibo “proibito”: lo studio del Bambino Gesù

Un nuovo studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ha mostrato l’efficacia di un farmaco finora usato per trattare l’asma nell’aumentare la tolleranza ai cibi allergenici: più del 60% dei bambini è tornata nuovamente a mangiare gli alimenti che prima della cura avrebbero scatenato importanti reazioni allergiche .
A cura di Niccolò De Rosa
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Una recente ricerca osservazionale condotta dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma suggerisce che un anticorpo monoclonale possa offrire una speranza concreta ai bambini affetti da allergie alimentari. Il farmaco, già utilizzato per il trattamento dell’asma, potrebbe infatti ridurre significativamente il rischio di reazioni allergiche, consentendo a molti giovani pazienti di poter tornare a mangiare cibi che per questioni di salute aveva dovuto escludere dalla propria dieta.

Dopo un anno di trattamento, il 60% dei bambini coinvolti nello studio ha potuto abbandonare le restrizioni alimentari.

Allergie alimentari e trattamenti: tre opzioni per la cura

Le allergie alimentari, possono scatenare nei piccoli pazienti sintomi respiratori (come asma e soffocamento), disturbi cutanei, reazioni gastrointestinali e, nelle forme più gravi, shock anafilattici potenzialmente fatali. Per questo finora la strategia più comune per salvaguardare la salute dei piccoli era far sì che evitassero l'ingrediente "incriminato", un approccio che però obbliga i bambini a importanti limitazioni dal punto di vita alimentare.

Un altro possibile trattamento è quello della desensibilizzazione, ossia un processo graduale di reintroduzione del cibo allergenico per innalzare la tolleranza, che però non di rado espone i pazienti a numerosi effetti collaterali. I risultati presentati dai ricercatori del Bambino Gesù suggeriscono però l'esistenza di una terza strada: quella farmcologica.

Omalizumab: un farmaco che protegge dalle reazioni allergiche

Il farmaco protagonista dello studio è lOmalizumab, un anticorpo monoclonale (ossia che "attacca" un solo antigene) che agisce sulle immunoglobuline IgE, rendendole inoffensive per l’organismo. Omalizumab era già stato approvato per il trattamento dell’asma e, all’inizio del 2024, la Food and Drugs Administration (FDA) statunitense ne ha esteso l’uso per le allergie alimentari, pur raccomandando ancora l’evitamento degli alimenti allergenici.

Ricerche precedenti avevano dimostrato la capacità del farmaco di innalzare la soglia di reazione, fungendo così da scudo protettivo contro allergeni alimentari. All’Ospedale Bambino Gesù, il farmaco è stato utilizzato per oltre dieci anni come supporto ai bambini affetti da asma grave e allergie alimentari, dimostrandosi efficace nel ridurre il rischio di reazioni severe.

I risultati dello studio: dieta libera per il 60% dei bambini

Lo studio recentemente pubblicato dai ricercatori del Bambino Gesù sulla rivista Allergy ha valutato l’efficacia dell’Omalizumab nella reintroduzione dell’alimento allergenico nella dieta dei bambini. Coinvolgendo 65 pazienti pediatrici affetti da asma e allergie alimentari, i ricercatori hanno osservato gli effetti del trattamento per un periodo di 12 mesi.

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I risultati indicano che, grazie alla terapia, i livelli di tolleranza ai cibi allergenici sono aumentati in modo sensibile. Ad esempio, la tolleranza è cresciuta di 250 volte per il latte e la nocciola, 170 volte per l’uovo e 55 volte per l’arachide. Inoltre, il numero di reazioni anafilattiche è sceso da 98 casi, registrati nei 12 mesi precedenti al trattamento, a sole 8 reazioni durante la terapia.

Uno dei dati più rilevanti riguarda la possibilità per i bambini di reintrodurre gli alimenti precedentemente vietati senza bisogno di desensibilizzazione. Il farmaco ha permesso all’88% dei piccoli pazienti di consumare cibi normalmente proibiti in sicurezza, e il 61,5% di loro ha potuto adottare una dieta completamente libera da restrizioni.

Il futuro della terapia: verso una vita migliore per i bambini allergici

La dott.ssa Stefania Arasi, allergologa e prima autrice dello studio, e il prof. Alessandro Fiocchi, responsabile dell’unità di Allergologia del Bambino Gesù, hanno sottolineato come il trattamento farmacologico abbia avuto un impatto positivo sulla qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie. Grazie al farmaco, i bambini non dovranno più seguire meticolosamente l’etichettatura precauzionale degli alimenti, cercando diciture come "potrebbe contenere…", che limitano fortemente le loro scelte alimentari.

I ricercatori hanno osservato anche come il miglioramento della qualità di vita si rifletta pure sui genitori, i quali possono finalmente ridurre l’ansia costante di un possibile errore alimentare. Tuttavia, pur riconoscendo il valore dei risultati ottenuti, gli autori dello studio sottolineano la necessità di approfondire ulteriormente la ricerca con studi prospettici, così da confermare i dati raccolti.

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