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“A Pantelleria le mamme sono obbligate a prendere un aereo per partorire” la storia di Eva e di molte altre donne

Eva Casano ci ha raccontato la sua seconda gravidanza, vissuta a Pantelleria nel 2020, quando improvvisamente ha chiuso il punto nascita presente sull’isola e alle donne è stato tolto un diritto fondamentale: partorire in sicurezza nella propria terra.
A cura di Sophia Crotti
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Eva Casano

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Pantelleria è un'isola meravigliosa, in cui la natura selvaggia e incontaminata si prende irriverente i suoi spazi, con le sue pareti  rocciose che cadono a strapiombo sul mare e i capperi dolci che crescono ovunque. Il clima ventilato e il mare blu fanno guardare con invidia a chi ci abita, non fosse che per l'assenza di un servizio fondamentale: il punto nascita.

Le donne pantesche, che devono partorire, a meno che non si tratti di un'urgenza, devono salire su un aereo un mese prima del parto.

Per farlo devono anche avere i soldi necessari a pagare un biglietto aereo, quelli per alloggiare un mese intero lontano dalla loro terra e per assentarsi 30 giorni dal lavoro.

Queste donne, oltre alle paure che la gravidanza, sia questa la prima o l’ennesima, comportano, rimangono sole a Trapani, in una stanza d’hotel, sperando che il loro piccolo si decida a nascere presto, ma non troppo. Così da dare il tempo al partner di prendere un volo per raggiungerle e stringere loro la mano durante le spinte.

Ha raccontato la sua storia a Fanpage.it, che è un po' anche una denuncia sociale per tutte le donne costrette a partorire lontano da casa, Eva Casano, una mamma che a seguito della chiusura del punto nascita a Pantelleria, ha dovuto partorire a Trapani.

Ci racconti come hai vissuto la gravidanza in un territorio come Pantelleria?

Quando sono rimasta incinta della mia seconda bambina, il punto nascita di Pantelleria, dove mi trovavo dal quarto mese di gravidanza, era ancora attivo, ed ero dunque convinta che avrei partorito come tutte le mamme, semplicemente recandomi in ospedale alla rottura delle acque.

Era il 2020 ed è scoppiata la pandemia, che ha chiuso le regioni italiane e in realtà ha permesso all’isola di Pantelleria di non registrare alcun caso per diverso tempo, pertanto mi sentivo al sicuro. Attorno a marzo, però, l’attività dell’unico punto nascita presente sull’isola è stata sospesa, senza più riaprire.

Quando è arrivata questa notizia, immediatamente quella magia legata all’attesa della bimba che avevo in pancia e il desiderio di conoscerla al più presto, sono venuti meno, per lasciare spazio alla paura.

Eva Casano

E se tu avessi dovuto improvvisamente partorire prima del termine?

Sull’isola c’è un reparto di ostetricia e ginecologia, il quale, però, funziona per prassi solo per i parti che devono essere effettuati d’urgenza o nell’immediato.

E per le altre mamme, come fanno a lasciare l’isola a poche settimane dal parto, prendendo un aereo?

Questo è uno dei problemi più grandi, il centro di ostetricia e ginecologia rilascia alla donna un foglio, che specifica i motivi del viaggio e le permette di partire un mese prima della data presunta del parto. Così da essere in linea con le regole legate alla sicurezza delle donne incinte, emanate dalle compagnie aeree.

Dunque la donna lascia l’isola in cui vive, dove vive il suo compagno, la sua famiglia, nel mio caso anche il mio primo figlio, per un mese intero, per raggiungere Trapani.

Il viaggio e l’alloggio a Trapani sono finanziati dalla sanità?

No, è tutto a carico della paziente, sia il viaggio aereo che l’alloggio di un intero mese in un albergo o in una struttura. La mamma è dunque costretta, a meno che non sia dipendente e quindi abbia già iniziato la maternità, ad assentarsi per un mese dal lavoro, pagandosi tutte le spese che comporta stare a  tanti da casa propria.

