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Viva la casta: i partiti ci costano 217 milioni all’anno

Rimborsi elettorali milionari, nonostante il referendum del ’93 abbia abolito il finanziamento pubblico ai partiti. E poi: contributi ai giornali organi di partito, sgravi fiscali sulle donazioni e tagli solo annunciati. E a pagare è sempre il contribuente.
A cura di Alfonso Biondi
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Rimborsi elettorali milionari, nonostante il referendum del '93 abbia abolito il finanziamento pubblico ai partiti. E poi: contributi ai giornali organi di partito, sgravi fiscali sulle donazioni e tagli solo annunciati. E a pagare è sempre il contribuente.

Ogni cittadino italiano spende 3,62 euro all'anno per i partiti politici. In Spagna la spesa scende a 2,58, in Francia a 1,25, negli Stati Uniti addirittura a 0,5. Viva la casta. Quest'anno il nostro Paese ha sborsato per i partiti 180 milioni di euro, che diventano 217 conteggiando le voci accessorie (esenzioni fiscali e sanatorie escluse). Una bella vagonata di quattrini, non c'è che dire. Ferruccio Sansa, in un articolo sul Fatto quotidiano, fa il punto della situazione sull'incresciosa faccenda, ricordando che  i finanziamenti in questione sono divisi in cinque fondi, uno per ogni elezione (Camera, Senato, Europee, Regionali e referendum); la somma va poi divisa per anni e per consultazioni elettorali. Per fare un esempio, nel 2010 i partiti hanno ricevuto i rimborsi delle elezioni politiche del 2006.

Qualcuno, forse, ricorderà il referendum del 1993, quando il 90,3% dei votanti disse no al finanziamento pubblico ai partiti. E allora come mai continuano a prendere i soldi? Semplice, le somme percepite vengono catalogate come "rimborsi elettorali", non più come "finanziamenti pubblici". E' bastato solamente cambiare nome per continuare a percepire i soldi. E i tagli del 30% che ci avevano promesso? Quelli sono restati promesse. Ferruccio Sansa rileva che un piccolo taglio c'è stato, ma solamente del 3%. Decisamente poco.

Negli ultimi 30 anni abbiamo speso 3 miliardi di euro per i partiti, ma non solo per i partiti. In 16 anni lo Stato ha anche sborsato 600 milioni di euro per i cosiddetti giornali organi di partito. Testate famose come l'Unità, il Foglio, la Padania, ma anche sconosciute e con un ciclo di vita relativamente breve. Qualcuno ricorderà il milione e 300mila euro di finanziamenti pubblici erogati al giornale  "il Campanile" dell'Udeur di Clemente Mastella, che quest'ultimo, secondo un'inchiesta dell'Espresso, avrebbe utilizzato per scopi personali: trasferte, viaggi, acquisto di dolciumi (avete capito bene).

Un cenno particolare meritano le donazioni ai partiti. Se una persona fisica decide di donare a un partito politico una somma non superiore ai 103mila euro, può beneficiare di un'esenzione fiscale pari al 19%. Sansa ricorda il controverso caso dell'Udc, che ha visto Francesco Gaetano Caltagirone, suocero di Casini, donare all'Unione di Centro 2 milioni e 700mila euro in 27 assegni da 100mila euro. Perché in 27 assegni? Per beneficiare dell'esenzione fiscale: se avesse staccato un unico assegno non avrebbe risparmiato nulla, nel secondo caso, invece, l'imprenditore ha risparmiato 19mila euro per ogni tranche, ovvero 513mila euro (19mila euro moltiplicato per 27 tranche). Ma il bello è che se la stessa cifra fosse stata destinata ad un associazione di bambini malati e non a un partito, gli sgravi fiscali sarebbero stati 51 volte inferiori. Meditiamo.

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