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Adolescence, la serie che fa paura ai genitori: i consigli per riconoscere e affrontare un malessere nascosto

La miniserie Adolescence ha svelato il lato oscuro delle sottoculture misogine online e il loro impatto sugli adolescenti. Un’esperta del National Society for the Prevention of Cruelty to Children (Regno Unito), ha recentemente fornito alcuni suggerimenti per aiutare i genitori a riconoscere i segnali d’allarme e proteggere i loro ragazzi, trasformando la paura in consapevolezza attraverso il dialogo e la prevenzione.
A cura di Niccolò De Rosa
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Con oltre 66 milioni di visualizzazioni macinate in poco più di due settimane, Adolescence è la miniserie più vista di Netflix, ma dietro il suo successo si cela ben più del mero intrattenimento. La storia del tredicenne Jamie Miller, accusato di aver brutalmente ucciso una sua compagna di scuola, non è infatti un semplice racconto di "semi-true crime" (la vicenda narrata non è vera, ma ispirata a tanti differenti fatti di cronaca), ma una disturbante discesa nelle tenebre per scoprire come un ragazzo come tanti, nato e cresciuto in una famiglia affettuosa, abbia potuto iniziare a nutrirsi d'odio e rabbia nei confronti del mondo e delle donne in particolare. Non a caso la serie è stata presa ad esempio da esperti e psicologi (Fanpage.it ha intervistato una docente dell'Università Cattolica sull'argomento) come il manifesto di come alcune sottoculture dedite alla misoginia e al maschilismo più spinto (la cosiddetta "manosfera" alimentata dalle community incel e redpill) possono influenzare la mente e i comportamenti dei ragazzi, spesso senza che i genitori riescano a rendersi conto della situazione.

L'impotenza dei genitori di Jamie rappresenta infatti uno degli elementi più potenti dell'intera serie: il disagio di un padre che si rende conto di non conoscere più il proprio figlio è il disagio dello stesso spettatore che inevitabilmente si trova a chiedersi se, a sua volta, abbia mai ignorato segnali di insofferenza o campanelli d'allarme capaci di rivelare un malessere ben più profondo. Se però per i ragazzi sembra tanto semplice entrare in contatto con messaggi così pericolosi, come possono i genitori proteggere i loro figli dai rischi di messaggi tanto tossici?

A rispondere a questa importante domanda ci ha provato Ella Bradshaw, Policy and Public Affairs Officer del National Society for the Prevention of Cruelty to Children (NSPCC) – la principale organizzazione benefica di tutela dei minori del Regno Unito – che in una recente intervista al quotidiano britannico The Mirror ha stilato una lista di suggerimenti per aiutare i genitori a intercettare i segnali d'inquietudine e provare ad affrontare il problema.

I segnali da non sottovalutare

Secondo Bradshaw, quando si parla di disagio adolescenziale non esiste un elenco univoco di segnali d’allarme. Ciò che conta davvero è conoscere a fondo il proprio figlio per individuare eventuali cambiamenti nel comportamento di tutti i giorni. Molti genitori si sentono infatti costantemente sotto pressione nel dover riconoscere segni precisi di pericolo, ma a volte le trasformazioni possono essere sottili e difficili da interpretare.

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A tal proposito Bradshaw suggerisce di prestare attenzione in particolare agli sbalzi emotivi improvvisi, ai repentini cambiamenti nel modo di rapportarsi con gli amici e (soprattutto) le amiche, e più in generale al modo in cui i ragazzi parlano delle donne. La "subcultura" Incel – neologismo nato per indicare i "celibi involontari" – è infatti convinta che le donne siano creature malvagie e superficiali, che discriminano gli uomini in base all'aspetto esteriore e allo status socioeconomico, e che quindi non meritano alcuna considerazione al di là della mera oggettificazione sessuale.

Anche la ferrea volontà di mantenere segrete le proprie attività online può rappresentare un comportamento cui prestare attenzione. Un bambino o un ragazzo che inizia a chiudersi in camera per navigare in rete o che riceve regali inaspettati, come crediti virtuali o oggetti materiali, potrebbe nascondere qualcosa.

Come affrontare il dialogo con i figli

Parlare con un adolescente di questi temi può risultare difficile, e per Bradshaw è fondamentale trovare il modo giusto per avviare la conversazione senza farlo sentire minacciato. La scelta del momento e del luogo è essenziale: un ambiente rilassato e confortevole favorisce un confronto aperto, mentre un discorso spiattellato a muso duro, magari di fronte ad altre persone, potrebbe addirittura peggiorare le cose. Bradshaw ha anche raccontato che, da bambina, lei stessa si sentiva più a suo agio a parlare con la madre in auto, dove il contatto visivo non era necessario e la situazione appariva meno intimidatoria.

L’NSPCC raccomanda inoltre di evitare toni troppo allarmistici o accusatori. Molti ragazzi temono di raccontare situazioni problematiche perché hanno paura che i genitori reagiscano in modo drastico, magari togliendo loro l’accesso a internet. È importante invece porre domande aperte, in modo da stimolare il dialogo senza indurre il giovane a chiudersi ancora di più.

Strategie per una navigazione sicura

Per ridurre i rischi, gli esperti consigliano di iniziare a discutere di sicurezza online con i figli sin da piccoli, anche prima che abbiano accesso a uno smartphone. Il mondo digitale è accessibile anche attraverso amici e fratelli maggiori, quindi è bene prepararli con anticipo ai potenziali pericoli.

Pericoli Internet per bambini
Immagine di repertorio

Un altro passo importante è poi quello di conoscere le impostazioni di sicurezza delle piattaforme social. Anche se può sembrare complesso, impostare restrizioni sulla privacy e limitare le interazioni ai soli amici aiuta a proteggere i ragazzi da contenuti nocivi o contatti indesiderati. In questo aspetto, come ha sottolineato la stessa Bradshaw, anche le istituzioni dovrebbero offrire un maggiore impegno per imporre alle piattaforme controlli più severi riguardo alla verifica dell'età per poter usare i vari social media.

Dalla paura alla consapevolezza

L’impatto di Adolescence ha ovviamente generato molta agitazione tra i genitori che temono un giorno di ritrovarsi nei panni della madre e del padre di Jamie per poi domandarsi: "Cosa abbiamo sbagliato?". Bradshaw ha però invitato a non farsi paralizzare dalla paura. Se da un lato la serie mostra una realtà inquietante, dall’altro può diventare un’opportunità per sensibilizzare e prevenire. La chiave è trasformare l’ansia in un’occasione di apprendimento, parlando con altri genitori e, soprattutto, con i propri figli.

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