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Abbandono scolastico nei bambini: due studi ne indagano le cause precoci, tra pregiudizi e gap sociali

Due ricerche indipendenti hanno ricercato le radici dell’assenteismo scolastico fin dai primi anni di asilo ed elementari. I risultati potrebbero aiutare a sviluppare strumenti più efficienti per contrastare una piaga diffusa in molti Paesi del mondo, Italia compresa.
A cura di Niccolò De Rosa
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Abbandono scolastico nei bambini: due studi provano a indagarne le cause precoci

Le ragioni dell'assenteismo scolastico hanno radici più profonde di quello che si possa pensare e anche genitori e insegnanti possono giocare un ruolo rilevante nella scelta di alcuni ragazzi di disertare le lezioni nel corso dell'anno.

A delineare tale legame sono stati due nuovi studi – uno inglese e uno americano – che, pur partendo da due prospettive differenti, hanno evidenziato come il rischio di abbandono scolastico possa essere individuato, o addirittura influenzato, fin dai primi anni di vita dei bambini.

L'assenteismo degli studenti è infatti una piaga che, soprattutto nel periodo post-pandemico, sta affliggendo molti Paesi occidentali (Stati Uniti e Inghilterra in testa) e da qualche anno gli addetti ai lavori hanno iniziato ad osservare con grande attenzione il fenomeno, cercandone le cause e le possibili soluzioni.

Anche in Italia il problema della dispersione scolastica risulta quanto mai attuale: secondo Eurostat infatti, l’11,5% dei ragazzi della fascia d'età 18 e 24 anni ha lasciato i banchi prima del tempo, un trend in calo rispetto al passato ma che comunque rimane lontano dagli obiettivi UE, fissati intorno al 9% per il 2030.

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Un dato confermato dall'ISTAT, secondo il quale 1 studente su 10 abbandona gli studi molto prima del diploma.

Le avvisaglie dell'assenteismo presenti fin dagli anni dell'asilo

Il primo studio, realizzato dall'Università di Leeds e pubblicato sul Royal Society Open Science Journal, ha analizzato le informazioni appartenenti a 62.598 bambini di età compresa tra 5 e 13 anni del distretto di Bradford, confrontandole poi con le assenze scolastiche tra gli anni accademici 2012/2013 e 2019/2020.

I ricercatori hanno così scoperto che il 67% di tutti i bambini che presentavano numerose assenze e una frequenza inferiore al 90% del totale di giorni di lezione erano stati considerati "non pronti per la scuola" quando hanno iniziato la Scuola dell'Infanzia.

Un dato inaspettatamente alto che ha portato gli studiosi a ritenere che i semi dell'assenteismo vengano piantati già durante la prima infanzia e che le misure di preparazione alla scuola potrebbero servire a identificare i bambini che sul lungo periodo potrebbero essere maggiormente esposti al rischio di abbandono anticipato del sistema educativo.

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Secondo i ricercatori, l'associazione tra la preparazione alla scuola e l'assenteismo potrebbe essere in parte dovuta ai livelli di coinvolgimento dei genitori. I genitori più coinvolti infatti tendono a preparare meglio i loro figli per l'ambiente scolastico, rendendoli più entusiasti e desiderosi d'imparare. Tale ingaggio di solito continua anche durante il percorso scolastico del bambino (almeno per le elementari) attraverso l'aiuto con i compiti e un costante interesse su ciò che accade al figlio quando si trova in classe.

Il comportamento dei genitori non sembra però essere l'unico responsabile: anche la difficoltà della scuola ad accogliere gli studenti con Bisogni Educativi Speciali (BES) e determinate circostanze socioeconomiche sembrano influire, con i bambini provenienti dai ceti meno abbienti che risultano molto più esposti a casi di assenteismo tra i banchi rispetto ai coetanei più ricchi.

Lo sguardo giudicante favorisce l'assenteismo

Lo studio americano è stato invece presentato sulla rivista dell'American Educational Research Association da un team dell'Università della Pennsylvania. In questo caso, ad essere posto sotto la lente d'ingrandimento è stato l'atteggiamento degli insegnanti nei confronti dei loro studenti.

Analizzando i dati relativi a 14.370 bambini dell'asilo e delle prime classi elementari (prima e seconda), i ricercatori hanno infatti constatato che gli insegnanti nutrono sentimenti mediamente più negativi nei confronti dei bambini che spesso rimangono a casa rispetto a quelli che raramente mancano da scuola. Una situazione che può condizionare la vita degli studenti in classe e favorire un rigetto del mondo scolastico da parte chi si sente malvisto e rifiutato.

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Contrariamente a quanto si possa pensare però, l'opinione negativa degli insegnanti nei confronti di questi bambini non è data dal fatto che creino problemi in classe, ma da un puro pregiudizio che porta i docenti a considerare gli allievi "assenteisti" come più riservati e con peggiori capacità interpersonali.

Simili caratteristiche vengono poi inconsciamente estese anche alle competenze scolastiche (come quelle matematiche), spingendo gli insegnanti a ritenere questi ragazzi meno bravi e adatti all'apprendimento anche quando tali percezioni non corrispondono alla realtà.

Secondo Michael Gottfried, autore principale dello studio, l'assenteismo pone dunque  gli studenti in una doppia condizione di svantaggio, poiché perdono opportunità di apprendimento e vedono peggiorare le relazioni con i loro insegnanti, il che, sottolinea Gottfried, può ulteriormente danneggiare la loro crescita scolastica.

Lo studio suggerisce pertanto che uno strumento efficace nella lotta all'assenteismo potrebbe passare da una migliore formazione professionale degli insegnanti, i quali possono essere aiutati a cambiare la loro visione dei bambini con assenze croniche, talvolta influenzata anche da preconcetti legati all'etnia d'appartenenza.

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