Vietati i comizi per Maroni, l’ex-ministro accusa: Vogliono cacciarmi dalla Lega
L'ex-ministro Roberto Maroni non potrà partecipare da solo a nessun incontro pubblico organizzato dalla Lega Nord, questo l'ordine lanciato da Umberto Bossi attraverso un comunicato del direttivo nazionale del partito. Lo scontro nato per la decisione sul caso Cosentino finisce nelle segreterie leghiste, dove fioccano le veline con l'ordine di annullare tutti gli incontri già organizzati per l'ex delfino del Senatùr. L'ex-ministro replica su Facebook:
“Mi hanno appena chiamato per comunicare che la segreteria nazionale ha deciso di impedirmi gli incontri pubblici già programmati in tutta la Lombardia. Non so perchè, nessuno me l'ha spiegato, sono stupefatto, mi viene da vomitare. Qualcuno vuole cacciarmi dalla Lega, ma io non mollo!!!”.
La Lega si spacca sul social network, dove centinaia di messaggi di militanti appoggiano l'ex-ministro. Continua l'epopea cominciata con l'ultimo incontro a Pontida, dove alcuni sostenitori avevano sollevato uno striscione con la scritta “Roberto Maroni presidente del consiglio”. I congressi hanno reso palese l frattura tra i maroniani e il cerchio magico di vicinissimi a Umberto Bossi e fautori della pax-cosentiniana con il Pdl. Finisce così l'epoca di una Lega monolitica devota al centralismo democratico della linea unica. Maroni contro Bossi a una settimana dalla grande manifestazione di piazza indetta contro il governo Monti dove – per la prima volta – i seguaci dell'ex-ministro potrebbero mostrare al resto d'Italia la divisione interna.
Il capogruppo dei deputati, il cerchista Marco Reguzzoni, replica a stretto giro su Facebook: “Caro Roberto, chi è causa del suo mal pianga se stesso. Queste polemiche servono a far passare in secondo piano le malefatte del governo” e “sono convinto che solo smettendola di alimentare le falsità che i nostri nemici mettono in giro, riusciremo a conquistare la nostra libertà”.
Reguzzoni nega la divisione all'interno della Lega: “Nessuno, compreso Maroni, ha contestato la linea di Bossi della libertà di coscienza” ma subito i sostenitori dell'ex-ministro si sono fatti sentire: “Reguzzoni fuori dai … maroni”. Il sindaco di Varese, Attilio Fontana, replica a sua volta “È stato un grande dolore vedere che non si sia riusciti ad avere un atteggiamento unitario: un segnale brutto, che spero possa essere superato al più presto”.
Oggi, su Radio Padania, è andata in onda la protesta che si è allargata dal caso Cosentino agli investimenti in Tanzania e al fallimento della banca della Lega con i mancati rimborsi a chi aveva investito. Il conduttore ha replicato ai contestatori o togliendo la linea o spiegando perentorio: “Bossi propone un pacchetto con alcune soluzioni. Se le condividete bene altrimenti votate altri partiti che ce ne sono tanti. Bossi è il segretario federale, punto e basta”. Ma la linea del pensiero unico leghista sembra essere crollata del tutto. Lo scontro tra i titani della Padania ricorda molto il drammatico divorzio tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi, andato in onda in diretta tv.