Valle dei Templi di Agrigento: si torna a scavare nel teatro ellenistico
Una nuova campagna di scavi alla Valle dei Templi di Agrigento della durata di tre settimane consentirà di definire meglio la cronologia esatta relativa alla costruzione e all'abbandono dell'area relativa al teatro di origine ellenistica. Ad annunciare il via ai lavori il direttore del Parco archeologico Giuseppe Parello. Gli scavi saranno un cantiere aperto, il che consentirà a partire da domani possibili visite programmate per turisti e visitatori. Visite che verranno svolte nelle giornate di lunedì, mercoledì e venerdì, dalle 9 alle 12, fino al 14 luglio.
Nella ricerca archeologica sono coinvolti gli studenti delle Università di Catania ed Enna e delle Scuole di Specializzazione dell'Università di Catania e del Politecnico di Bari, sotto la guida dai professori Luigi Caliò ed Emanuele Brienza e dalle archeologhe dell'Ente Parco.
La Valle dei Templi è un'area archeologica in Sicilia caratterizzata dall'eccezionale stato di conservazione e da una serie di importanti templi dorici del periodo ellenico. Corrisponde all'antica Akragas, monumentale nucleo originario della città di Agrigento. Oggi è sede del parco archeologico regionale.
La nascita della polis agrigentina è legata allo sviluppo della polis Geloa: la città fu fondata nel 581 a.C. da alcuni abitanti di Gela, originari delle isole di Rodi e di Creta, col nome di Akragas, dall'omonimo fiume che bagna il territorio. Fu una delle principali città del mondo antico, centro urbano importante sia economicamente che politicamente.
Dal vent'anni la zona è stata inserita nella lista dei patrimoni dell'umanità redatta dall'Unesco. È considerata un'ambita meta turistica, oltre ad essere il simbolo della città e uno dei principali di tutta l'isola. Il parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi, con i suoi 1300 ettari, è il sito archeologico più grande del mondo. Ogni anno oltre mezzo milione di persone visita quello che rappresenta uno dei più importanti siti archeologici del mondo, nonché bene culturale della penisola.