“Allattare al seno per alcune donne è doloroso e difficile, ma la società non lo capisce”: l’esperienza di una mamma
Il Ministero della Salute parla dell'allattamento al seno come della scelta migliore per l’alimentazione del proprio bambino. Concorda anche l’American Academy of Pediatrics (AAP) che raccomanda l’ingestione di solo latte materno almeno per i primi sei mesi di vita dei neonati. In pochi sembrano però comprendere che l’allattamento al seno non è poi tanto semplice per tutte le donne, alcune di loro non hanno la montata lattea, sviluppano mastite o infezioni che rendono il seno dolorante e mettono a repentaglio la loro vita, senza riuscire a nutrire correttamente i propri bambini. È quanto ha raccontato Andrea Ippolito, una neomamma che ha deciso di cambiare le cose, alle pagine della CNN.
Le difficoltà delle donne nell’allattamento al seno
Andrea Ippolito ha fatto delle sue difficoltà nell’allattamento del suo bambino, scelta che le era stata raccomandata dai medici e da ogni sito istituzionale, una battaglia per tutte le donne. La giovane mamma racconta alle pagine della CNN di essersi sentita sbagliata, una fallita, quando vedeva il suo bimbo non aumentare di neanche un grammo a causa del poco latte che il suo corpo gli metteva a disposizione e della sua ostinazione nel tentare di allattarlo al seno lo stesso.
I disperati tentativi di omologarsi alle linee guida delle diverse istituzioni sanitarie, non facevano che farla soffrire, fino a che ha ceduto scegliendo di allattare la sua bimba parzialmente con il proprio latte e parzialmente con quello in polvere. Ippolito, secondo un report pubblicato dal Centers for Disease control and Prevention, non è certo la sola, dai dati emerge che appena la metà dei neonati viene nutrito nei suoi primi mesi di vita solo con latte materno.
La mamma, conscia dei benefici del latte materno e memore della sua esperienza dolorosa, ha fondato dunque una piattaforma, SimpliFed, che consente alle donne di entrare in contatto con medici, ostetriche e ginecologhe, in grado di supportarle e indicare loro la scelta migliore per l’allattamento del proprio bimbo. In particolare, insieme all’applicazione Lactation Network, fondata da un’altra mamma che si è trovata in difficoltà con l'allattamento al seno, si pone l’obiettivo di mettere in contatto i genitori con dei consulenti per l'allattamento il cui operato sia coperto dall’assicurazione.
Tra le principali difficoltà delle donne, raccolte dalla piattaforma cui Ippolito ha dato avvio vi sono:
- Gli orari: i bambini come riporta l’AAP devono essere allattati circa ogni 3 ore appena nati, poi 8-12 volte al giorno, per i primi 6 mesi di vita. Ciò comporta che le mamme debbano proporre loro il seno al bisogno, svegliandosi la notte se hanno deciso di allattare a richiesta o se il piccolo piange per la fame.
- La produzione di latte: come spiega l’Istituto Superiore di Sanità non tutte le donne producono lo stesso quantitativo di latte, il bimbo potrebbe dunque essere affamato oppure non riuscire ad aumentare il proprio peso ponderale a causa della scarsa produzione. Esistono degli integratori per favorire la produzione di latte oppure si può optare per un’integrazione con latte artificiale. Al contrario alcune donne producono, invece, troppo latte, in questo caso rischiano di registrare forti dolori dovuti a ingorghi mammari.
- La mastite: si tratta di un’infezione alla mammella, dovuta dallo stafilococco, come riporta il manuale MSD, che provoca febbre e dolori alle donne, volte dunque a interrompere l’allattamento.
- La mancanza di un luogo sul posto di lavoro per allattare o di orari flessibili per poterlo fare
I benefici dell’allattamento non devono obbligare le donne ad allattare
Il latte materno, come riporta il Ministero della Salute è specie specifico e bambino specifico, lo conferma la docente Ann Kellams dell’Università della Virginia alle pagine della CNN, ricordando che per i neonati funziona come un vaccino, adatto a formare gli anticorpi necessari a quel bimbo, in quel periodo. Secondo la docente è comprovato che il latte materno porti i piccoli ad avere minor rischio di contrarre malattie e le mamme ad aver meno rischio di diabete o ipertensione.
Dunque secondo la docente è giusto creare reti di sostegno per le mamme che desiderano allattare ma non ci riescono, alla portata di tutte, ma senza caricarle di un peso eccessivo. Farle sentire sbagliate perché decidono di non allattare o non riescono a farlo rischia di essere uno dei fattori scatenanti della depressione post partum.
“Sembra che il modo che la società mette in atto per aiutare le neomamme sia chiedere loro di fare tutto alla perfezione. Nessuno parla mai delle difficoltà e di quanto sia duro il periodo post-parto. È giusto fornire aiuto a chi ne ha bisogno, ma nel modo corretto, senza pretese” ha concluso la docente.