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In che modo Paese in cui nasciamo influisce sulla scelta di avere figli: lo studio europeo

In Europa cresce il numero di persone che scelgono di non avere figli, ma come viene percepito questo fenomeni nei singoli Paesi? E in che modo tale percezione influisce sulle scelte dei cittadini di diventare genitori? Un nuovo studio internazionale ha dimostrato come cultura, parità di genere e aspettative sociali influenzino le opinioni sulle decisioni delle persone in età fertile, rivelando differenze significative tra Nord, Sud ed Est del continente.
A cura di Niccolò De Rosa
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La decisione volontaria di non diventare genitori può essere dettata da molti fattori: scelte personali, condizioni socio-economiche, persino convinzioni religiose o politiche. Negli ultimi decenni però, in molti paesi europei si assiste a un'esponenziale crescita nel numero di persone che scelgono di non avere figli pur avendone la possibilità, almeno dal punti di vista biologico. Questa tendenza ha spinto i ricercatori a esplorare come le percezioni sociali sulla "childlessness" (assenza di figli) varino da una nazione all’altra e in che modo influenzino le scelte dei cittadini.

Lo studio, pubblicato sulla rivista PLOS One, ha analizzato pertanto le opinioni su questa scelta in 27 paesi europei, evidenziando come fattori culturali, economici e sociali influenzino il livello di accettazione. La ricerca distingue tra due aspetti principali: le aspettative sociali e le conseguenze percepite della scelta di non avere figli. I risultati hanno offerto un quadro piuttosto complesso e variegato, in cui il contesto nazionale e le caratteristiche individuali giocano un ruolo chiave.

Aspettative sociali e conseguenze percepite

Lo studio è stato condotto dalla dottoressa Ivett Szalma del HUN-REN Center for Social Sciences di Budapest, in collaborazione con Marieke Heers (FORS, Centro Svizzero di Expertise nelle Scienze Sociali) e Maria Letizia Tanturri (Università di Padova), e ha analizzato dati raccolti in decine di precedenti indagini per comprendere meglio le attitudini nei confronti della scelta di non avere figli.

I ricercatori hanno così individuato due modi distinti di valutare il fenomeno: gli atteggiamenti prescrittivi, ossia le aspettative sociali, e gli atteggiamenti proscrittivi, che riguardano le conseguenze negative percepite. Il primo aspetto fa riferimento a quella pressione sociale ad avere figli, che gli studiosi hanno misurato attraverso domande come "Approvi o disapprovi la scelta di un uomo o una donna di non avere figli?". Il secondo, invece, indaga quanto la mancanza di figli sembra influire sulla percezione realizzazione personale di un uomo o una donna.

Accettazione e contesto nazionale

Dall'analisi è così emerso che nei Paesi con un tasso maggiore di cittadini senza figli si tende a essere più tolleranti nei confronti di chi sceglie di non diventare genitore, ma solo quando si parla di conseguenze personali. Ad esempio, in una società dove è comune non avere figli, si potrebbe ritenere che questa scelta non pregiudichi la realizzazione personale o il benessere di un individuo. Tuttavia, questa maggiore accettazione non si traduce automaticamente in una minore pressione sociale. Anche in contesti con alti tassi di childlessness, può persistere l'idea che avere figli sia comunque un dovere sociale o un percorso naturale della vita. Ciò significa che, una persona potrebbe essere libera di non avere figli senza essere giudicata negativamente sul piano individuale, ma potrebbe comunque avvertire una forte pressione sociale da parte della famiglia o della comunità affinché segua le norme tradizionali.

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Un altro elemento rilevante ha poi riguardato l'influenza esercitata su simili fenomeni dal livello di uguaglianza di genere dei singoli Paese. Nelle nazioni dove le donne hanno un ruolo economico più rilevante e non sono percepite esclusivamente attraverso la maternità, l'accettazione della childlessness è infatti risultata più alta sia in termini di aspettative sociali che di percezione delle conseguenze. Un elemento che suggerisce come una maggiore parità tra i sessi possa contribuire a ridurre lo stigma nei confronti di chi decide di non avere figli.

Quando si accetta di più la scelta di non avere figli?

Lo studio ha anche rivelato come l’atteggiamento nei confronti della "sterilità" volontaria possa essere influenzata anche da alcune caratteristiche sociodemografiche. Le donne, le persone con un livello di istruzione più alto e i giovani tendono ad avere un'opinione più aperta su questa scelta. Questo potrebbe dipendere da una maggiore consapevolezza dei costi, sia fisici che psicologici e professionali, che la genitorialità comporta.

Dal punto di vista dell’occupazione, invece, non sono state registrate differenze significative nella percezione delle conseguenze relativa a una vita priva di figli. Tuttavia, quando si parla di aspettative sociali, i pensionati si mostrano più inclini a disapprovare chi decide di non avere figli, un atteggiamento che potrebbe riflettere una differenza generazionale.

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Il ruolo della religione

Gli studiosi hanno anche analizzato il possibile legame tra la religiosità delle singole società e l'accettazione della childlessness. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, il livello di religiosità di un paese non sembra avere un impatto significativo sulle opinioni generali. Tuttavia, a livello individuale, le persone più religiose tendono ad essere meno tolleranti nei confronti di chi sceglie di non avere figli, sia per quanto riguarda le aspettative sociali sia per le conseguenze percepite.

Le differenze in Europa

Stando ai dati raccolti, i paesi scandinavi, come Svezia e Danimarca, dove la parità di genere è elevata e il ruolo delle donne nella società è ampiamente riconosciuto, l’accettazione della decisione di non procreare risultata tra le più alte. Al contrario, in paesi dell’Europa meridionale, come Italia e Spagna, le aspettative sociali legate alla famiglia restano più forti e la scelta di non avere figli è meno accettata, anche se la percezione delle conseguenze personali rimane abbastanza tollerante. Nell’Europa orientale, invece, in Paesi come Ungheria o Poloni, la combinazione di tradizioni culturali e un forte legame con la religione fa sì che la pressione sociale per avere figli sia ancora molto radicata.

Questi risultati mostrano quindi come le opinioni sulla natalità e la decisione di fare figli siano influenzate da una combinazione di fattori culturali, economici e individuali. Distinguere tra aspettative sociali e percezione delle conseguenze, inoltre, ha permesso di capire perché questa scelta venga giudicata in modo diverso a seconda del contesto. E stando a ciò che i ricercatori hanno riscontrato, il progresso sociale e una maggiore parità di genere, potrebbero portare a una maggiore comprensione e inclusività verso chi non vuole figli potrebbero crescere, alleggerendo le pressioni sociali e tutelando la salute mentale.

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