Domani l'Aula del Senato della Repubblica sarà impegnata nella discussione della mozione numero 19, che vede come prima firmataria la senatrice del gruppo misto (Sel) De Petris e come altri firmatari i senatori Stefano, Puppato, Cirinnà, Petraglia, De Cristofaro, Uras, Cervellini, Barozzino, Martini, Valentini, Pagliari, Casson, Berger, Dirindin, Vaccari, Chiti, Giacobbe, Manconi e Fedeli. Si tratta di un provvedimento, dunque, caldeggiato dalla componente del gruppo misto facente riferimento a Sinistra Ecologia e Libertà, nonché da alcuni senatori del Partito Democratico, volto ad intervenire in materia di colture geneticamente modificate.
La questione appare abbastanza complessa, dal momento che si tratta di intervenire su alcune disposizioni della Commissione Europea, in direzione tendenzialmente opposta. Ricapitolando brevemente, il punto di partenza è nelle disposizioni dell'aprile di quest'anno della Commissione Europea che, accogliendo solo parzialmente i rilievi di alcuni stati (tra cui l'Italia), aveva sì impostato regole più severe per l’autorizzazione di nuovi Ogm per uso alimentare sul territorio comunitario (con una fase di sperimentazione di 90 giorni), ma allo stesso tempo non aveva accolto la proposta di una sospensione d’urgenza per il mais geneticamente modificato (nello specifico il mais Ogm della Monsanto, Mon810). Il nuovo regolamento così approvato, al quale ogni stato membro dell'Unione deve uniformarsi entro sei mesi, peraltro conteneva alcune novità di rilievo, come il divieto di utilizzo degli addittivi nei mangimi per stimolare l'appetito degli animali. Tuttavia, sugli Ogm sono molte le perplessità sia delle associazioni per la tutela dei consumatori, sia di quelle per la tutela del biologico, sia delle forze politiche, con lo stesso ex ministro Catania che si era fatto portatore di una richiesta di "nuove valutazioni" della Commissione sul mais transgenico (allegando anche un dettagliato dossier sui rischi per i consumatori).
Ora in materia potrebbe intervenire il Senato della Repubblica, con la mozione presentata che intende impegnare il Governo ad una presa di posizione drastica. Infatti, stando al documento presentato:
Premesso che:
l'agroalimentare è uno dei settori che resiste meglio alla crisi economica in atto [..]
ad oggi i nodi da sciogliere connessi al settore transgenico sono ancora molti: oltre ai rischi per la salute e per l'agricoltura del Paese, che si contraddistingue per i suoi tradizionali prodotti tipici e di qualità, resta irrisolto il problema dell'impossibilità di coesistenza tra le colture geneticamente modificate con quelle convenzionali, dato che non esistono misure idonee ed efficaci per evitare la contaminazione, che determina un inquinamento dell'ambiente irreversibile;
una vasta parte della comunità scientifica continua ad esprimere forti e rinnovate perplessità e significative resistenze all'impiego di tecnologie transgeniche in agricoltura;
un'eventuale introduzione di colture transgeniche avrebbe, inoltre, come diretta conseguenza la messa in discussione di uno dei principali fattori di creazione di valore aggiunto del Paese e, cioè, il modello agricolo italiano, fondato su produzioni di qualità apprezzate sul mercato interno, ma ancor più all'estero, che danno vita a quel made in Italy così stimato da essere costantemente minacciato da imitazioni e falsificazioni;
[…] anche le Regioni hanno ripetutamente dichiarato la loro ferma opposizione all'introduzione di colture transgeniche in Italia;
[…] il rischio che corre il sistema agroalimentare nazionale, in assenza di una chiara posizione del Governo con l'adozione della clausola di salvaguardia, potrebbe essere imminente se, come si apprende da alcune notizie stampa, fosse vero che nei silos di stoccaggio della Lombardia, del Veneto, dell'Emilia e del Friuli ci sono 52.000 sacchi di mais transgenico autorizzato dalla UE Mon810, sufficienti a coltivare 32.000 ettari, pronti per le semine di primavera;
I relatori chiedono un impegno diretto del Governo in due direzioni vincolanti:
1) adottare la misura cautelare di cui all'articolo 34 del regolamento (CE) n. 1829/2003, in base alla procedura prevista dall'art. 54 del regolamento (CE) n.178/2002, al fine di impedire ogni forma di coltivazione in Italia del mais transgenico Mon810 e di altri Ogm eventualmente autorizzati a livello europeo, a tutela della salute umana, dell'ambiente e della sicurezza del modello economico e sociale del settore agroalimentare italiano;
2) prevedere, in relazione alla stagione delle semine avviata in gran parte del Paese, l'impiego straordinario di reparti specializzati del Corpo forestale dello Stato per potenziare, d'intesa con le Regioni, le attività di controllo sui prodotti sementieri in corso di distribuzione e sull'eventuale presenza non autorizzata di sementi transgeniche.
Dunque, no alla coltivazione del mais transgenico in Italia (e degli altri Ogm autorizzati) e maggiori controlli delle forze di polizia sui prodotti già in corso di distribuzione.