La regione Sicilia poi lascia un contributo di circa 3000 euro, a 5 mesi dal parto, oggi credo sia stato esteso a 5000, questo "rimborso" arriva dopo aver affrontato tutte le spese di viaggio e pernottamento.

Eva Casano

Quali sono state le più grandi sofferenze per te?

Io ho sofferto molto la distanza dal mio primo figlio, che allora aveva solo 2 anni e non poteva stare a lungo senza di me, infatti dopo qualche settimana mi ha raggiunta a Trapani insieme a mia madre. Poi la distanza dal mio compagno, che ha dovuto continuare a lavorare, avevo anche paura che il bimbo nascesse improvvisamente e che lui non arrivasse in tempo.

Perché è stato chiuso il punto nascita?

È stato chiuso a causa del decreto ministeriale 70, che prevede che i punti nascita in cui vengono al mondo meno di 500 bimbi all’anno chiudano.

Il punto è che noi siamo su un’isola, la terra ferma, dove si trova il punto nascita più vicino, non è raggiungibile con qualche ora di automobile. Alle donne dell’isola viene negato un diritto fondamentale, quello di partorire nella propria terra e nella maniera più sicura per lei e per il bambino.

Pensi che questo neghi alle donne la possibilità di vivere la gravidanza serenamente?

Sì, quando si è per la prima volta in procinto di affrontare una gravidanza, si ha paura di tutto, del parto, di non essere all’altezza, di rimanere sole e a Pantelleria, una donna deve anche avere paura di prendere un aereo in dolce attesa e di riprenderlo al ritorno con un bimbo di pochi giorni tra le braccia, con le difese immunitarie al minimo.

Eva Casano

E tu alla fine hai preso quel volo per Trapani?

No, io ero combattiva, avevo voglia di lottare e ho pensato che mi sarei presentata al reparto di ostetricia e ginecologia di Pantelleria quando il piccolo era pronto per nascere, così che data l’urgenza non avremmo neanche potuto prendere l’elisoccorso e il piccolo sarebbe nato sull’isola.

Eravamo in piena pandemia e non avevo certo intenzione di mettere a repentaglio la mia salute e quella del mio bambino. La mia combattività, però, è stata spenta dalle parole dei medici, che mi hanno fatto un po’ di terrorismo psicologico, dicendomi che a Pantelleria non c’era la neonatologia, che per le mie battaglie non poteva rischiare la vita mio figlio.

Così io che ero anche in un momento fragile, ho deciso di non rischiare e alla fine sono partita, ho preso la nave e ho raggiunto Trapani 2 settimane prima del parto.

Hai fatto parte della protesta “Per il parto io non parto”, come è stato non essere sola a combattere per i tuoi diritti?

Bello, anche perché a combattere per i nostri diritti non siamo state solo noi donne in dolce attesa, tutta la comunità si è unita a noi, il sindaco di allora fece anche uno sciopero della fame per ribellarsi alla chiusura del punto nascita. Anche se nulla è cambiato e purtroppo ci troviamo ancora tutte costrette a partire.

Eva Casano

Una situazione del genere può portare le donne a decidere di non fare un figlio?

Certo, io sono fortunata ma chi è in una situazione economica di difficoltà come fa a trasferirsi un mese in un albergo, a pagare un volo aereo?

Pensi che ti abbiano rovinato questa esperienza di maternità?

Certo, ero sola, chiusa in una stanza ad aspettare che mio figlio nascesse, lontana dalla mia famiglia e dal mio bimbo di due anni, che non era mai stato separato da me per così tanto tempo. Ero preoccupata dall'aspetto economico, ed emotivamente distrutta, avrei solo voluto vivere con serenità la nascita della mia seconda bambina, l'assenza del punto nascita a Pantelleria non me lo ha permesso.

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