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Vanessa Scialfa, vent’anni, uccisa dal fidanzato per “gelosia”

La giovane era scomparsa da Enna martedì pomeriggio, ieri il ritrovamento del cadavere gettato da un viadotto. È Francesco Lo Presti, il suo fidanzato, ad averla uccisa perché lei, in un momento di intimità, avrebbe pronunciato il nome di un altro.
A cura di Susanna Picone
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La giovane era scomparsa da Enna martedì pomeriggio, ieri il ritrovamento del cadavere gettato da un viadotto. È Francesco Lo Presti, il suo fidanzato, ad averla uccisa perché lei, in un momento di intimità, avrebbe pronunciato il nome di un altro.

Sulle pagine dei giornali la (triste) storia di Vanessa Scialfa è stata descritta velocemente, dal giorno della scomparsa da Enna, le parole confuse del convivente, la denuncia ai carabinieri della sua famiglia e gli appelli, su Facebook e in televisione, del padre disperato. Quel padre che probabilmente credeva che sua figlia avrebbe letto e ascoltato i suoi messaggi, avrebbe capito la preoccupazione della sua famiglia e sarebbe ritornata a casa, tutti erano infatti convinti che il caso di Vanessa fosse quello di un “allontanamento volontario” dovuto, forse, ad un litigio con il fidanzato. Invece la realtà dei fatti ha descritto, due giorni dopo la scomparsa della ragazza di Enna, una storia ancor più triste: Vanessa Scialfa è l’ultima vittima della violenza di un uomo, dell’uomo che aveva accanto, col quale condivideva le sue giornate da qualche mese. È stata strangolata in casa, avvolta in un lenzuolo e lanciata giù da un viadotto, lungo la strada statale per Caltanissetta. Aveva vent’anni, il suo fidanzato-assassino, crollato dopo un lungo interrogatorio, è Francesco Lo Presti, di quattordici anni più grande di lei. È stato lui a far ritrovare il cadavere della ventenne dopo che le forze dell’ordine, che sospettavano un suo coinvolgimento, lo hanno ingannato con un trucco.

La messa in scena dell’allontanamento volontario e poi la verità – Era scomparsa da Enna martedì pomeriggio, Lo Presti aveva raccontato che la giovane, dopo un litigio, aveva lasciato la loro casa senza portare con sé né soldi, né documenti, né cellulare. Prima ancora aveva detto che Vanessa era uscita per un colloquio di lavoro ma i genitori avevano comunque deciso di denunciarne la scomparsa. Su Facebook, nel giro di poche ore erano nati decine di gruppi dedicati a lei, si chiedeva di condividere la sua foto e di allertare i carabinieri o la famiglia se qualcuno avesse avuto sue notizie. Gli stessi gruppi, all’indomani del ritrovamento del cadavere, raccolgono ora i messaggi di rabbia, di dolore e di solidarietà per una famiglia distrutta dal dolore. Per l’ennesimo caso di violenza che spesso, semplicisticamente, viene descritto come “il delitto passionale”, l’ennesima vittima della “gelosia di un uomo”.

La dettagliata confessione di Lo Presti e la disperazione del padre – Francesco Lo Presti, dopo aver interpretato la parte del fidanzato preoccupato per due giorni, non ha retto all’interrogatorio dei carabinieri e ha raccontato il perché del suo terribile gesto. Vanessa Scialfa sarebbe stata uccisa perché, in un momento di intimità, avrebbe confuso il nome del suo attuale fidanzato con un altro. Un affronto enorme, che non si può tollerare e che le è costata la vita. Lo Presti ha confessato di aver preso (sotto l’effetto, a quanto pare, della cocaina) i cavi del lettore Dvd, di averli usati per toglierle il respiro (non solo, ha anche usato un fazzoletto imbevuto di candeggina per soffocarla), di aver messo così fine a una relazione troppo spesso caratterizzata da litigi. Secondo quanto è emerso dall’interrogatorio, l’uomo avrebbe anche pensato di suicidarsi dopo aver compreso la gravità del suo gesto, ora, accusato di omicidio e occultamento di cadavere, è rinchiuso nel carcere di Enna. Intanto il padre di Vanessa, il quale ieri è stato costretto anche al terribile rito del riconoscimento del cadavere, urla forte la sua rabbia. È apparso disperato, distrutto dal dolore, convinto di voler vendicare la sua bambina. Le sue parole sono ovviamente dure nei confronti di un uomo che aveva accolto a casa come un figlio: “Come si fa a uccidere una ragazza per un futile litigio, datemelo tra le mani che lo ammazzo. Non lo devono arrestare, ci penserò io, con le mie mani”.

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