Venti ex deputati ricorrono contro il taglio ai vitalizi: “Diritto acquisito, non si tocca”
Venti ex deputati di ogni fazione politica, onorevoli del Movimento 5 Stelle esclusi, hanno preparato un ricorso contro il taglio ai cosiddetti vitalizi parlamentari. La misura è stata predisposta dalla presidenza di Montecitorio e prevede il pagamento di un contributo di solidarietà da parte di tutti gli onorevoli che percepiscono assegni superiori ai 70mila euro annui: il 10 per cento di riduzione sulla parte eccedente per i vitalizi fra 70mila e 80mila euro lordi l'anno, il 20% per quelli fino a 90mila, il 30 %per quelli fino a 100mila, il 40% per quelli superiori a 100mila. Alcuni deputati con alle spalle più legislature, però, non ci stanno e per questo motivo hanno deciso di predisporre un ricorso al consiglio di giurisdizione della Camera per bloccare il provvedimento. Il ricorso è stato annunciato dall'avvocato ed ex parlamentare del Popolo delle Libertà Maurizio Paniz: “I nomi dei ricorrenti? Non li dico neanche sotto tortura. Sono esponenti politici di partiti diversi: ci sono quasi tutti”, ha spiegato l'ex onorevole a chi chiedeva lumi.
Il taglio dei vitalizi è stato promosso dal Partito Democratico, approvato dal consiglio di presidenza lo scorso 22 marzo. Durante quella seduta ci fu un accesissimo scontro con i parlamentari del Movimento 5 Stelle, favorevoli al taglio in sé, ma contrari alla contributo di solidarietà per le sole pensioni d'oro. I pentastellati, infatti, avevano presentato una proposta di delibera che mirava a riformare totalmente le pensioni parlamentari, delibera che però è stata bocciata dall'ufficio di presidenza. Rispetto ai nuovi eletti, che maturano il diritto alla pensione parlamentare da circa 900 euro mensili qualora la legislatura raggiunga una durata minima pari a 4 anni, 6 mesi e un giorno grazie alla riforma contributiva varata negli anni del governo Monti, i vecchi vitalizi sono decisamente più cospicui e vantaggiosi, nonché calcolati con il sistema retributivo. E i parlamentari della vecchia guardia, con oltre una legislatura alle spalle, sembrano non avere alcuna intenzione di rinunciare alla prerogativa acquisita in virtù della vecchia normativa.