Le donne spesso rinunciano alla maternità perché sono certe che sarà un ostacolo alla carriera: la ricerca
A determinare il sempre minor numero di nati in Italia non sono solo i fattori demografici come l’invecchiamento della popolazione e la conseguente diminuzione di donne in età fertile, ma anche il modo in cui è strutturato il mondo del lavoro, spesso penalizzante per le donne e i giovani, come dimostrano i divari occupazionali di genere e generazionali per il nostro Paese tra i più alti di Europa.
Oltre a questo si somma lo squilibrio della divisione dei lavori di cura in famiglia che ricadono sempre sulle donne. A dirlo è il nuovo Rapporto Plus 2023 dell'Inapp, l'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche.
Gli squilibri sul lavoro rendono impensabile la maternità per molte donne
Emerge dal rapporto plus 2023 dell'Inapp che a parità di livello di istruzione per le donne è molto più complesso che per gli uomini migliorare la propria posizione lavorativa. Spesso hanno un contratto molto debole, discontinuo o ad orario ridotto. A scoraggiare le potenziali madri non è solo l'insicurezza sul lavoro, ma è anche il fatto che il retaggio culturale italiano, sostenuto dalla disparità di giorni tra congedo di maternità e di paternità in Italia vuole le mamme sovraccariche di lavoro di cura e familiare. Per chi pensa che tutto si risolva portando i bambini all'asilo nido è importante sapere che, come dimostrano le ultime rilevazioni di Save The Children il nostro Paese, specialmente nel sud Italia, investe molto poco nei servizi per la prima infanzia. L’indagine si è soffermata su uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 49 anni per capire le loro intenzioni in tema di famiglia da qui ai prossimi 3 anni. Tra loro solo 1 individuo su 10, già genitore, si è detto intenzionato ad avere un secondo figlio. Per chi ancora di figli non ne ha avuti l’intenzione di diventare padre è del 17.5% degli uomini, di diventare madre del 22,3% delle donne.
I motivi del mancato desiderio di genitorialità delle donne sottolineano quanto sia centrale il gender gap in ambito lavorativo e di carico di cura. Il 30.5% delle mamme non considera l’idea di un’ulteriore gravidanza dal momento che già la prima è stata per loro un limite alle opportunità lavorative, contro l’appena 12.1 % dei padri. Mentre il 39.6% delle donne senza figli non li vuole, poiché ritiene che la loro nascita sarebbe un vero e proprio ostacolo o una minaccia per l’ingresso nel mondo del lavoro, contro il 27.4% degli uomini.
Altre disparità riguardano il livello di studio, le donne con un grado di istruzione più alto tendono a tardare il desiderio di maternità, dal momento che si devono prima fare largo nel mondo del lavoro, magari più tardi rispetto a loro coetanee, non vale lo stesso per gli uomini che più istruiti e con posizioni lavorative di rilievo desiderano e spesso hanno più figli, grazie alle potenzialità economiche per sostenerne i costi.
La discriminante nel decidere o meno di mettere al mondo nuove vite è infatti anche sapere di avere le risorse economiche per far fronte alle esigenze che crescere un bambino richiedono. Il desiderio di avere figli, entro i prossimi 3 anni, aumenta di 10 punti percentuali per le donne che hanno reddito superiore a 5000 euro, rispetto a chi ce lo ha di 1000 euro, mentre di appena 3 punti percentuali per gli uomini.
Chi sarà madre nei prossimi tre anni?
Secondo il report, le più intenzionate a diventare madri entro i prossimi 3 anni sono le donne di età compresa tra i 25 e i 39 anni, mentre tra i 18 e i 24 anni solo il 5.9% delle donne si vede madre entro il prossimo triennio e solo il 4.6% delle donne tra i 40 e i 49 anni.
Questo perché quasi una donna su due di età compresa tra i 18 e i 29 anni ad oggi ritiene la gravidanza un ostacolo alla propria carriera più impattante sulla propria vita di quanto possano invece impattare positivamente dei pargoli che girano per casa, ma che richiedono rinunce e costi notevoli. La percentuale si dimezza, scendendo al 25.8% per le donne over 40. Tuttavia se i neets ossia gli inattivi temono e scelgono per l’assenza di figli nel prossimo triennio, chi è in cerca di lavoro è più fiducioso e si vede o madre o padre entro i prossimi 3 anni. Chi è occupato solo dopo i 30’anni, invece, se affermato sul lavoro, non ritiene lo stop causato dalla maternità un inciampo per la propria carriera lavorativa.