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Via libera della Camera al ddl sul biotestamento. Beppino Englaro: “Nessuno può disporre della salute di un cittadino”

Ieri la Camera ha approvato il ddl sul testamento biologico: ora manca solo un passaggio al Senato affinché diventi legge. In aula la maggioranza è stata ampia, ma fuori infuriano le polemiche.
A cura di Alfonso Biondi
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Padre di Eluana

Ci si attendeva un'ampia maggioranza alla Camera e così è stato. Con 278 sì, 295 no e 7 astenuti Montecitorio dà il via libera al ddl sul testamento biologico; adesso il provvedimento tornerà al Senato per poi diventare definitivamente legge. Il ddl, in estrema sintesi, lascia l'ultima parola al medico curante, rendendo non vincolanti le cosiddette DAT (dichiarazioni anticipate sul trattamento).

COSA PREVEDE LA LEGGE- Il ddl prende il nome di ”Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento”. Nello specifico prevede la sospensione di alimentazione e idratazione artificiali qualora non dovessero più essere utili al proprio scopo o danneggiassero il paziente. In ogni caso, l’alimentazione e l’idratazione non possono essere subordinate alla volontà del paziente. Esse, infatti, non vengono considerate terapie ma forme di sostegno vitale; per questo motivo non possono essere oggetto di “dichiarazioni anticipate”, cioè di un eventuale testamento biologico. Inoltre, secondo il ddl, le eventuali dichiarazioni anticipate del paziente non sono vincolanti per il medico curante. Qualora vi fossero controversie tra il medico e il fiduciario del paziente, la questione verrebbe affidata a un collegio di medici.

SACCONI: "LEGGE NEL SEGNO DELLA LAICITA' ADULTA"- Per il Ministro del Welfare Sacconi, il provvedimento rappresenta "una legge realizzata con ampio consenso nel segno di quella laicità adulta che si ancora ai valori della tradizione nazionale".  In una nota, il Ministro ha evidenziato che il ddl sul biotestamento "da un lato conferma la prassi consolidata della collaborazione tra medico, paziente e familiare al fine di evitare ogni forma di accanimento terapeutico; dall'altro viene doverosamente garantito il diritto di ogni persona alla tutela dei bisogni vitali come l'idratazione e l'alimentazione".

BEPPINO ENGLARO: "LEGGE ANTICOSTITUZIONALE"- Per Beppino, padre di Eluana Englaro, la legge sul testamento biologico così come è stata licenziata da Montecitorio è una "legge incostituzionale". Il provvedimento, per Englaro, "va nella direzione opposta rispetto ai principi costituzionali. L'autodeterminazione terapeutica non può incontrare un limite anche se ne consegue la morte, che non ha niente a che vedere con l'eutanasia. Nessuno, né lo Stato né un medico può disporre della salute di un cittadino". Per il padre di Eluana una legge giusta dovrebbe tutelare "coloro che vogliono essere mantenuti in vita anche con le macchine ma anche coloro i quali, invece, rifiutano tale possibilità". Il principio è che nessuno può disporre della salute degli altri e bisogna lasciare la libertà di scelta"- ha aggiunto.

VENDOLA: "INUMANO"- Anche Nichi Vendola, il leader di Sinistra e libertà, non è stato tenero col provvedimento approvato dalla Camera dei deputati: "L'obbligo di soffrire per legge– ha dichiarato- non è umano, non  dignitoso. Si tratta di una legge che sottrae agli italiani la libertà di decidere sulla propria vita. E' una legge che chiede ai medici non di curare, ma di costringere alle cure".

RADICALI, STADERINI: "FILM SCRITTO DAL VATICANO"- Letteralmente furioso Mario Staderini, segretario dei Radicali Italiani, che ha definito Udc, Lega e Pdl, che hanno votato sì al provvedimento, come  "meschine comparse di un film scritto in Vaticano". "Con la legge 40 hanno rubato la vita e la libertà di ricerca scientifica, con la legge Calabrò ci rubano anche la morte. Questi moderni aguzzini vogliono, attraverso il sondino di Stato imposto per legge, disinnescare le conquiste di libertà che Piergiorgio Welby e la famiglia Englaro hanno assicurato agli italiani con la loro lotta"- ha dichiarato.

STEFANO RODOTA': "SULLA MORTE DECIDE IL LEGISLATORE"- Su Repubblica di stamattina, Stefano Rodotà, giurista e politico italiano, ha commentato il testo approvato a Montecitorio. A suo parere le norme sulle dichiarazioni anticipate di trattamento "espropriano ciascuno di noi del potere di decidere sul morire". "Al posto della volontà della persona compare ormai, violenta e invadente, quella del legislatore"- ha scritto Rodotà.

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