Verifica di Governo: botta e risposta in Aula
Dopo le prime risposte personali dei parlamentari alle parole di Berlusconi nel corso della verifica di Governo di questa mattina, nel pomeriggio hanno parlato i capigruppo di tutti i partiti, per dare un sunto e stabilire le posizioni di ogni partito nei confronti del Governo. L’attacco a sorpresa è partito dal leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, che però non aveva come obiettivo primario Berlusconi ma il Pd e il suo segretario Bersani.
Per Di Pietro è necessario creare una reale alternativa a Berlusconi, quindi, c’è il bisogno di riunirsi e iniziare a parlare di programmi, perché non si hanno i numeri per vincere in parlamento e, quindi, bisogna mostrarsi come una vera alternativa agli occhi degli elettori e “non chiedere solo un plebiscito alla gente sulla sua iniziativa di governo”. Di Pietro si è duramente rivolto al Pd riconoscendo di non sapere quale è la reale alternativa delle opposizioni e chiedendo di essere convocato per stabilire programmi e primarie. Ha poi sfidato Berlusconi, affermando: “Lei vuole una mano per alcune riforme io la sfido a presentare provvedimenti che servono al Paese e non leggi ad personam e noi le voteremo” e ricordandogli che finora “ha creato solo una nuova categoria di poveri”. Ha concluso il suo intervento rivolgendosi direttamente al leader del Pd con queste parole “amico Bersani comincia tu perché spetta a te il dovere, l’onore e l’onere di convocarci ”.
Il maggior attacco a Berlusconi è arrivato da Bersani, particolarmente sarcastico nel suo intervento ”quello di oggi è un nuovo Governo rispetto a quello uscito dalle elezioni, un governo dovuto non a un premio di maggioranza ma di transumanza” ha esordito, continuando poi “Berlusconi si è attaccato ad un pugno di voti che è riuscito a raccattare ma è un motore spento”. A questo governo “Berlusconi-Bossi-Scilipoti” ha tenuto a ricordare le tante promesse, che ancora continuano, come “un fisco per l’estate” messo in cantiere già da tre anni, e i pochi fatti. Bersani ha respinto anche le giustificazioni del Governo con queste parole “il buio non è la crisi, siete voi che non riuscirete a fare le riforme che non avete fatto fin qui”. Poi liquida l’appello Di Pietro affermando che “di riunioni ne faremo finché vorremo”, ma che per adesso è importante che Berlusconi capisca che l’Italia vuole cambiare.
Anche Bocchino del Fli, ha dichiarato che, al contrario di quanto ha affermato Berlusconi, il Governo non è più espressione della maggioranza degli elettori, ma di una maggioranza parlamentare che si basa su 13 persone elette nelle file delle opposizioni. Inoltre, rispondendo alle accuse di tradimento, ha affermato che i veri opportunisti sono coloro che in cambio di una poltrona hanno scelto di aiutarlo e non chi ha cercato di far capire al governo quali erano i problemi in cui stava precipitando il Paese. Infine, ha accusato il progetto di coesione della maggioranza “bello e impossibile” perché ciò che vuole è molto distante dall’ispirazione del PPE che “non abbraccia Putin e Lukascenko”.
I Leghisti per bocca del capogruppo Marco Reguzzoni, hanno ricordato al governo le richieste avanzate già a Pontida: il respingimento dei clandestini “senza se e senza ma” e una revisione delle modalità di azione di equitalia; attaccando poi il Ministro Matteoli sulla questione Malpensa. Reguzzoni, infine, si è rivolto nuovamente contro “la magistratura che non può abrogare quello che dice il parlamento” e a Bersani affermando che non saranno mai in un Governo tecnico. ”Noi siamo quelli di Pontida che cambieranno questo Paese che vi piaccia o no” ha concluso.