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ADHD e ritardi cognitivi nei bambini: secondo uno studio esiste un legame con il diabete in gravidanza

Un ampio studio internazionale conferma il legame tra diabete in gravidanza (sia quello gestazionale che quello preesistente) e aumento del rischio di disturbi neuroevolutivi nei figli, come l’ADHD e alcuni ritardi cognitivi. Un’associazione che, pur necessitando di ulteriori ricerche, rafforza l’importanza della prevenzione e del controllo glicemico in gravidanza.
A cura di Niccolò De Rosa
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Quando la glicemia della futura madre è fuori controllo, le conseguenze potrebbero andare ben oltre il parto, coinvolgendo anche lo sviluppo neurologico del bambino. A dirlo è un nuovo studio internazionale che ha dimostrato come il diabete materno – sia preesistente che gestazionale – potrebbe giocare un ruolo nel rischio di favorire la comparsa di disturbi come l’ADHD, il deficit di attenzione e iperattività, nei nascituri.

Uno studio globale su milioni di gravidanze

Pubblicata sulla rivista Lancet Diabetes & Endocrinology, la ricerca ha analizzato i dati di oltre 56 milioni di gravidanze in tutto il mondo, mettendo a confronto i casi in cui le madri soffrivano di diabete con quelli in cui la gravidanza non era complicata da questa condizione. I risultati hanno così evidenziato che i figli di donne affette da diabete in gravidanza presentano in media una probabilità maggiore del 28% di sviluppare disturbi neuroevolutivi (ADHD, disturbi del linguaggio o ritardi cognitivi) negli anni successivi.

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I ricercatori hanno anche notato che il diabete preesistente (quello di tipo 1 o di tipo 2) sembrava incidere maggiormente su tali rischi rispetto al diabete gestazionale, ossia quell'aumento glicemico connesso alla gravidanza e che tende a scomparire dopo il parto. Anche questa tipologia temporanea però, se grave o non trattata adeguatamente, può comunque comportare significativi problemi per la salute dei bambini e un incremento delle probabilità di andare incontro ai su citati disordini del neurosviluppo.

Una correlazione, non una certezza

Gli autori dello studio hanno però precisato che la correlazione non significa ancora un chiaro rapporto di causa-effetto. Il diabete, infatti, non può essere considerato di per sé responsabile dei disturbi neurologici nei figli, poiché entrano in gioco anche altri fattori difficili da isolare, come la genetica familiare. Alcuni sottostudi, ad esempio, hanno confrontato fratelli nati da madri con e senza diabete, senza trovare differenze significative.

I bambini con un alto IQ ricevono diagnosi di ADHD più tardive

Nonostante ciò, la coerenza dei dati raccolti da un campione tanto vasto e diversificato ha sorpreso anche i ricercatori. Fangkun Liu, professore associato di neurochirurgia e autore dello studio, ha ad esempio sottolineato che i risultati restano significativi anche al netto di variabili come età materna o indice di massa corporea.

Cosa potrebbe spiegare il legame

Le ipotesi sul perché la glicemia elevata possa influenzare lo sviluppo neurologico sono diverse. Secondo quanto riportato dal New York Times, alcuni ricercatori suggeriscono che il diabete, specie quello di tipo 1, potrebbe aumentare l’infiammazione durante la gestazione, con ripercussioni sul cervello del feto. Altri ipotizzano invece che l’iperglicemia influenzi l’espressione genetica, alterando processi fondamentali per la formazione e la funzione del sistema nervoso. Dopotutto, hanno ricordato gli scienziati, la medicina aveva già identificato un legame tra diabete in gravidanza e difetti congeniti gravi (come la spina bifida o l’anencefalia) ed estendere questa associazione anche ai disturbi dello sviluppo cognitivo e comportamentale sembra dunque abbastanza plausibile, sebbene servano ulteriori conferme.

Un invito alla prevenzione

Al di là delle incertezze scientifiche, gli esperti hanno concordato su un punto: controllare i livelli di zucchero nel sangue durante la gravidanza rimane fondamentale sia per la salute materna, sia per il futuro del bambino che verrà. Questo nuovo lavoro conferma dunque l’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce, soprattutto in un momento storico in cui il diabete in gravidanza è in aumento ovunque, anche nei paesi a basso reddito, spesso esclusi dai grandi studi internazionali.

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