Gli studenti italiani sono quelli che in Europa trascorrono più tempo a fare i compiti a casa durante le vacanze
Dal nuovo report di Censis è emerso che gli studenti italiani sono quelli che rispetto ai coetanei di tutta Europa si trovano con la testa china sulla scrivania a svolgere i compiti, una volta finite le lezioni per più tempo in assoluto.
Gli studenti italiani e i troppi compiti
Il report Censis, pubblicato lo scorso 6 dicembre, ha messo in luce che gli studenti italiani delle scuole superiori, soprattutto quelli al primo anno, sono coloro che in Europa trascorrono più tempo dopo scuola e durante le vacanze a fare i compiti. Si stima che i ragazzi trascorrono una media di 2.3 ore al giorno tra compiti di italiano, matematica, storia e chi più ne ha più ne metta. A ciò si somma che rispetto ai coetanei europei sono anche i secondi in classifica per quanto riguarda la frequenza oraria delle lezioni, si parla di 27.2 ore settimanali, preceduti dalla Germania che annovera un monte ore scolastico settimanale di 28 ore.
Verrebbe dunque logico pensare che, così dediti allo studio, gli scolari italiani siano anche i più bravi a scuola, ma non è così, per tanto i presidi italiani, rispondendo ai quesiti di Censis concordano nel dire che servirebbe una regolamentazione, in grado di dare un limite massimo ai compiti da assegnare agli studenti durante le vacanze, e per il 95.1% di loro i docenti dovrebbero regolarsi tra loro in modo da non sovraccaricare i ragazzi. Solo per il 63.7% dei presidi i compiti a casa sono infatti essenziali per gli studenti. Ancora più importante, per la quasi totalità dei dirigenti scolastici è che i docenti si ritaglino poi del tempo, al rientro dalle vacanze o dal weekend, per correggere gli esercizi insieme agli studenti e comprendere se quelle operazioni o quei temi hanno davvero fruttato loro la possibilità di non perdere il lavoro svolto in classe fino a quel momento. Questa preoccupazione nasce dal fatto che per la metà di loro, i docenti abbiano solo il tempo di verificare che gli alunni abbiano eseguito i compiti, senza però ritagliarsi del tempo per correggerli.
I compiti, poi, secondo i presidi dovrebbero incoraggiare l’autonomia dei ragazzi, che una volta imparati i concetti teorici in classe, dovrebbero riuscire a metterli in pratica da soli nella loro cameretta. In realtà secondo i presidi il 43% degli insegnanti dà agli studenti dei compiti che non sono in grado di risolvere senza l’aiuto di un adulto, dando per scontato che durante le vacanze i genitori si debbano occupare dell’istruzione dei figli, curandosi che facciano tutti i compiti.
I compiti a casa in giusta misura e senza aiuti
Il quadro che emerge dal report di Censis è quello di alunni che oltre ai tanti impegni extrascolastici non riescono davvero a godersi le vacanze, trascorse in buona parte sui libri a studiare. Un po’ di compiti, in grado di aiutarli a tenere a mente i concetti imparati a scuola non fanno male, purché li sappiano completare in autonomia, uno studio dell’Università della Finlandia orientale, infatti, dimostrava che i bimbi in grado di fare i compiti in autonomia, senza il supporto di un genitore, erano più fiduciosi nei confronti delle proprie abilità. Fiducia in se stessi che andava finendo se invece i genitori intervenivano a tutti i costi sul completamento dei loro esercizi. In ultimo, come aveva spiegato a Fanpage.it il pedagogista Giulio Tosone in un articolo sui compiti estivi, per ragazzi e bambini sarebbe meglio fare i “non-compiti” che permettano loro di sperimentare in famiglia una fatica diversa dai compiti, ma ugualmente utile, come cucinare per il pranzo di Natale, osservando le reazioni chimiche dei vari alimenti, coltivare un orto, aiutare nelle faccende di casa o semplicemente concedersi un po’ di riposo.