“I neonati prematuri delle tin segnalano con il corpo la mancanza dei loro genitori”: il Presidente della SIN

I neonati che vivono i loro primi giorni, le loro prime settimane o addirittura interi mesi di vita in terapia intensiva neonatale, affrontano sfide ben diverse dai loro coetanei che rimangono nel pancione della mamma per almeno 280 giorni. Rumori forti, provenienti da monitor e macchinari, ben diversi dalle voci dei loro genitori che ascoltavano attutite dal liquido amniotico, le tante mani di medici e infermieri che li toccano per prendersi cura di loro, non solo le carezze della loro mamma, con le diverse attrezzature tecnologiche che da così piccoli sono costretti a percepire.
Il neonatologo Massimo Agosti, Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN), professore ordinario di pediatria presso l'Università degli Studi dell'Insubria di Varese e direttore della neonatologia e terapia intensiva neonatale dell'Ospedale Del Ponte di Varese, ha spiegato a Fanpage.it in che modo i reparti si adoperano per rendere il meno traumatica possibile la permanenza dei neonati in TIN e quanto sia importante una stretta collaborazione tra medici ed infermieri, pediatra di famiglia e genitori per il corretto sviluppo del neonato, quando torna a casa.

Quali sono le sfide che un neonato prematuro in terapia intensiva neonatale vive, rispetto ai suoi coetanei che nascono a termine?
Il neonato che nasce premauturo viene privato, per motivi indipendenti dalla volontà dei genitori o dei medici, della possibilità di portare a compimento da un punto di vista fisiologico e maturativo tutta una serie di esperienze che dovevano compiersi nella vita fetale, ossia intrauterina. All'interno del grembo materno, infatti, il feto ha una vita propria fatta di sensazioni mediate dal liquido amniotico e dai visceri materni che è importante sviluppi per poi ritrovarle una volta nato. Il feto inizia a sviluppare una sensorialità spiccata tattile, gustativa e olfattiva già nel primo trimestre di gravidanza, attorno al quarto mese si sviluppa anche quella uditiva e in ultimo quella visiva; a comunicare verbalmente, invece, imparerà molto dopo. Una volta venuto al mondo, il neonato riconosce il tatto materno, l'odore della mamma e tramite il latte materno anche il gusto, del tutto simile a quello del liquido amniotico. Se pensiamo invece a un neonato che nasce improvvisamente prima del termine, capiamo che si tratta di un individuo che non può vivere questi stimoli belli e positivi, dal momento che si trova immediatamente in un ambiente medicalizzato ed ostile. A quegli stimoli positivi di contatto, tatto, gusto e voce materna, che rendono la mamma l'intera socialità del piccolo, si sostituiscono il tocco di altre mani, il suono di altre voci che devono prendersi cura di lui o di lei, ma che non sono certo quelle dei suoi genitori.
Cosa viene fatto in terapia intensiva neonatale per contrastare questo trauma?
Le attività di medici e infermieri, i rumori di macchinari super progrediti sono necessari ai neonati per sopravvivere, ma abbiamo la dimostrazione che ,se riusciamo ad attutire queste esperienze negative sensoriali, riusciamo ad avere minori esiti neurologici a distanza che possono dare vita a problemi legati all'evoluzione psichica e comportamentale del neonato prematuro. Quindi cerchiamo di promuovere la presenza delle mamme in TIN, in modo che possano stare il più possibile vicino ai loro piccoli, insieme ai papà, facendo sentire la loro voce, e il contatto con le mani all’interno dell’incubatrice. Proponiamo anche la Kangaroo care, ossia l'estrazione del bimbo dall'incubatrice perché possa stare a contatto pelle a pelle con il corpo della mamma per almeno 45 minuti, così da riconoscerne insieme al contatto anche l'odore.

Quali sono i segnali che il corpo di questi bambini manda, come fosse la loro voce, del loro stato di benessere o malessere?
Il neonato manda segnali evidenti che indicano il disagio che prova nello stare lontano dalla sua famiglia, attraverso sintomi primitivi e primordiali, come la desaturazione, la tachicardia o la bradicardia e i disturbi dell'alimentazione. A dimostrare che sono sintomi della mancanza del contatto con i suoi genitori è il fatto che quando il neonato viene posizionato sulla pancia della sua mamma la sua saturazione migliora e la frequenza cardiaca tende a normalizzarsi.
Perché è tanto importante una stretta collaborazione tra il personale sanitario e la famiglia dei bambini che sono stati in TIN, anche quando vengono dimessi?
A famiglia e personale sanitario della TIN aggiungerei anche i pediatri di famiglia, una rete sanitaria in cui tutti sono egualmente importanti per lo sviluppo del bimbo anche fuori dall'ospedale. Non a caso ho deciso insieme al Direttivo della SIN che il claim dei prossimi tre anni sia "insieme al Neonato e alla sua Famiglia". Quando un neonato viene dimesso dalla TIN si ritiene infatti che non abbia più bisogno di cure intensive, ma che possa continuare con le cure a casa con i propri famigliari. Perché la riabilitazione continua anche a casa con i genitori, i quali devono essere pronti a gestire il neonato in un contesto dove le cure di medici e infermieri non sono immediate come in TIN. Le famiglie dunque vengono seguite con il follow up del neonato prematuro, in modo che non si sentano sole al primo problema del piccolo, con l’aiuto anche da parte del pediatra di famiglia.